Azzurri di Gloria ha avuto il piacere di intervistare Giampaolo Ricci, ala della Vanoli Cremona, vincitrice della Coppa Italia A1 di Basket. Insieme a lui si è parlato del recente trionfo e di tanti altri successi.

Di Federico Mariani e Paolo Foglia

Un sogno divenuto realtà. Cremona ancora vive l’estasi meravigliosa dell’inaspettato trionfo in Coppa Italia. Un successo clamoroso, arrivato contro Brindisi al termine di una cavalcata incredibile. Uno dei simboli del miracolo sportivo targato Vanoli è Giampaolo Ricci. Duecentouno centimetri a disposizione di Meo Sacchetti per stoppare le folate avversarie e piazzare canestri pesanti come macigni. Un’ala moderna, cresciuta nel corso degli anni con incredibile costanza. Grazie alla sua determinazione e alle due manone grandi come badili, ma sapienti come pennelli nel dipingere traiettorie vincenti, Cremona si è spinta dove mai era arrivata prima d’ora.

L’INTERVISTA A GIAMPAOLO RICCI                         

Giampaolo, ti sei reso conto di ciò che sei riuscito a fare insieme ai tuoi compagni? Vi siete ripresi dal trionfo in Coppa Italia?

“È stato tutto incredibile. All’inizio nessuno ci pensava realmente. Anzi, prima di scendere in campo ci dicevamo: “Ecco, oggi prendiamo 30 punti di distacco”. Ed invece ogni volta riuscivamo ad imporci. Comunque credo che la partita della svolta della nostra stagione non si arrivata tanto in Coppa Italia, ma piuttosto in occasione del successo contro Sassari. Ci eravamo arrivati dopo la vittoria del trofeo e loro avevano cambiato allenatore, puntando su Gianmarco Pozzecco. Vincere quella partita è stata una prova di maturità per tutti noi. Adesso scendiamo in campo con uno spirito diverso e sappiamo di potercela giocare con qualsiasi avversario”.

Sassari ha rappresentato la partita della svolta. Ma subito dopo è arrivato anche il k.o. contro Cantù. A cosa è dovuta quella sconfitta?

“La sconfitta contro Cantù arrivata dopo quell’impresa è stata causata, secondo me, dalla loro fisicità. Jefferson ci ha sovrastati. Però, adesso, ci sentiamo inferiori solamente rispetto a Milano e Venezia. Dobbiamo essere bravi a mantenere questa convinzione e a rimanere sul pezzo dando tutto”.

Torniamo alla Coppa Italia. Quando vi siete resi conto di poter vincere la competizione?

“Onestamente quella settimana non era iniziata alla grande per me dato che non avevo superato un esame universitario… (è iscritto alla facoltà di matematica all’Università di Bologna ndr.). Siamo partiti con l’idea di battere Varese. Ci siamo detti: “Cerchiamo di fare la nostra partita per vincere, poi si vedrà”. Dopo aver vinto ai quarti, ci siamo resi conto di essere rimasti con altre tre squadre che avevamo già battuto durante la regular season. Insomma, c’era qualche speranza di fare il colpaccio. In semifinale abbiamo affrontato la Virtus Bologna e in molti hanno pensato che non ce l’avremmo fatta. Avevamo già superato i bianconeri in due occasioni. Il tris sembrava impossibile ed invece ci siamo riusciti. E contro la Virtus ho realizzato un canestro importante per la squadra e per me. Credo che quello sia stata una svolta importantissima per la mia crescita”.

Sei stato premiato come miglior rimbalzista e miglior difensore. Cosa significano per te questi riconoscimenti?

“Sono molto felice per i due premi ricevuti. Non si tratta solamente di una vincita, ma è un vero e proprio riconoscimento. E per me è importante perché è una dimostrazione di quanto ho lavorato bene. Sono felice che gli addetti ai lavori mi avessero riconosciuto questi meriti”.

Un anno fa, faticavi specialmente quando ti trovavi spalle a canestro. Quanto pensi di essere migliorato anche in quel fondamentale?

“Mi sento migliorato molto, specialmente dal punto di vista mentale. Ora riesco a giocare con maggiore tranquillità, senza farmi schiacciare dalla pressione. L’anno scorso è stato tutto molto particolare: ci eravamo preparati per la A2 e poi c’è stato il ripescaggio. Una situazione particolare di cui anch’io ho ovviamente risentito. Ora, invece, so bene cosa posso dare. Il lavoro individuale mi ha aiutato a crescere moltissimo e sono consapevole di poter migliorare ancora”.

Sei passato nel giro di poco tempo dalla A2 con il Derthona Basket di Tortona alla A1 con la Vanoli Cremona. Quali sono state le maggiori difficoltà? Avere Sacchetti come allenatore ti ha aiutato?

“Ovviamente Sacchetti è stato un ulteriore stimolo. Io avevo accettato la proposta di Cremona, avendo la possibilità di rimanere in caso di promozione in A1. Poi le cose sono cambiate con il ripescaggio. Ma oltre all’offerta della Vanoli c’era l’opportunità di lavorare con Meo, che è pure il CT della Nazionale. Insomma, si è trattato di un treno molto importante. Sono arrivato da gregario ed ho lavorato il doppio di alcuni miei compagni. In generale, ho dimostrato di esserci. L’anno scorso ho spinto troppo all’inizio e sono calato nel finale. L’ambiente comunque mi ha dato fiducia ed in questa stagione sto raccogliendo i frutti del lavoro. E poi ha contribuito anche l’esperienza in Nazionale. Essere capitano mi ha responsabilizzato molto”.

A proposito di azzurro, che ricordo hai della partita contro l’Ungheria?

“La partita contro l’Ungheria è stata una grandissima emozione, una delle più intense della mia vita. Ricordo il palazzetto gremito, completamente pieno. È stato bello realizzare quel canestro, a maggior ragione per uno come me che è più attento alla fase difensiva che a quella offensiva”.

Domanda scomoda: hai mai fatto un pensierino ai Mondiali?

“Beh un anno fa non pensavo minimamente alla Nazionale e poi il desiderio di indossare quella maglia si è avverato. Finora non ho sognato il Mondiale… Chissà che non possa accadere nuovamente lo stesso. Dal canto mio, io penso solamente a crescere facendo un passo alla volta, pur facendo un pensierino al Mondiale”.

Quali sono i propositi per il tuo futuro?

“Innanzitutto vorrei finire la stagione nel miglior modo possibile. Se saremo ai playoff, dovremo farci trovare pronti e giocarcela alla pari con tutti, come abbiamo fatto in occasione della Coppa Italia. E poi, il prossimo anno, vorrei giocare in una competizione europea. Questo non vuol dire necessariamente andarmene da Cremona. Anzi, sarebbe meraviglioso riempire il nostro palazzetto con partite così importanti. Sì, sarebbe veramente un grande sogno”.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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