Durante la puntata settimanale di ”Minuti di Gloria”, abbiamo intervistato Cino Ricci, storica figura della vela italiana ed ex skipper di Azzurra: ecco il suo giudizio sull’America’s Cup 2017, sul ritorno di Luna Rossa e non solo!

Cino Ricci

CINO RICCI INTERVIENE AI MICROFONI DI ”MINUTI DI GLORIA”

Un’autentica leggenda della vela italiana, con una carriera legata a doppio filo all’America’s Cup, e agli esordi tricolori nella competizione: Cino Ricci è molto più di un semplice esperto di vela, e può essere inserito tra i guru della disciplina. Ricci, classe ’34 che vanta anche una lunga carriera nelle principali regate mondiali, è ricordato da tutti per l’esperienza da skipper di Azzurra, la barca italiana (finanziata da Agnelli e Aga Khan) che prese parte all’America’s Cup del 1983, arrivando fino alle semifinali e facendo esplodere nel nostro paese la passione per la più importante e seguita competizione velica (considerata allo streguo di una religione in Nuova Zelanda: scuole chiuse per le ultime regate, scuole e uffici chiusi ieri per il ritorno degli eroi che hanno vinto la coppa: la vittoria di New Zealand è stata trattata a mò di festa nazionale): in Azzurra, Cino era lo skipper, un ruolo ripetuto anche nella nuova sfida del 1987, seppur con risultati di minor rilievo. Dopo quell’esperienza, Cino Ricci ha intrapreso una carriera da commentatore televisivo dell’America’s Cup e non solo, mantenendo anche un impegno attivo nel mondo velico: ha organizzato infatti svariate gare, tra le quali spicca il Giro d’Italia a vela. Insomma, un’autentica istituzione, che ha commentato ai microfoni di ”Minuti di Gloria” i recenti risultati dell’America’s Cup 2017, il ritorno di Luna Rossa e non solo: ecco le sue parole!

LA VITTORIA DI NEW ZEALAND, IL RITORNO DI LUNA ROSSA E IL NUOVO REGOLAMENTO: IL GIUDIZIO DI CINO RICCI SULL’AMERICA’S CUP

Ciao Cino, partiamo dal tuo giudizio sull’America’s Cup 2017: troppo forte Emirates Team New Zealand, oppure Oracle ha sottovalutato l’avversario?

”Un po’ entrambe le cose. Io credo che gli americani si siano cullati sulle vittorie nel round robin e su quel punticino guadagnato e messo in palio da loro stessi (per la prima volta il defender ha gareggiato nelle pre-regate, ndr), perchè si sentivano sicuri e invincibili: sono rimasti sorpresi quando si sono accorti che i neozelandesi andavano più veloci di loro. Un fattore tecnico importante è stata la presenza dei ”ciclisti” (ex pistard o ex corridori, ndr) al posto dei grinder che adoperavano le braccia, e di fatto New Zealand ha potuto mettere grazie a questo dei pattini più veloci e performanti sul suo catamarano, e sfruttare le condizioni di vento presenti alle Bermuda (i neozelandesi avevano mandato un meteorologo a studiare il vento un anno fa, costruendo la barca su misura per quelle condizioni, ndr): c’è stato un vento medio-debole, e la barca di Burling andava molto più veloce”.

La grande notizia del post-America’s Cup è l’imminente ritorno in gara di Luna Rossa come Challenger of Record. Che idea ti sei fatto su questo ritorno e sulla prossima edizione della rassegna? C’è un grande dibattito tra chi vorrebbe mantenere i catamarani, chi vorrebbe tornare al ”vecchio” monoscafo e chi invece propone difficili soluzioni intermedie…

”Ora si parla tanto, quasi a vanvera, facendo tante ipotesi campate per aria. Defender e sfidante devono mettersi a sedere e studiare le regole: al momento New Zealand sembra accomodante e disposto ad ascoltare tutti, ma poi, al momento del dunque, anche loro guarderanno qual è la soluzione migliore anche dal punto di vista economico. In passato Coutts (leader di Oracle) era stato accusato di badare solo ai soldi, ma alla fine anche loro sceglieranno una soluzione o l’altra anche in base agli sponsor che si potrebbero trovare e alle pressioni esterne: per questi motivi, io sarei molto cauto sul futuro, anche se sicuramente l’America’s Cup ”neozelandese” tornerà sulla strada della tradizione. Coutts e Oracle l’avevano violata in vari modi, creando regole ad hoc prima e durante le regate, usando la coppa come una cosa propria e snaturandola: in qualità di Defender avevano anche questo diritto, ma hanno esagerato”.

ANEDDOTI E TANTE DIFFERENZE RISPETTO AL PRESENTE: LA COPPA AMERICA DI AZZURRA RACCONTATA DA CINO RICCI

Chiudiamo chiedendoti qualche aneddoto sulla tua esperienza nell’America’s Cup, dato che sei stato lo skipper di Azzurra nel 1983 e hai guidato il primo equipaggio italiano nella competizione…

”È come parlare dei Flintstones (ride), ci sono tanti aneddoti, ma è anche difficile elencarli a così tanta distanza (34 anni). Posso raccontarvi delle nostre sfide a calcio contro i canadesi, che poi ci ri-sfidavano a hockey e ci regalavano le mazze, oppure tanto altro: con Azzurra ho vissuto un’America’s Cup con un ambiente molto più disteso e un rapporto umano e costante anche con gli avversari. Parlavamo con loro, ci divertivamo e nessuno stava chiuso nella sua base guardando in cagnesco gli altri, come invece accade ora: è quasi triste assistere a questa deriva nei rapporti tra team, ci fa capire che c’è molto più agonismo cattivo che sportività, rispetto ai vecchi tempi. Ora è più una sfida tecnologica che una vera competizione: siamo arrivati a una gara in cui va avanti chi ”scopre” di più. I catamarani attuali possono essere paragonati agli aerei a reazione: chi fa andare più veloce il suo caccia e butta giù l’altro, ha il vantaggio decisivo, e ora anche mentre ci sono le regate si cerca di studiare cos’ha fatto l’altro e perchè va così forte (ne è una dimostrazione la rivoluzione di Oracle dopo gara-4, ndr). Anche se questo, lo devo dire, è sempre successo”.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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