Si è conclusa ieri la rassegna iridata di Birmingham 2018. Ai mondiali di atletica indoor la squadra capitanata da Fabrizio Donato torna a casa con una medaglia e la fiammata della staffetta, ma le soddisfazioni tricolori finiscono qui.

Fonte: foto Fidal

TESTACODA MONDIALE

Sono la prima e l’ultima giornata dei mondiali indoor a risollevare le sorti della spedizione azzurra. A dare il via alla rassegna iridata italiana è Alessia Trost nella finale di salto in alto con la prima inaspettata emozione. L’atleta allenata da Marco Tamberi non parte tra le favorite per il podio, ma dove le altre cadono Alessia trova la concentrazione e la determinazione giuste continuando a credere di poter dare di più. Supera il suo record stagionale e vola oltre l’asticella dell’1.93. Vero non una misura irresistibile, ma lei ce l’ha fatta e quella medaglia di bronzo, la sua è anche l’unica conquistata dall’Italia, vale una rinascita.  La fiamma azzurra si riaccende l’ultimo giorno, il 4 marzo, con la staffetta 4x400m femminile che ha già conquistato una finale storica. Nella batteria finale Ayomide Folorunso, Raphaela Bohaeng Lukudo, Chiara Bazzoni e Maria Enrica Spacca, che ha corso con una vistosa fasciatura, riescono a segnare il nuovo record italiano. Fa un po’ male pensare che tutto quello dato da queste ragazze non sia valso nemmeno una medaglia, ma solo il quinto posto. Il tempo di 3:31.55 però resta una bella soddisfazione con un nuovo record che era invariato dal 2014, segnato a Sopot da due delle titolari di questa volta, Spacca e Bazzoni, oltre a Elena Bonfanti e Marta Milani.
 

LA CADUTA DEL CAPITANO

Finisce purtroppo al primo salto la gara del capitano della squadra tricolore Fabrizio Donato. Nella finale del triplo al primo tentativo sulla pedana Donato calcola male lo stacco e atterra in maniera scomposta, si accorge subito che qualcosa non va, ma stringe i denti e il suo 15,96 viene segnato come punteggio. Sarà purtroppo il solo, tenta di risalire in pedana, ma anche il secondo salto non va a buon fine a causa della caviglia che già soffre e anche l’intervento dei medici non riesce a fare miracoli, il terzo salto è ancora una volta nullo e Donato si deve arrendere chiudendo al 14mo posto.
 

OSTACOLI TROPPO ALTI

Molte delle speranze azzurre si spengono proprio sui 60hs con la squadra con Paolo Dal Molin e Hassan Fofana schierati nella gara maschile, mentre Veronica Borsi ed Elisa Maria Di Lazzaro nel femminile. Prime a scendere in pista a Birmingham sono le donne, ma entrambe non vanno oltre le batterie di qualificazione. Borsi chiude quinta in 8.27, mentre Di Lazzaro è settima in 8.35. Non è migliore la sorte dei due ostacolisti entrambi capaci di correre in meno di 7.70, ma che non riescono ad esprimersi al meglio in questa rassegna. Nella terza batteria Dal Molin, sbaglia proprio sull’ultimo ostacolo e chiude quinto. Nell’ultima batteria gareggia Fofana, prima volta a un mondiale e ferma il cronometro a 7.81, tre centesimi dal passaggio diretto del turno. Bene a metà per Anna Bongiorni nei 60m, la velocista passa le batterie con il record personale di 7.24, ma in semifinale non riesce a ripetersi e chiude con un 7.30 che la lascia fuori dalla finale. Nei 400m esce subito Folorunso, mentre Lukudo si classifica alle semifinali in 52.98, ma in semifinale non riesce a trovare un ritmo fluido e chiude quarta in 53.18. Il solo a cimentarsi con il mezzofondo è Yassin Bouhi nei 3000m. L’atleta delle Fiamme Gialle raggiunge la finale correndo nella seconda batteria e con il peso di avere sette avversari che superano il suo personal best, la sua gara è un capolavoro di coraggio e intelligenza con l’ultimo giro fondamentale per arrivare quinto in 7:50.65 e record personale. In finale chiude undicesimo, ma il vero traguardo lo ha raggiunto correndola.

Giulia Cannarella
Giornalista pubblicista, collaboratrice per Runner's World Italia. In precedenza redattrice per Agr-agenzia giornalistica radiotelevisiva e collaboratrice per la Gazzetta dello Sport inserto Milano-Lombardia

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