In occasione delle elezioni FIDAL per il quadriennio 2021-2024 abbiamo intervistato Vincenzo Parrinello, uno dei candidati alla presidenza.

Vincenzo Parrinello (fonte: sprintnews.it)
 
Classe 1958, Vincenzo Parrinello, Generale di brigata della Guardia di Finanza, vanta una pluriennale esperienza dirigenziale. Già Consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri presso l’Ufficio per lo Sport dal 1 gennaio 2012 al 30 giugno 2013, nonché Comandante del Gruppo Atletico Fiamme Gialle dal 1985 al 1998, dal 2000 ricopre la carica di Presidente delle Società Fiamme Gialle di Atletica Leggera, Judo, Karate, Nuoto, Tiro, Scherma, Canottaggio, Canoa, Vela e del Gruppo Sciatori Fiamme Gialle.
 
 
Quanto è importante la sua esperienza dirigenziale pregressa in ambito sportivo ai fini della presidenza Fidal?
Ho firmato il mio primo tesseramento da dirigente circa 45 anni fa. Sono stato per 10 anni dirigente di una società civile, esperienza che mi ha fatto conoscere a fondo quali sono le problematiche di una società civile. Successivamente i 35 anni trascorsi in Fiamme Gialle mi hanno consentito di conoscere e approfondire tutte le problematiche legate non solo all’Atletica Leggera ma anche a numerose discipline olimpiche e paralimpiche, sia in ambito nazionale che internazionale.
Pur avendo maturato questa significativa esperienza mi accosto con umiltà a questo nuovo eventuale impegno, con una voglia di “ascolto diffuso” su tutto il territorio.
 
Nel Suo programma elenca quattro concetti fondamentali, in particolare quello di collegialità (unitamente al coinvolgimento) e quello di efficienza. Come pensa di bilanciare questi due principi?
 
Innanzitutto vorrei precisare che i miei presupposti fondamentali che ho enunciato in premessa al mio programma sono trasparenza, collegialità, comunicazione ed efficienza.
Ritengo che il principio della collegialità possa benissimo coniugarsi con quello dell’efficienza. In caso contrario un sistema che si ispira al principio di un uomo solo al comando dovrebbe essere un sistema efficiente e questo non può essere assolutamente accettato in un sistema democratico e soprattutto partecipativo.
È evidente che in un organo collegiale possano coesistere punti di vista diversi che arricchiscono il panorama delle soluzioni per ogni singola vicenda. Spetterà poi al Presidente trovare la giusta sintesi ed individuare cosi insieme al Consiglio le migliori soluzioni possibili 
 
Cosa intende per “ripensare i regolamenti dei campionati in funzione dell’organizzazione di manifestazioni agonisticamente e spettacolarmente più moderne, più accattivanti”? 
 
Spesso vengono organizzate manifestazioni che si protraggono eccessivamente nel tempo. Manifestazioni che non suscitano l’interesse del pubblico non addetto ai lavori, non sono pienamente godibili e quindi non ottengono quell’appeal che il nostro sport meriterebbe.
Vorremmo quindi, d’intesa con tutte le società, attivare nuove formule per tutti i Campionati (oggi ce ne sono ben 36, forse troppi?) Obiettivo quindi trasformare le manifestazioni rendendole particolarmente interessanti per chi gareggia, per chi le guarda, per chi le organizza e per chi dovrebbe investire sponsorizzandole.
 
Quali sono le basi d’intervento affinché, come dice Lei nel programma, molti praticanti passino dal sentirsi “runners” all’identificarsi come praticanti Atletica?
 
