Durante l’ultima puntata di ”Minuti di Gloria”, la nostra trasmissione in onda ogni venerdì dalle 18 alle 19 su Radio Ticino Pavia (FM 91.8 e 100.5), abbiamo intervistato Massimo Giuliani, ct della nazionale di nuoto in acque libere, che ha disputato uno splendido 2017: le sue parole.

Massimo Giuliani

Il ct Massimo Giuliani in mezzo ai suoi ragazzi

MASSIMO GIULIANI INTERVIENE AI MICROFONI DI ”MINUTI DI GLORIA”

Il nuoto in acque libere azzurro ha disputato un grandissimo 2017, ottenendo 5 medaglie ai Mondiali di Budapest (argento per Sanzullo nella 5km e Furlan nella 25km, doppio bronzo per Arianna Bridi nella 10 e nella 25km e bronzo per la staffetta mista) e vincendo la Coppa del Mondo della 10km con Arianna Bridi al femminile e Simone Ruffini al maschile: l’ennesima conferma di un movimento in piena salute, che ha in Massimo Giuliani una delle sue figure-chiave. Durante l’ultima puntata di ”Minuti di Gloria” abbiamo intervistato il ct azzurro, che può essere definito un’autentica istituzione del nuoto di fondo azzurro e mondiale: nato nel 1959, Giuliani è diventato per la prima volta tecnico federale nel 1993, allenando gli azzurri del gran fondo (25km), salvo poi diventare ct della nazionale e di tutte le distanze nel 1995. Un ruolo che ricopre tuttora, e che l’ha visto fare incetta di medaglie e rendere grande l’Italia in questi 22 anni: sotto la sua guida sono arrivate 22 medaglie mondiali (9 ori, tra cui spicca la cavalcata di Valerio Cleri nella 25km di roma 2009), due medaglie olimpiche (bronzo per Martina Grimaldi a Londra 2012 e argento per Rachele Bruni a Rio 2016) e tantissime vittorie europee, con un bilancio che parla di 50 medaglie e 17 ori conquistati. Un leader tecnico di spessore, che dal 2014 si divide tra il nuoto e la carica di sindaco di Piombino senza batter ciglio: abbiamo intervistato Massimo Giuliani, commentando con lui questo fantastico anno di gare, le prospettive future e l’innesto di Gregorio Paltrinieri, ed ecco le sue parole ai microfoni di Azzurri di Gloria.

IL FANTASTICO 2017, IL MOVIMENTO AZZURRO E I MONDIALI DI BUDAPEST: IL GIUDIZIO DEL CT MASSIMO GIULIANI

Buonasera Massimo, partiamo dalla grande stagione degli azzurri del nuoto in acque libere: tanti successi, Italia costantemente in crescita e quella Coppa del Mondo conquistata da Arianna Bridi e Simone Ruffini che è stata il fiore all’occhiello della stagione…

I risultati sono stati fantastici nel 2017, a partire dalle 5 medaglie ottenute ai Mondiali di Budapest: ci è mancato solo l’oro, ma abbiamo vinto la classifica a punti, il cosiddetto FINA Trophy, che viene stilato sui primi 16 atleti di ogni squadra e testimonia la forza del movimento. Siamo risultati primi davanti agli USA e abbiamo disputato un gran Mondiale, e poi abbiamo conquistato la Coppa del Mondo con Arianna Bridi e Simone Ruffini: credo che sia una delle prime volte che una nazione riesce a conquistare una supremazia così evidente sia al maschile che al femminile”.

Abbiamo parlato delle cinque medaglie mondiali, ma l’Italia raccoglie anche tanti risultati a livello giovanile: qual è il segreto di questo movimento, che continua ad autoalimentarsi a suon di grandi talenti e risultati?

”Non c’è un vero e proprio segreto, ma tutta una serie di buone pratiche e tanto dialogo: io partii strutturando il settore tecnico nel 1991, poi nel 1992-93 mi venne data la direzione dell’intero settore, e credo che insieme al mio collega e vice-ct Valerio Fusco, all’attuale team manager Stefano Rubaudo e alla Federazione Italiana Nuoto abbiamo studiato molto questa disciplina, e soprattutto grazie al lavoro dello staff medico, del dr. Sergio Crescenzi e al capo del settore agonistico e del centro studi della FIN, Marco Bonifazi, stiamo cercando di aggiornarci continuamente. Il segreto vero, però, è stato ascoltare tanto gli atleti e le società: lo staff della nazionale non è uno staff messo lì a caso, ma è uno staff competente, fatto da gente che si rispetta e che soprattutto rispetta il lavoro degli altri, dei tecnici delle associazioni sportive, dei tecnici sociali e di coloro che fanno un grandissimo lavoro con gli atleti. Non saremmo nulla senza il lavoro che questi ragazzi fanno a casa, e poi voglio sottolineare anche il grande rapporto con le forze armate, che sono ”sempre sul pezzo”, competenti, stanno dietro alle gesta dei ragazzi e collaborano anche fattivamente con me che sono il ct. Non ci sono segreti dunque, ma tutta una serie di piccole cose che rende il settore-fondo molto vivo, rispettando la tradizione e rinnovandosi al contempo continuamente. Io ho studiato molto, insieme al nostro psicologo Diego Polani, le dinamiche di gruppo: nei primi quattro anni in cui ebbi l’onore di lavorare con lui, negli anni Novanta, gli dissi ”gli atleti ci sono, ma tu i primi tre-quattro anni devi lavorare con lo staff tecnico e capire come gestire un vero gruppo”, e abbiamo investito molto su questo lavoro, che evidentemente dà frutti anche a distanza di molti anni. Quando un lavoro è giusto, porta frutti anche nel tempo”.

