battisti sartori

Romano Battisti in gara a Londra con Alessio Sartori: i due hanno vinto l’argento alle scorse Olimpiadi

Un argento olimpico (Londra 2012) che ha rappresentato un enorme punto di partenza e che vuol essere trasformato in oro, soprattutto dopo gli ottimi risultati nei Mondiali: Romano Battisti sarà una delle punte dell’Italia del canottaggio, e proprio la sua barca (due di coppia, in equipaggio con Fossi) è indicata tra le favorite a portare una medaglia olimpica a Rio: per questo motivo, e anche per parlare della carriera e della storia del 30enne di Sabaudia, abbiamo intervistato Romano. Ecco le sue parole ai microfoni di Azzurri di Gloria.

Ciao Romano, iniziamo dalle tue prime mosse nel mondo dello sport: perché hai scelto il canottaggio? Avevi praticato altre discipline?

”Ho scelto il canottaggio perché al liceo un mio compagno di classe aveva iniziato a praticare canoa/kayak, pur vivendo in un paese in cui il canottaggio era una novità, avendo il lago più vicino a 30km: per noi dunque questo sport era una novità, mi sono incuriosito e poi, dopo le Olimpiadi di Sydney, mi sono appassionato alla disciplina e mi sono iscritto a settembre 2000 (a 14 anni, ndr) al primo corso di canottaggio. Altri sport? Ho fatto nuoto e calcio da bambino, anche se non mi piaceva giocare il pallone: a 10 anni ho provato a giocare un anno a tennis, e prima del canottaggio ho giocato qualche anno a basket. Ero un bambino iperattivo, e dunque ho provato tantissimi sport”.

Consiglieresti ad un giovane che si avvicina allo sport di praticare il canottaggio?

”Guarda, io consiglierei a tutti di iniziare a fare canottaggio: è uno sport che non può non appassionare, perché ti permette di stare all’aria aperta, di condividere con l’equipaggio delle sensazioni stupende. In barca si ha la sensazione di scivolare sull’acqua, lasciandosi andare e non evidenziando solo la fatica. Per chi vuole farsi una remata e godersi la natura, consiglio questo sport perché aiuta a scaricare: poi, ovviamente, se l’obiettivo è quello di vincere una medaglia, bisogna dare tutto e fare dei sacrifici, che però accetti perché dietro c’è una grande passione per questo sport”.

Hai parlato di sacrifici, e dunque ti chiedo: cosa comporta per un atleta l’inseguimento alla medaglia olimpica nel canottaggio? Per andare più nel particolare, quante ore si allena Romano Battisti?

”Guarda, più delle ore d’allenamento che ormai sono diventate un’abitudine, perché da anni ci alleniamo tre ore al mattino e tre al pomeriggio, sono altre le cose che pesano. Ci sono vari periodi: da adolescente, soffri perché vedi i coetanei che vanno in vacanza oppure semplicemente possono far tardi la sera, ora invece a 30 anni soffro lo stare tanti giorni senza la mia famiglia, senza mia moglie e mia figlia. Fortunatamente, però, nei raduni la federazione ci consente di tenere le famiglie nei raduni: ho avuto fortuna che, essendo di Sabaudia ed avendo il raduno nella mia città quest’anno, sono rimasto a casa con loro. Ora invece che siamo a Piediluco, magari loro vengono a fare qui una settimana e quindi diminuisce la distanza: ma queste comunque sono piccolezze”.

Una curiosità: tu hai sempre gareggiato in equipaggio oppure anche in singolo?

”Ho fatto solo i Giochi del Mediterraneo in singolo nel 2009, arrivando terzo: per il resto ho sempre gareggiato in equipaggi con più di due uomini, da quando sono in Nazionale (2008, ndr). Nel 2008 ho fatto l’otto juniores, nel 2005 la riserva under-23, nel 2006 ancora l’otto, poi ho fatto il quattro con per due anni, vincendo il Mondiale U23, ed ancora l’otto senior ai Mondiali, ed infine, dal 2012 mi sono specializzato nel doppio”.

E parlando di 2012, non posso non farti domande sulla tua prima Olimpiade: quali sono state le tue emozioni durante l’esordio a cinque cerchi?

”Diciamo che la prima Olimpiade ti rimane nel cuore, perché lavori sempre con la curiosità di scoprire cos’è l’Olimpiade, com’è il Villaggio, quali atleti potrai incontrare: i Giochi per un atleta sono un incrocio di emozioni, perché ti ritrovi atleti che hanno lavorato anni per raggiungere quell’obiettivo oppure sono di nazioni che neppure conosci. Questo ritrovo di nazioni, culture, tradizioni e passioni diverse, è l’essenza delle Olimpiadi. Per quel che riguarda gli incontri illustri, purtroppo nel 2012 gli atleti di canoa e canottaggio erano in un Villaggio distaccato per i canottieri, quindi non ho potuto incontrare grandi campioni: quando invece sono stato a visitare il Villaggio ‘’vero’’, non ho visto nessuno, anche perché mi sono fermato poche ore”.

Raccontaci la gara ‘’da argento’’ di Londra: una gara in cui hai gareggiato in coppia con una delle icone del tuo sport, Alessio Sartori. Gareggiare con lui è stato come realizzare un sogno?

”Guarda, se ci penso, ancora non ci credo: nel 2000, quando vidi quella gara di canottaggio di Sydney, l’atleta in barca era proprio Alessio Sartori. Mentre guardavo la gara pensavo a quanto fosse facile vincere in questo sport, perché loro avevano vinto in scioltezza: e poi 12 anni dopo mi sono trovato in barca con un atleta medagliato e pluriaffermato, e quello è stato uno dei nostri punti di forza, perché ho gareggiato con grande freddezza, avendo al mio fianco Alessio Sartori. Mi sentivo sicuro, dovevo pensare soltanto a fare il mio, perché dietro avevo un motore già testato e collaudato”.