Si tratta di una sfida e una promessa. Tutto parte da una costatazione che fece il nostro Segretario Generale, Fabio Pagliara, che vedendo i tanti runners disse che facevano atletica inconsapevolmente, intendendo che, se interrogati, avrebbero detto che correvano e non che facevano atletica.
Il nostro obiettivo sarà far loro recepire che correre è fare atletica e per fare questo useremo come grimaldello il concetto che correre fa bene ma correre bene fa meglio.
Dietro questi che sembrano slogan c’è un progetto che parte e passa anche dall’ormai famosa RUN CARD, che vogliamo certamente rivisitare e che prevederà ulteriori e aumentati servizi dedicati ai runners. Servizi che favoriranno la presa di coscienza che passare dal correre “nature” al correre “organizzato” c’è da guadagnarci in salute e sicurezza.   
 
Come vede l’Atletica giovanile oggi?
 
Vedo molto bene oggi l’atletica giovanile. Rappresenta la nostra forza e il nostro futuro. Mai come ora abbiamo avuto un numero di “talenti” così alto ma anche di grande qualità nelle categorie giovanili. Vorrei ricordare gli straordinari risultati ottenuti nell’ultimo Campionato Europeo under 20 a Boras in Svezia, dove l’Italia ha ottenuto una serie di affermazioni di assoluto prestigio; mai, dico mai, ottenute nella storia dell’atletica italiana.
Ma come ho detto chiaramente nel mio programma dobbiamo essere capaci di far fare loro l’ultimo “salto di qualità”, indubbiamente il più difficile, ma anche quello indispensabile per non essere più tra le nazioni più forti al mondo con gli “under” e diventarlo anche in “assoluto”. Proprio per questo abbiamo elaborato un piano programma per il Settore Tecnico che prevede una specie di “cinghia di trasmissione” che raccordi, senza strappi, l’attività giovanile con quella assoluta e consenta agli “under 20” un passaggio morbido dalla dimensione regionale a quella nazionale ed internazionale.
 
Quanto sono legati tra loro i pilastri “master” e “formazione”?
 
I master sono diventati la categoria più numerosa tra i tesserati e questo peso quantitativo va capitalizzato, non certo con le quote di tesseramento, ma soprattutto per il potenziale che possono esprimere con il loro know-how acquisito nella vita privata e in quella professionale e sui campi.
Obbiettivo, accanto a quello di servire loro ulteriori servizi e assistenza, sarà quello di metterli in circolo nelle attività tecnico-federali. Il link con la formazione è rappresentato dalla prevista attivazione di corsi specifici, atti a specializzare una serie di tecnici dedicati ai master e alle loro peculiarità.
 
Quella del 1994 fu l’ultima elezione FIDAL con tre candidati. Quali sono, se ci sono, i punti di contatto tra il mondo dell’atletica di allora e quello di oggi? 
 
L’Atletica è ogni anno sempre più uno sport globale, uno sport dove sono presenti quasi tutti i Paesi a differenza di altre discipline poco rappresentate nel mondo. Da una parte abbiamo assistito alla deflagrazione del fenomeno del doping e quindi ad una lotta più incisiva e più efficace contro il malaffare nello sport. Le prestazioni in alcune discipline penso ne siano la conferma.
Dall’altra parte i mutamenti politici dell’Europa dell’est hanno spacchettato lo squadrone russo producendo ancora più competitor in tante gare. Inoltre dal punto di vista tecnico (secondo quanto i tecnici dicono a me che non sono un tecnico e non voglio esserlo) dobbiamo segnalare la grande evoluzione nella metodologia di allenamento, dove alla qualità “forza” (molto aiutata da pratiche doping) si è passati alla valorizzazione ed esaltazione in tutte le specialità dell’Atletica, ma anche in tutti gli altri sport, della qualità “velocità”. Comunque oggi come allora l’atletica va avanti malgrado tutte le difficoltà, acuite tra l’altro dalla pandemia, sempre grazie all’entusiasmo, alla passione, ai sacrifici di tanti dirigenti volontari che continuano a mettere a disposizione il loro tempo e le loro risorse per dare a tanti giovani la possibilità di fare atletica, la riconoscenza nei loro confronti deve essere immensa oggi come allora!

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