Ale_wikipediaÈ il volto sorridente della nuova “Domenica Sportiva”, programma televisivo in onda sulle reti RAI. Esperto di calcio, pallavolo (lo sport che lo ha “lanciato” come telecronista) e di tante altre discipline, Alessandro Antinelli è una delle firme più prestigiose del giornalismo sportivo italiano, come dimostrano il premio Piero Dardanello e l’Oscar dello Sport di Mazara del Vallo come giornalista dell’anno nel 2014. Azzurri di Gloria ha avuto il piacere di intervistarlo, parlando di diversi argomenti, dai ricordi olimpici all’avvicinamento a Rio 2016.

Se dico “Olimpiadi”, cosa Le viene in mente?
La prima Olimpiade che ricordo è Los Angeles ’84 e quindi Carl Lewis perché sono rimasto folgorato davanti alla televisione. L’atleta che abbiamo ripresentato recentemente davanti alla Domenica Sportiva vinse sia il salto in lungo, sia i 100, sia la staffetta. In quell’Olimpiade che fu molto bella, nonostante il boicottaggio dell’URSS, ricordo che, anche se ero piccolo, cominciai a capire cos’erano i Giochi olimpici. Poi da giornalista ne ho fatte tre, 2004, 2008 e 2012. Dovevo andare anche a Sydney, fu un’occasione persa all’ultimo. Comunque le tre Olimpiadi che ho fatto sono state tre momenti più alti della mia carriera e della mia vita.

Si spieghi meglio: come mai non riuscì ad andare in Australia per i Giochi Olimpici del 2000?
Io lavoravo per RDS all’epoca e non c’era un accordo tra me e l’azienda per tre incarichi: il Giro d’Italia del 2000, storico perché era quello del Giubileo e di Marco Pantani, l’Europeo di calcio e l’Olimpiade di Sidney. Ero in scadenza di contratto a maggio. Ci fu una brusca discussione sul rinnovo del contratto e il 20 maggio 2000 mi sono ritrovato senza lavoro. Non feci un passo indietro su diverse cose che ritenevo dovute per una serie di accordi che erano stati conclusi all’epoca grazie a me con la radio. Quindi le Olimpiadi di Sidney le vidi da casa e a posteriori la separazione dalla radio fu la mia fortuna perché poi iniziai a lavorare in Rai ed è cominciata un’altra storia”.

E quali sono gli atleti ed i ricordi più intensi che Le vengono in mente quando si parla di Giochi Olimpici?
Da bambino il ricordo più bello è Carl Lewis. Da adulto il ricordo più bello risale alle Olimpiadi di Atene 2004 ed è la vittoria di Stefano Baldini nella Maratona. Erano i miei primi Giochi Olimpici e nell’ultimo giorno di gare Baldini vince la gara regina nella patria delle Olimpiadi, nello stadio Panathinaiko. Dove tutto è iniziato nelle Olimpiadi moderne. Non posso descriverti cos’è stato per me. Può sembrare patetico oggi ma tutti i colleghi che vedevano i pass con la scritta “Italia” venivano a farmi i complimenti perché un italiano, mio connazionale, aveva vinto la gara più importante. È un ricordo che è indelebile. Poi a Londra 2012 ho avuto modo di commentare la mia nazionale, che è quella di pallavolo, e di raccontare la conquista di una medaglia. Era qualcosa che desideravo molto nella mia carriera. È stata una gran soddisfazione personale. Ricordo anche la prima Federica Pellegrini ad Atene: un argento, che era più un oro buttato. Però il ricordo di Stefano Baldini non si batte perché tutti gli altri venivano a complimentarsi con noi italiani. Il meglio dell’Olimpiade è questo, al di là dei cori delle feste e dei balli che si facevano ad Atene sotto il Partenone con gente della Repubblica Ceca con il violino, cubani che ballano la salsa, brasiliani che ballano a ritmo loro. Dove si possono trovare cose del genere? Solo alle Olimpiadi.