Tra l’altro, dopo quella gara era nata una mezza polemica riguardo al fatto che voi vi eravate allenati da soli per quell’Olimpiade…

”All’inizio dell’anno non eravamo nella squadra nazionale, ma la federazione ha dato la possibilità anche agli extra-squadra di mettersi in gioco: noi, grazie alle Fiamme Gialle, che hanno dimostrato di poter lavorare parallelamente alla federazione ed avere le stesse strutture, abbiamo lavorato intensamente e siamo andati a sfidare gli equipaggi già formati per la Nazionale. Da lì abbiamo superato tutte le prove, nonostante i tentativi di renderci difficile la qualificazione, cosa che ci ha permesso di diventare cattivi perché ogni gara poteva essere l’ultima, e così abbiamo sviluppato un carattere da guerrieri che ci siamo ritrovati alle Olimpiadi”.

Com’è andato il tuo quadriennio di preparazione alle Olimpiadi? Tra l’altro, hai cambiato anche compagno, dato che ora gareggi con Francesco Fossi…

”Da quando sono diventato un atleta professionista nel canottaggio, la mia missione è sempre stata quella di avere un quadriennio tranquillo e positivo, per poter arrivare alle Olimpiadi non solo con 8-10 mesi come nel 2012, ma con una periodizzazione seria sui quattro anni, per vedere quanto valgo veramente. Ho lavorato molto bene in questi quattro anni, sono stato fortunato perché ho trovato subito un compagno di barca, Francesco Fossi, che ha saputo rimpiazzare Alessio e tra l’altro era cresciuto insieme a me dal settore giovanile: ormai è un amico, ci conosciamo dal primo mondiale junior e giriamo assieme in gara da 15 anni. Questo è stato un periodo intenso e duro per noi, ma ci siamo tolti tante soddisfazioni in gara e vogliamo togliercene ancora molte: l’argento mondiale del 2014, il bronzo del 2013, peccato solo per la divisione della coppia nella scorsa stagione, perché Francesco è stato mandato a rinforzare il quattro di coppia nel tentativo (fallito, ndr) di rinforzare la barca e portarla ai Giochi. Ora però siamo ripartiti con più voglia di prima, nonostante la delusione per il 2015 e per la coppia ‘’spezzata’’ l’anno scorso, visto che avevamo tanta maturità di coppia e potevamo raggiungere dei grandi risultati”.

Con quali prospettive vai a Rio? Avete già testato il campo di gara?

”Non abbiamo testato il campo di gara, sappiamo che è un campo ‘’ballerino’’, ovvero con delle onde trasversali che ti fanno perdere un po’ di stabilità: ma anche questo fa parte del canottaggio, perché devi essere bravo a domarle le onde. Il nostro obiettivo sarà quello di cercare la nostra miglior prestazione dell’anno, perché col lavoro che abbiamo fatto, dovremmo avere il nostro apice della forma durante i Giochi. Ci aspettiamo molto perché abbiamo lavorato tanto e vogliamo dire la nostra”.

L’essere considerati da molti addetti ai lavori tra i possibili medagliati della disciplina è uno stimolo o una pressione?

”Per me è sempre stato uno stimolo, perché anche quando mi vedo con gli sponsor cerco sempre di credere in chi crede in me e far mia la loro fiducia: se qualcuno crede in te, vuol dire che hai delle qualità  importanti, e questo ti dà una grossa carica. Mi son reso conto un mese prima di Londra che potevo prendere la medaglia olimpica, quando i miei genitori e soprattutto mia madre, che mi ha visto crescere, mi dicevano ”vincerai, ce la puoi fare”, perché conoscevano il mio carattere”.

Come vedi il movimento del canottaggio italiano? Come può andare a Rio?

”Sono molto soddisfatto per il gruppo che si è creato in questo quadriennio, nel gruppo olimpico ho visto una squadra che è cresciuta tantissimo, nella quale i giovani sono esplosi velocemente e bene: faccio l’esempio del 4 senza campione del mondo l’anno scorso, che si è subito imposto come un equipaggio di spessore, e sono molto soddisfatto perché, anche se non tutti sono riusciti a qualificarsi, si era creato veramente un grande gruppo. Sono dispiaciuto per la mancata qualificazione dell’otto e del quattro di coppia, perché alla fine sono 16 persone che mancano in squadra e che potevano dare un grande contributo a livello di gruppo. Sono amici con cui abbiamo condiviso gioie, emozioni e sacrifici, e per me avrebbero meritato i Giochi: però purtroppo questo sport è crudele, ti lascia fuori per pochi centesimi. Sono comunque orgoglioso di essere in questa squadra, perché, pur non avendo tutte le barche a Rio, abbiamo creato una base importante per il prossimo quadriennio”.

Quando partirai per Rio?

”Partirò il 30 luglio, le mie gare sono il 6 ed il 7. La cerimonia d’apertura? Mi piacerebbe farla perché l’avevo saltata a Londra, però il problema è che la mia gara solitamente è il giorno dopo: spero che sia dopo due giorni, ma qualora fosse subito dopo la cerimonia, dovrei saltarla, perché è un evento che impegna molte ore, e quindi non posso permettermela alla vigilia della gara ‘’da medaglia’’ per cui ho lavorato 4 anni”.

E vedremo se Romano Battisti, in coppia con Francesco Fossi, riuscirà a portare una medaglia di prestigio all’Italia del canottaggio: le nostre speranze sono riposte tutte nel duo guidato dall’atleta di Sabaudia, che vuole migliorare il risultato di Londra 2012…

Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

Potrebbero anche piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Altro in:Interviste