L’Olimpia Milano rappresenta il grande fallimento del basket italiano in questa stagione. Andiamo a fare il punto della situazione e proviamo a capire da quali certezze si può ripartire. 

IL FILM DELLA STAGIONE

Doveva essere l’anno buono. Doveva essere la stagione della svolta per l’Armani Jeans Olimpia Milano, pronta a ripetere la doppietta scudetto-Coppa Italia e ad approdare almeno fino alle Final 8 in Eurolega. Ed invece quella che sulla carta doveva essere la squadra da battere è incappata in una stagione deludente. Il salto di qualità in Europa non c’è mai stato, come testimoniato dall’ultimo posto della prima fase. L’inizio positivo aveva lasciato intravedere margini di miglioramento illusori ed inesistenti. Poi, sconfitta dopo sconfitta, Milano si è spenta, lasciandosi dominare su ogni campo dell’Eurolega. Una delusione enorme, visto il budget impiegato per la costruzione di un roster dotato di nomi di grande rilievo e di rinforzi mirati per puntellare una rosa già notevole tecnicamente. Ma il peggio doveva ancora venire. La vittoria in Coppa Italia è stata sì consolatoria, ma ha avuto anche un effetto drammaticamente opposto: probabilmente è subentrata una certa sufficienza, è emersa la convinzione di poter vincere senza grandi affanni questo campionato ampiamente alla portata. Ed invece lentamente la fiammella milanese si è affievolita. Già nel finale di Regular Season si erano avvertiti i primi scricchiolii, ben mascherati dal primato saldamente ipotecato a metà cammino. Capo d’Orlando ha messo a nudo le debolezze meneghine nella prima partita dei Playoff. Eppure si pensava che la EA7 stesse centellinando le forze in vista del finale di stagione. Trento ha raccolto l’avvertimento di Capo d’Orlando ed ha annientato la strafavorita con quattro gare ai limiti della perfezione per tattica e compattezza, cancellando Milano in ogni fondamentale. E l’Olimpia è sembrata il Titanic finito contro un iceberg non calcolato per eccesso di sicurezza e rivelatosi un ostacolo troppo duro da superare.

LE CAUSE DI UN DISASTRO SPORTIVO

Chi è il responsabile di questa scellerata stagione? Indubbiamente il tecnico Jasmin Repesa ha le sue responsabilità: la squadra non è mai riuscita ad esprimere un gioco corale che facesse valere le doti individuali dei singoli. In fase offensiva, si è sempre affidato alle prodezze dei campioni, su tutti Sanders e Simon. Quando sono mancati i loro punti pesanti nei momenti chiave dei match, il roster ha smesso di fare male. E che dire della fase difensiva, spesso lacunosa e svolta in maniera approssimativa? Senza il solito Cerella, le difficoltà sono aumentate a vista d’occhio. Discutibile la scelta della società di puntare nuovamente su giocatori con grandi nomi, ma spesso di poco spessore e dal rendimento discontinuo. L’Olimpia non è mai sembrata una squadra, ma perlopiù un agglomerato di campioni, un’accozzaglia di talenti, un mix di solisti. Ma l’unità del gruppo non è mai emersa. Aggiungiamoci anche che in casa Olimpia pare manchi un collante forte tra dirigenza e squadra. Non sembra mai esserci una figura di rilievo che dia la scossa alla banda. E quando le cose non vanno per il verso giusto, il tecnico è abbandonato a sé stesso. È accaduto a Banchi, succede ora a Repesa. Casualità?

CHI SI SALVA?

Pochi sono i superstiti del disastro sportivo all’interno del roster. Sanders ha fatto quello che ha potuto, Simon ha ben figurato. L’attesissimo Hickman si è espresso a corrente alternata. Stesso discorso anche per Raduljica, la grande delusione della stagione. Alti e bassi anche per Macvan ed Abass.

IL PUNTO SUGLI ITALIANI

Paradossalmente, in una stagione incolore per Milano, le note positive sono arrivate dagli italiani. Andrea Cinciarini ha tentato a più riprese di trascinare i suoi compagni verso il successo, dimostrando di aver acquisito una notevole maturità e di possedere un grande carisma. Ammirevole l’applicazione di Davide Pascolo, quando è stato chiamato in causa. Fisicità ed intelligenza tattica: il ragazzo classe ’90 ha dimostrato di meritarsi un posto importante nella prossima stagione. E forse è uno di quelli su cui puntare per il futuro immediato. Dalle sue lacrime in panchina, mentre si consumava il massacro sportivo contro la sua ex Trento, si deve ripartire per la ricostruzione.

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Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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