A tu per tu con il secondo atleta selezionato per il progetto di crowdfunding promosso da Fidal Lombardia: Simone Cairoli, decatleta lombardo di livello nazionale, tesserato all’Atletica Lecco Colombo Costruzioni.

FONTE: varesenews.it

Alla scoperta di Simone Carioli

La chiacchierata con Simone Cairoli è avvenuta in un contesto un po’ particolare. Infatti, il multiplista classe 1990 di origine varesotta (precisamente Gallarate) ci ha raccontato che è stato costretto a fermarsi ancora prima dell’emergenza sanitaria, a causa di un infortunio di lieve entità al tendine d’Achille. Sebbene non l’abbia espresso a parole, è stato evidente il suo desiderio di ritornare a Firenze (città dove attualmente vive e si allena) per poter ricominciare ad allenarsi, nella speranza di poter al più presto ritornare in pista a competere.

Ciao Simone come stai? “Direi bene! Arrivo da un infortunio ma sta passando.”

Come hai passato questo periodo di quarantena? Cosa hai fatto? “Avendo l’obbligo di rimanere a casa e non avendo molte altre alternative, sono riuscito a tornare da Firenze per trascorrere il periodo di quarantena a casa dei miei genitori. In questo modo ho potuto usufruire di più spazio e continuare ad allenarmi.”

Simone Cairoli inizia a praticare atletica leggera: quando, dove e come succede? “Succede nel lontano 1998. Avevo otto anni e ho iniziato a fare atletica ai corsi estivi dopo essermi trasferito con i miei genitori a Villa Guardia. A settembre, poi, ho deciso di iscrivermi nella società di atletica e da lì è partito il mio percorso: ho iniziato con una gara di salto in alto.”

Sapresti raccontare le differenze tra gareggiare in una prova multipla e gareggiare in una prova singola? “È di fatto una differenza soggettiva. Tuttavia, la prova multipla è una prova singola: il decathlon non è una composizione di più gare ma di più eventi; per questo motivo si prepara il decathlon e non i singoli eventi. Personalmente, io tiro fuori il meglio di me quando le gare sono inserite in una prova multipla. Se si considerano i personali che ho ottenuto, quei risultati li ho raggiunti in una gara di prove multiple, nonostante sia più faticoso e fisicamente più stressante.”

Dai Campionati italiani a quelli europei

Ad oggi hai conquistato 8 titoli italiani. Come è stato vincere il tuo primo titolo italiano? “Purtroppo quel giorno ero particolarmente influenzato e quindi non mi sono reso conto fino in fondo del traguardo che avevo raggiunto. È stato comunque emozionante anche perché, in quell’occasione, ho gareggiato contro Michele Calvi. Oggi Michele ha smesso, ma all’epoca lo consideravo molto forte ed era, in effetti, il favorito. Batterlo è stato una grande soddisfazione per me.”

Hai partecipato anche a Campionati Europei (riferim. Europei Berlino 2018). Puoi spiegare come è la concorrenza quando varchi i confini nazionali rispetto alla tua disciplina? “A livello di decathlon la concorrenza estera è molto forte e agguerrita. Giusto per dare dei riferimenti: il punteggio minimo che fa rientrare un atleta nella categoria “Élite” sono gli 8.000 punti. All’estero, in Estonia e in Germania per esempio, sono tanti i decatleti che superano questa barriera. In Estonia e in Germania. In ogni caso, i Paesi stranieri hanno una cultura molto forte nel decathlon rispetto all’Italia. Basti pensare che solo due decatleti italiani hanno superato la fatidica soglia: Beniamino Poserina e Paolo Casarsa.”

Il futuro di Simone Cairoli

Quali sono gli appuntamenti e gli obiettivi sportivi che Simone Cairoli ha inserito in agenda per i prossimi mesi? “La mia agenda è stata pianificata un anno fa, da quando decisi di trasferirmi a Firenze per essere seguito dal mio attuale allenatore, Riccardo Calcini, che in passato ha allenato Claudio Stecchi.”

Continua: “Con lui abbiamo pianificato passo per passo la stagione. Siamo partiti dalle indoor in funzione dei Campionati italiani. Inoltreda quando la Federazione ha permesso ai multiplisti di gareggiare all’interno dei campionati italiani, anche individuali, per noi si è creato uno scenario molto più accattivante. Una volta centrati in pieno i primi obiettivi, ho dedicato il mio tempo a preparare gli appuntamenti di questa estate, ma l’infortunio e la pandemia mi hanno costretto a fermarmi per un po’ di tempo. Per quanto mi riguarda, la riatletizzazione sarà impegnativa ma non particolarmente complicata e, ora come ora, l’obiettivo è arrivare ai campionati italiani outdoor, che sono l’ultimo incontro di quest’anno.”

Simone ci spiega anche cosa vuol dire essere atleti e quali possono essere gli aiuti di cui questi soggetti possono aver bisogno durante tutto il loro percorso: “Sicuramente durante la loro carriera, gli atleti devono sostenere delle spese. Se si tratta di spese impreviste (per esempio in caso di un infortunio), nella maggior parte dei casi, la Federazione o la società coprono i costi. Bisogna, però, essere atleti di un certo livello. Di contro, le sponsorizzazioni o altri tipi di finanziamento possono aiutare, soprattutto per quanto riguarda le spese ordinarie, coloro che ancora non hanno raggiunto quel livello sportivo.”

DECATHLON IN A ROOM: STORY OF A BORED ITALIAN DECATHLETE

Durante il periodo di lockdown hai realizzato un video molto ironico intitolato “Decathlon in a room: story of a bored Italian Decathlete“, che ha anche riscosso un notevole successo. Da cosa è nata questa idea? “L’idea è nata perché ho visto un video in stop motion di Philip Klein, fotografo che pratica sport in montagna. Su quella stessa lunghezza d’onda, ho visto un altro video in stop motion: questa volta realizzato dall’atleta Alessandro Cesarò, che ha replicato la sua gara di ostacoli ad Ancona disteso sul pavimento. Da lì ho deciso di fare un decathlon intero. Ho provato iniziando dai 100 metri; ho visto che l’effetto era carino e ho voluto continuare. Nella prima settimana ho scattato e assemblato tutte le foto e nelle due seguenti ho montato il video.”

In questo video, oltre a realizzare qualche sketch divertente sulle “disavventure” (anche caricaturali) che un atleta può vivere durante un decathlon, Simone Cairoli ha vestito i panni del giudice rassicurandoci in maniera scherzosa del fatto che per lui “non sarà mai un futuro”.

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