Questa mattina l’Italia di Evani sfiderà l’Uruguay nella finalina del Mondiale under-20. Ne abbiamo parlato insieme al giornalista Vincenzo D’Angelo de “La Gazzetta dello Sport”: ci ha detto la sua anche sui prossimi Europei under-21 in programma da metà giugno in Polonia.

Tra pochi minuti i ragazzi di “Chicco” Evani sfideranno l’Uruguay nella finalina del Mondiale under-20. La possibilità di giocare la prima finale della nostra storia è tramontata in semifinale, dove hanno avuto la meglio la fatica e l’Inghilterra. Che cosa è andato storto sul più bello? E soprattutto: che cosa rimane di questo Mondiale? Ne abbiamo parlato insieme a Vincenzo D’Angelo de La Gazzetta dello Sport, intervenuto telefonicamente nella nostra trasmissione “Minuti di Gloria” (in onda ogni venerdì dalle 18 alle 19 sulle frequenze di Radio Ticino Pavia).

L’esultanza degli azzurrini dopo aver eliminato lo Zambia ai quarti di finale del Mondiale under-20

Il crollo in semifinale

Vincenzo, che cosa è andato storto in semifinale? Ti aspettavi un simile crollo nel secondo tempo?

Sai, io partirei dall’opposto: forse non mi aspettavo, e in generale in pochi si aspettavano, un’Italia così convincente, in grado di fare un cammino così brillante. In questa squadra mancavano degli elementi importanti come il centrocampista Nicolò Barella, che era il giocatore con maggiore esperienza in Serie A (gioca nel Cagliari, ndr): si è fatto male subito ed è rientrato in Italia. Probabilmente è meglio parlare del risultato positivo, del fatto che l’Italia è riuscita ad arrivare fino in fondo. Sapevamo che con l’Inghilterra sarebbe stata una partita difficile. I ragazzi di Evani hanno dato veramente tutto: finché sono stati bene fisicamente sono riusciti a contrastare gli inglesi. Quando sono calati fisicamente, è uscita fuori anche la maggior qualità degli avversari.

L’altra grande sorpresa di questo Mondiale è il Venezuela, che ha conquistato il pass per la finale dopo tre vittorie ottenute al termine dei tempi supplementari. Che ne pensi?

Le sudamericane sono spesso la sorpresa dei tornei under-20 o under-17. Quella del Venezuela è sicuramente una bella favola. Ci gioca anche un giocatore che abbiamo già visto nel nostro campionato, cioè Peñaranda dell’Udinese: è arrivato in Nazionale tra mille punti interrogativi. Molti ne hanno parlato sempre bene a livello internazionale, ma in Italia per un giovane è difficile dimostrare il proprio valore soprattutto se nel club le cose non vanno subito bene.

La VAR: croce o delizia?

Una delle novità di questo Mondiale under-20 (a parte il nuovo sistema di battere i rigori, ndr) è la VAR sperimentata con esiti infausti soprattutto per l’Italia (vedi l’espulsione di Giuseppe Pezzella che avrebbe potuto pregiudicare i nostri quarti di finale, ndr). Come vedi l’apporto di questa nuova tecnologia?

Io sto seguendo per il giornale anche le finali Primavera, dove c’è stato un caso di VAR. Sicuramente dobbiamo migliorare qualcosa, deve essere più veloce la comunicazione tra il video assistant referee e l’arbitro per evitare pasticci. Nella partita che abbiamo giocato contro l’Uruguay ai gironi la VAR ha dato un rigore contro gli azzurrini, ma secondo me c’era. Ai quarti contro lo Zambia invece abbiamo rischiato grosso per una svista della tecnologia. Comunque siamo in una fase sperimentale e solo facendo partite su partite è possibile migliorare.

I talenti azzurri tra under-20 e under-21

Il gruppo di Evani è reduce dalla finale degli Europei under-19 persa l’anno scorso contro la Francia. Secondo te questi ragazzi hanno ancora grandi margini di crescita?

Assolutamente sì. Negli ultimi anni si sono messi in evidenza giocatori di grande qualità e che stanno facendo esperienza. Questo gruppo, reduce dalla netta sconfitta di un anno fa in finale contro la Francia, senza appello e senza storia, dopo appena 12 mesi ha saputo affrontare quella stessa squadra agli ottavi di questo Mondiale e ha vinto, dimostrando di essere all’altezza della situazione. E poi ci tengo a precisare che nell’ultima stagione questi ragazzi hanno giocato quasi tutti in prima squadra in Serie B e che qualcuno può vantare anche qualche esperienza in Serie A.

Gigi Di Biagio allena l’Italia under-21 dal luglio 2013: quelli di Polonia saranno i suoi secondi Europei in azzurro

A proposito dell’Italia dei più grandi: dal 16 al 30 giugno prossimo in Polonia si disputeranno gli Europei under-21. Dove pensi possa arrivare l’Italia di Di Biagio?

Speriamo di fare un grande Europeo: abbiamo il gruppo più forte degli ultimi 20 anni. Non c’è solo grandissima qualità, ma ci sono anche giocatori che vengono da una o due buone annate di Serie A. Due anni fa in Repubblica Ceca l’Italia aveva un pochino pagato la mancanza di esperienza di giocatori a grandi livelli. C’era molta qualità, ma uno scarso minutaggio nel massimo campionato italiano. Quest’anno invece ci sono giocatori di grande livello, che hanno fatto un campionato di vertice: penso al blocco Atalanta soprattutto. Poi penso a Berardi che arriva sì all’Europeo forse dopo il suo anno peggiore in Serie A, ma ci arriva comunque dopo aver giocato la sua quarta stagione di fila nella massima categoria. E con lui c’è Benassi. Penso anche allo stesso Donnarumma che sarà al primo impegno internazionale e avrà la possibilità di cimentarsi in un grande torneo da protagonista. Ci sono ottime possibilità di arrivare in fondo. Però, se devo fare un pronostico, dico la Spagna perché sulla carta fa paura. L’Italia però se la può giocare con tutte. Si tratta del primo Europeo a dodici squadre: passano le prime tre squadre di ciascun girone più la miglior seconda. La Germania è nel girone dell’Italia: ci auguriamo di arrivare in semifinale vincendo il girone, ai tedeschi lasciamo volentieri il secondo posto. Il girone della Spagna secondo me però è forse il più duro: perché ci sono il Portogallo e la Serbia che ha vinto l’ultimo Mondiale under-20. E perché c’è anche la favola Macedonia: qualcuno pensa che sia lì per sbaglio, ma invece si è guadagnata la qualificazione vincendo il girone davanti alla Francia di Mbappé. Quindi occhio anche alla Macedonia.

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Simone Lo Giudice
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