Nei giorni scorsi è scoppiato un caso riguardo al beach volley italiano: tutto nasce dalla denuncia per stalking presentata da Marta Menegatti nei confronti dell’ex compagna Greta Cicolari e dei suoi familiari. Tutti i dettagli di questa incredibile vicenda nella nostra inchiesta. 

DALLE POLEMICHE ALLE ACCUSE DI STALKING: CICOLARI-MENEGATTI, IL CASO FINISCE IN TRIBUNALE

Dal 5° posto raggiunto alle Olimpiadi di Londra 2012 e ai Mondiali dell’anno seguente, alle polemiche e alla squalifica federale: tutti ci ricordiamo delle favolose prestazioni di Greta Cicolari (classe ’82) e Marta Menegatti (classe ’90) nelle Olimpiadi inglesi, ma in pochi sanno quello che è successo dopo, con una coppia che scoppia e la squalifica federale inflitta alla stessa Cicolari, costretta a fermarsi per un anno intero e da lì in poi divenuta bersaglio del ct brasiliano Lissandro. Un ct che, parole di Greta ai nostri microfoni (qui potete leggere l’intervista che ci aveva rilasciato l’anno scorso), ”ha fatto scoppiare la coppia più forte del beach femminile, soffriva il mio carattere e si è inventato motivazioni ad hoc per non convocarmi e farmi squalificare”, e che sarebbe stato chiamato dalla Cicolari stessa ”caprone nero” nei mesi seguenti alla mancata convocazione agli Europei 2013: una mancata convocazione che ha fatto scoppiare il caso e, mentre il TAR ha dato ragione a Greta, condannando la FIPAV a risarcire i danni morali e d’immagine seguiti alla squalifica per 208mila euro (di fatto, il TAR bolla la squalifica come senza senso), ora Greta e il suo ”clan” familiare si ritrovano a dover fronteggiare accuse penali.

Nei giorni scorsi, infatti, è arrivata alla famiglia Cicolari una richiesta di rinvio a giudizio per stalking, seguita alle denunce presentate dalla stessa Marta Menegatti (l’ex compagna, uscita ai quarti a Rio 2016: ha gareggiato con la Giombini), dal ct Lissandro e dall’altra nazionale Daniela Gioria che, come si legge nel dispositivo del pm di Bergamo Davide Palmieri, ”hanno subito continue molestie e minacce, tali da creare un perdurante stato di ansia e costringere le parti offese a modificare le proprie abitudini di vita, in particolare rafforzando la sorveglianza durante i tornei, allo scopo di impedire contatti con gli indagati e facendo affiancare le stesse parti offese da personale tecnico in modo da evitare che potessero rimanere sole”. Già, ”gli indagati”, che in tutto sono quattro: oltre a Greta Cicolari, sono stati inseriti tra gli imputati per stalking i suoi fratelli Alessio e Cristiano, e il fidanzato Dimitri ”Doum” Lauwers, cestista belga di 37 anni che ha avuto una lunga carriera nel basket italiano (Bologna, Avellino, Varese e ora gioca in B Bergamo).

Ma cos’avrebbero fatto gli imputati? Secondo le carte dell’inchiesta, chiusa nei giorni scorsi e iniziata in realtà nel 2014, avrebbero fatto in modo che la vita dei tre denunzianti si trasformasse in un autentico inferno, perseguitando con messaggi, tweet e post sui vari social (dove Greta Cicolari è molto attiva, e non lesina critiche, a volte anche condivisibili, alla federazione) Marta Menegatti, Daniela Gioria e Lissandro: il pressing parte da un messaggio di Greta alla Menegatti, che viene colpevolizzata per non essersi imposta per evitare l’accantonamento dell’ex compagna. ”La tua invidia non è riuscita a rovinare minimamente la mia vita. Nemmeno Babbo Natale può regalarti il talento...”, queste le parole rivolte dalla Cicolari all’ormai ex amica, che diventa il bersaglio dell’intera famiglia, insieme alla federazione e al ct: Cristiano, fratello della Cicolari, minaccia infatti la Menegatti con un sms nel quale l’accusa di essersi ”comportata da infame”, e le ricorda che ”io sarò a Roma, Gstaad, Berlino e Klagenfurt”, adombrando di fatto la possibilità di un’aggressione alla beacher italiana. E questi sono solo alcuni dei messaggi che vanno ad avvalorare le accuse di stalking, che colpiscono anche il secondo fratello Alessio (che scriverà su Facebook: ”se non faccio giocare Greta gli rendo la vita un inferno, ai dirigenti e alle giocatrici in campo), e Doum Lauwers: in particolare, il messaggio più ”forte” del belga arriva al ct Lissandro, apostrofato con un ”devi solo abbassare lo sguardo ogni volta che solo penserai al nome dei Cicolari”.

