Si conclude il secondo decennio del Nuovo Millennio. Riviviamo i momenti salienti di questi dieci anni di ciclismo. Protagonisti indiscussi lo Squalo e la nuova generazione pronta a dominare la prossima decade.

Trionfi annunciati e colpi di scena. Cicli vincenti e inattese meteore. L’ultimo decennio del ciclismo ha scritto pagine indelebili delle storia di questo sport. Curiosamente, però, sarà considerata una decade da… anno zero. Lo è stato in materia di doping, con il mondo delle due ruote che ha finalmente preso coscienza del suo recente passato. Non è un caso se uno dei volti simbolici di questo racconto sia quello di Lance Armstrong. Lui, il cowboy texano dominatore del Tour de France tra il 1999 e il 2005, appende definitivamente la bici al chiodo nel 2010, ma vede la sua immagine crollare inesorabilmente insieme al muro di omertà che ha accompagnato i suoi trionfi. Di fronte a milioni di telespettatori, nel gennaio 2013, pressato dalla WADA, Armstrong ammette l’uso sistematico di doping per ottenere i suoi trionfi. È un colpo di spugna su un’epopea oscura e triste. I suoi sette trionfi vengono definitivamente cancellati dall’albo d’oro.

I TRE TENORI

Mentre la parabola discendente del cowboy si concretizza in tutto il suo clamore, si verifica un ricambio generazionale straordinario. Le stoccate di Joaquim “Purito” Rodriguez, la tenacia di Cadel Evans, le progressioni poderose di Ivan Basso hanno animato la prima parte del decennio, cedendo poi il passo alla freschezza di giovani campioni, mentre vincitori di Grandi Giri come Ryder Hesjedal, Andy Schleck e Chris Horner hanno vissuto un precoce declino tra infortuni e difficoltà di ripetere la magia. Elemento di continuità tra “vecchio” e nuovo è stato Alberto Contador. Il Pistolero spagnolo è stato il dominatore indiscusso tra 2007 e 2009, con uno stile fatto di scatti e attacchi su ogni terreno, ma nella decade seguente ha visto il suo impero vacillare tra una squalifica per doping e l’esplosione di altri due campionissimi: Vincenzo Nibali e Chris Froome. Il siciliano si è sbloccato nel 2010, con un terzo posto al Giro e la vittoria della Vuelta. Straordinariamente efficace su ogni terreno, lo Squalo dello Stretto ha i suoi punti di forza nella fantasia e nella guida del mezzo. Dotato di una visione tattica eccezionale, Vincenzo ha costruito i suoi trionfi sull’imprevedibilità e sull’intuizione. Anche per questo motivo, Nibali ha conquistato tanti successi sia nei Grandi Giri che nelle classiche. Froome, invece, è il punto di riferimento di due realtà consolidatesi dopo il 2010: il team Sky e la Federazione ciclista britannica. Nato in Kenya da genitori inglesi, Chris si è affermato definitivamente al Tour de France 2013 esibendo un modo di correre particolare: ritmo elevato da parte della squadra per gran parte della corsa e accelerazioni nel finale fatte di progressioni con frequenze di pedalate elevatissime. Con questa strategia di corsa, Froome si è imposto in tutti i Grandi Giri, realizzando la tripletta spalmata nel biennio 2017-2018. Resterà nel mito la sua cavalcata al Giro 2018, attaccando in solitaria per 80 chilometri. Lui, Nibali e Contador sono stati i tre tenori del decennio che va concludendosi: basti pensare che insieme hanno conquistato 13 delle 30 grandi corse a tappe. Un dominio sensazionale.

RISCOSSA AZZURRA

Gli ultimi dieci anni sono stati quelli del breve declino e del grande ritorno dell’Italia. Nel 2010 un incidente durante il Rally Ronde di Larciano si portava via Franco Ballerini, il Commissario Tecnico artefice dei successi costruiti con Paolo Bettini e Alessandro Ballan. All’improvviso la selezione azzurra ha dovuto farei i conti con un vuoto incolmabile, umanamente e professionalmente. Il testimone è passato allo stesso Bettini, che ha costruito a più riprese la selezione attorno a Nibali, il faro del panorama italiano. Sia per il Grillo che per il suo successore Davide Cassani i rimpianti maggiori sono dettati dalle cadute. Una scivolata ha costretto lo Squalo a una disperata e sfortunata rincorsa nel Mondiale di Firenze nel 2013, rovinando i piani di Bettini. Un brutto capitombolo in discesa sempre di Nibali ha privato la squadra di Cassani di una medaglia quasi certa a Rio 2016. Senza dimenticare la tragica scomparsa di Michele Scarponi il 22 aprile 2017: un incidente stradale ha tolto al ciclismo azzurro un grande corridore, vincitore del Giro 2011, oltre che una persona davvero speciale. L’Italia si è sbloccata parzialmente nell’ultimo anno della decade. Matteo Trentin ha conquistato il titolo europeo nel 2018 e un piazzamento sul podio mondiale, con l’argento amaro all’ultimo Mondiale nello Yorshire, prima top 3 dai tempi di Ballan. E Alberto Bettiol ha conquistato anche il Giro delle Fiandre, unico azzurro a trionfare nelle Classiche insieme a Nibali in questo decennio. Impresa non facile, considerando l’elevato livello della concorrenza. Sono stati gli anni dei trionfi di Michal Kwiatkowski, delle perle di Greg Van Avermaet, lucido e sopraffino stratega, e delle magie di Philippe Gilbert, capace di vincere anche su terreni meno adatti a lui, come gli sterrati di Fiandre e Roubaix. È stata indubbiamente la decade di Peter Sagan, l’uomo dei record con i suoi tre titoli mondiali consecutivi e trionfi su ogni competizione, tranne la Sanremo. A rendergli la vita difficile ci penseranno molti atleti italiani, a partire dalle nuove leve. Il bacino azzurro sta sfornando grandi talenti, come testimoniato dalle recenti affermazioni . Edoardo Affini, Andrea Tiberi, Andrea Piccolo, Alberto Dainese e Samuele Battistella sono gli ultimi prodotti di un lavoro certosino, affinato con gli anni da un movimento che sta progettando il proprio futuro. Il prossimo decennio potrebbe essere quello del raccolto di tanti sforzi. Non resta che attendere…

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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