Tornando ai Mondiali di Budapest, sono arrivati tanti podi, ma è mancato l’oro e due atleti come Simone Ruffini e Martina Grimaldi (che a fine marzo entrerà nella Hall of Fame della specialità) non sono arrivati tra i primi tre: c’è un po’ di rammarico, vedendo anche una Francia che ha fatto incetta di ori e ha disputato una manifestazione molto importante?

”Concordo assolutamente con questa diagnosi. La Francia, senza neanche nasconderlo, ha preso spunto dall’organizzazione italiana: il loro ct è un ex atleta e una persona di grande competenza, hanno fatto un gran Mondiale e sfoderato tanti atleti di grande livello, ma quello che ci lascia ben sperare per il futuro è il fatto che abbiamo un grande gruppo, al quale abbiamo aggiunto tanti giovani talenti. Noi non amiamo precorrere i tempi, lasciamo crescere i ragazzi e qui devo ringraziare Roberto Marinelli, che è il referente del settore giovanile: facciamo crescere i giovani in quella che viene chiamata ”Scuola di fondo”, e poi i risultati vengono. Il rammarico per qualche mancato risultato c’è: non abbiamo ottenuto medaglie con Vanelli, Ruffini e altri che erano le nostre punte, ma abbiamo visto crescere esponenzialmente Arianna Bridi nell’ultimo anno e mezzo, e abbiamo portato Sanzullo e Gabrielleschi a un livello di eccellenza mondiale, e Mario ha preso una medaglia. L’Italia di quelle che inizialmente pensavamo essere le terze linee, insomma, è diventata molto competitiva, e abbiamo fatto un grande lavoro, che prosegue anche in questi giorni: abbiamo fatto il primo collegiale della nuova stagione, quello che viene chiamato ”collegiale di ripresa”, con 18 atleti che si stanno allenando e lo faranno per due settimane di duro lavoro tecnico e motivazionale a Piombino e Pian dell’Agnello. Non possiamo stare fermi, perchè questo significa arretrare, e soprattutto questo discorso vale per uno sport come il nostro, che ha ampi margini di miglioramento a livello tecnico: cerchiamo di fare sempre qualcosa in più, non ci accontentiamo mai delle metodologie e dei lavori che facciamo, e questo spunto lo prendiamo da tanti atleti che si migliorano sempre per evitare sorprese da altri paesi e/o continenti”.

LE PROSPETTIVE DI GREGORIO PALTRINIERI NELLA 10km: L’OPINIONE DI MASSIMO GIULIANI

Abbiamo parlato di grandi atleti, e allora veniamo a Gregorio Paltrinieri, che vorrebbe iscriversi (e vincere, ndr) alla 10km di Tokyo 2020: può davvero fare il grande salto dai 1500sl in vasca alla prova regina delle acque libere (vinta alle Universiadi), ed essere competitivo ai massimi livelli?

”Alcuni dicono che non ne ha le caratteristiche, ma per me le ha assolutamente: ha le caratteristiche tecniche, fisiologiche e mentali, e grandissime potenzialità. Come si è visto, e ormai è un dato e ci sono dei punti di contatto con Mellouli, ci vuole un tempo per apprendere il tutto e diventare più esperto nelle virate, nella gestione delle gare e dello stare in gruppo, nel gestire i rifornimenti, perchè il nostro è uno sport nel quale ci si alimenta mentre si gareggia per sopperire al consumo di energie, e tante altre cose. Noi lo stiamo aiutando con un lavoro congiunto tra il dottor Bonifazi e Stefano Morini, ma dovremo fare dei passi in avanti e aiutarlo con allenamenti particolari, che faranno la differenza: il percorso è lungo, dovremo presentare ai Mondiali del 2019 una squadra di due maschi e due femmine che inizieranno il percorso verso la qualificazione olimpica. Vogliamo dare il meglio”.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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