Lei ha avuto la fortuna e il privilegio di diventare un telecronista di successo e di essere presente a tre Olimpiadi. Quali sono state le Sue sensazioni? Cosa si prova ad essere lì, ai Giochi Olimpici, dopo averli seguiti per tanti anni da casa?
Quando sono arrivato alla mia prima Olimpiade a 30 anni, l’ho fatta in un momento di pausa di contratto dalla Rai. L’ho seguita da freelance per la Adn Kronos con collegamenti con Radio 24, che è una radio del Sole24 ore. Ciò mi comportò il ritorno all’epoca della radio. Quindi la feci con un collega e producevamo sia per le agenzie di stampa sia cronache di tutti gli sport in tutta la giornata. Questo voleva dire commentare 5-6 sport al giorno ed era un privilegio enorme. Potevi trovarti su un gommone al mattino dietro ad Alessandra Sensini, che poteva vincere nel wind surf, poi andavi a vederti la Cagnotto che faceva un tuffo per una medaglia e poi finivi da Montano che vinceva l’oro nella sciabola. Se tu passi da ragazzino che sta 6 ore davanti alla tv a vedere tutti gli sport, quei momenti lì, per me, che seguivo tutti gli eventi e non solo la pallavolo. Ho avuto modo di confrontarmi con tutti su tante discipline ed ho avuto una fortuna pazzesca. Ho avuto modo di assistere anche a sport minori e di percepire le sensazioni: ad esempio ho avuto la fortuna di vedere Marco Galiazzo vincere l’oro olimpico ad Atene nel tiro con l’arco. Una medaglia d’oro pazzesca contro i coreani che vincevano sempre. Ed è stato qualcosa di incredibile perché quasi nessuno aveva mai visto una gara di tiro con l’arco, me compreso.

Tra le tre Olimpiadi a cui ha personalmente preso parte ce n’è una in particolare che Le è rimasta impressa?
Atene è la prima Olimpiade che ho commentato e la prima non si dimentica mai, è nel mio cuore. Però ti dico che Londra è stata una grandissima Olimpiade. Pechino, per altri versi, è stata gigantesca. Però Atene è quella che mi è rimasta maggiormente nel cuore. Poi a parte Baldini, Galiazzo, Federica Pellegrini, ci fu un argento clamoroso della nazionale di basket contro ogni pronostico. Fu un’avventura pazzesca. La “mia” nazionale, quella di pallavolo, arrivò anche lei in finale. Nel 2004 centrammo due finali con basket e pallavolo, qualcosa che oggi è oggettivamente difficile. Basti pensare che con la pallacanestro dobbiamo ancora qualificarci. Pensa che tipo di Olimpiade fu Atene! Se devo parlare di performance sportive pazzesche, Baldini resterà sempre nel mio cuore, però essere a dieci metri da Bolt che batte il record di Johnson a Pechino 2008 è stato incredibile. Quando lo vidi sui 200m pensai che poteva cambiare la storia dell’atletica ma il record di Micheal Johnson era d’acciaio. Ed invece polverizzò pure quel record. Anche quella è una cosa che non posso dimenticare perché Bolt non era ancora quello di oggi, del 2015. Era bravo e promettente ma a Pechino riscrisse la storia dell’atletica.

Nella Confederations Cup 2013 e nel Mondiale di calcio 2014 ci sono state molte tensioni in Brasile. Secondo Lei il paese è pronto ad ospitare i Giochi olimpici? E come ci arriverà?
Sono stato testimone dei tafferugli brasiliani perché ero lì sia nel 2013 che nel 2014. Il Brasile è un paese in grandissima espansione, con moltissime ed enormi risorse. È un paese contraddittorio. Adesso lo scenario politico sembra essersi sistemato. È chiaro che una delle città più caotiche al mondo è pronta a ricevere il grande evento anche se l’Olimpiade non è il Mondiale di calcio. I brasiliani hanno tanta voglia di riaffacciarsi perché è chiaro che hanno ancora in mente lo shock del 7-1 del Mondiale con la sconfitta contro la Germania. Vogliono dimostrare di essere la migliore nazione e vogliono portare a casa il maggior numero di medaglie possibili. Organizzando l’Olimpiade in casa possono fare bella figura e dalla pallavolo al nuoto sono una nazionale molto interessante. Anche perché essere un potenza economica vuol dire essere un paese che ha i mezzi, approvvigionamenti e risorse all’atletica. Mi aspetto un’Olimpiade fantastica perché è in una città meravigliosa, una delle più belle del mondo. Per quanto il cronista viaggiatore sia abituato a raccontare le città, è difficile da spiegare cos’è Rio de Janeiro, tanto è bella quanto è particolare. Chiunque abbia modo di vivere quei 30 giorni in Brasile è fortunato.

E Lei pensa di esserci a Rio?
Ad oggi dico che dovrei esserci e dovrei occuparmi della Nazionale maschile di pallavolo e del beach volley, le mie specialità olimpiche. Il programma della Rai ancora non è noto ma credo che ci sarà modo per tutti gli appassionati di vedere molte discipline per molte ore grazie ai nostri canali. Mi aspetto una grande Olimpiade dove noi lavoreremo tanto perché inizieremo al mattino e finiremo a mezzanotte. Ma va bene così perché dobbiamo questo ai nostri telespettatori anche perché è un piacere ed un privilegio.

Per leggere la seconda parte dell’intervista clicca qui.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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