Un pressing costante, che non si è fermato neppure una volta che sono partite le indagini per stalking; ora Greta Cicolari, i suoi fratelli e Dimitri Lauwers rischiano una condanna, ma il giocatore belga giustifica il tutto come conseguente al fatto che ”Greta sia stata ingiustamente esclusa dalla nazionale. Dicevano che era out per scelta tecnica, invece era ed è la più forte giocatrice italiana, come dimostra lo scudetto vinto nel 2015 stravincendo il campionato con una compagna fuori dalla Nazionale. C’era dietro qualcos’altro, ad esempio l’incapacità dell’allenatore di rapportarsi a un carattere forte come quello di Greta”. Nei fatti, la stessa versione della Cicolari, e i due hanno poi contrattaccato con un comunicato che vi riportiamo nel paragrafo seguente, nel quale tengono a precisare che il loro rinvio a giudizio dovrà essere confermato dal pm nell’udienza del 26 settembre, e non è ancora ufficiale.

STALKING-GATE: LA RISPOSTA DEL DUO CICOLARI-LAUWERS ALLE ACCUSE DI MARTA MENEGATTI &CO.

È un lungo comunicato, quello che viene emesso dagli avvocati di Greta Cicolari (che si è difesa con un post Facebook, del quale vi condividiamo gli screen) e Dimitri ”Doum” Lauwers, e spiega la versione dei fatti della coppia inquisita dopo le denunce di Marta Menegatti, Daniela Gioria e Lissandro: ”Innanzitutto, a differenza di quanto riportato da alcuni organi di stampa, nessuno di noi è ancora stato rinviato a giudizio, ma si tratta solo di una richiesta di rinvio. Quanto all’accusa, è stata determinata da diverse denunce presentate dal tecnico federale Fipav Dias Lissandro Carvalho, l’atleta federale Marta Menegatti e Daniela Gioria. È significativo evidenziare che questa raffica di denunce si concentra nel ristretto periodo 2013-2014, epoca coincidente con l’avvio di una serie di procedimenti federali a danno dell’atleta Greta Cicolari, culminati con l’irrogazione di una grave sospensione dell’incolpata dalle attività sportivo-federali di ben tredici mesi, cosa che ha determinato l’assenza forzata della compionessa dalle principali competizioni sportive, inclusi gli ultimi giochi olimpici svoltisi in Brasile. Ed è ormai altrettanto noto come la giustizia ordinaria abbia riabilitato Cicolari da ogni infondata condanna irrogatole dagli organi di giustizia della Fipav, giungendo addirittura alla condanna di quest’ultima al risarcimento del danno quantificato in oltre 210mila euro. Senza entrare nel merito del procedimento penale in argomento, le relative denunce presentate dai citati soggetti si collocano, quantomeno sul piano logico-intuitivo, in un ampio disegno volto all’eliminazione di Greta Cicolari da ogni evento sportivo. Qualora il Gup di Bergamo opti per il rinvio a giudizio, avremo occasione e modo di dimostrare pubblicamente l’inconsistenza dell’accusa rivolta nei nostri confronti e, all’esito, valuteremo l’opportunità di attivare a nostra volta la giustizia sportivo-federale contro i suddetti denuncianti, nelle cui condotte possono fin d’ora ravvisarsi profili antisportivi e sleali”.

Insomma, un contrattacco in piena regola, con una certezza: qualunque sarà l’esito di questo processo per stalking, il beach volley italiano al femminile ha perso (definitivamente?) la faccia, coi casi extra-campo (tra doping e denunce) che finiscono sempre più col prevaricare i risultati delle coppie che vanno a comporre la nostra nazionale, e gli eventi internazionali…

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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