Dopo le Olimpiadi invernali 2026, che sono ampiamente in bilico, l’Italia vede saltare anche i Mondiali di ciclismo del 2020: perché fatichiamo a organizzare i grandi eventi sportivi?

CICLISMO, L’ITALIA DICE ADDIO AI MONDIALI DI VICENZA 2020

Non bastava il caos olimpico. L’Italia dice addio anche ai Mondiali di ciclismo del 2020, e alla candidatura di Vicenza, che veniva data per strafavorita nella corsa all’assegnazione della rassegna iridata, la cui sede verrà decisa a margine dei Mondiali austriaci di Innsbruck. Il fallimento nasce dal più classico dei caos all’italiana, e da un malcostume tutto italico: prima si presentano le candidature, e in seguito si valutano fattibilità e cifre. Ma soprattutto, c’è la tendenza a pensare che sarà sempre ”qualcun altro” a risolvere gli evidenti problemi. Per farla breve, parecchi mesi fa l’Italia aveva presentato il progetto-Vicenza 2020, una candidatura che avrebbe coinvolto l’intero Veneto e non solo la città berica: la prova in linea sarebbe partita dalla laguna veneziana per concludersi a Vicenza, col consueto strappo durissimo che porta nella città vicentina e che avrebbe fatto selezione, rappresentando un trampolino di lancio perfetto per Sagan e i finisseur di turno.

Il progetto era suggestivo, con l’arrivo alla Basilica Palladiana, ma con pochi numeri concreti. L’UCI aveva fissato la scadenza per la consegna delle garanzie economiche, fondamentali per capire la fattibilità di Vicenza 2020, entro la fine del 2017. Il Governo italiano, alle prese col caos calmo della nostra politica, aveva chiesto una prima proroga fino a fine marzo, poi una seconda proroga fino al termine di giugno. Così facendo, il governo ”a tempo” di Gentiloni ha scaricato tutto sull’attuale esecutivo, che ha a sua volta i suoi problemi di governabilità e visioni differenti: per l’ennesima volta ci siamo trovati di fronte a un governo senza ministro dello Sport, e con le attività sportive in secondo/terzo/quarto piano. E così, i mesi sono andati via via scorrendo fino al fallimento definitivo del progetto. Una decina di giorni fa, nel bel mezzo del caos delle Olimpiadi invernali 2026, Giorgetti ha rispolverato il dossier-Vicenza 2020 e garantito altri 2.5 milioni per lo svolgimento del progetto iniziale. Peccato che, come ha ribadito l’assessore allo Sport della Regione Veneto Cristiano Corazzari, ”La Federciclismo abbia risposto che le garanzie erano arrivate oltre il termine ultimo stabilito dall’UCI”. Addio Mondiali per l’Italia dunque, e ora la rassegna potrebbe andare in Svizzera o in Olanda: le colpe sono del governo attuale, ma anche e soprattutto di quello precedente. Le garanzie economiche andavano presentate quasi un anno fa, perché siamo arrivati a questa rincorsa last-minute? E soprattutto, davvero le numerose mail dell’assessore Corazzari non hanno mai ricevuto risposta dal governo Gentiloni, come lui stesso ha dichiarato ieri? Probabilmente non riceveremo mai una risposta convincente a riguardo, ma il fallimento del progetto-Vicenza va inquadrato in un contesto più ampio.

VICENZA 2020, ROMA 2024, OLIMPIADI INVERNALI 2026: PERCHÈ L’ITALIA NON RIESCE A ORGANIZZARE I GRANDI EVENTI?

Vicenza 2020 è solo l’ennesimo esempio della disorganizzazione italiana, che ha toccato livelli altissimi nello sport. Nell’ultimo biennio, l’Italia ha tentato goffamente di realizzare svariati ”grandi progetti”, e al momento li ha visti fallire tutti: di fatto, si può dire che i vari governi abbiano cavalcato l’onda dell’antichissimo ”panem et circenses”, l’evento sportivo per far dimenticare i guai della vita quotidiana, salvo poi abbandonare il progetto a sè stesso e vederlo inesorabilmente fallire. E si può dire che tutti questi fallimenti abbiano un minimo comun denominatore: dietro ai proclami e alle interviste di facciata, non c’era un vero e reale interesse nell’organizzare l’evento in questione. Roma 2024 è stata più un’idea del CONI, che un progetto governativo, mentre i Mondiali di Vicenza 2020 erano nati da un’idea della Regione Veneto e la candidatura tripartita alle Olimpiadi invernali 2026 è stata un ”pastrocchio” generato dal cerchiobottismo e dalla volontà di non decidere su quale città puntare. Le Olimpiadi estive di Roma 2024 saltarono per il no dell’amministrazione pentastellata del sindaco Raggi, Vicenza 2020 salta per i ritardi nella presentazione del progetto, le Olimpiadi invernali 2026 salteranno perchè frutto del caos, e rappresentano un grande spaccato della situazione attuale del nostro paese.

Milano, Cortina d’Ampezzo e Torino presentano le proprie candidature, con la città meneghina che rappresenta un’idea molto affascinante e moderna (basti pensare ai Giochi invernali di Pechino 2022, se Pechino può ospitare un’Olimpiade invernale, allora perché ostracizzare Milano?) e l’Area Expo che sembra perfetta per un’eventuale Villaggio Olimpico, mentre Cortina d’Ampezzo è la soluzione della tradizione e della ”neve pura” e Torino il grande ritorno dopo l’edizione 2006 (e la candidatura più debole). Il governo e il CONI, per non decidere, propongono alle tre città di unire la candidatura e formare i Giochi di ”Italia 2026”: gare di slittino, skeleton e bob a Torino, sci a Cortina, gare indoor a Milano. Un progetto senza senso, che di fatto naufraga subito: Milano mette come condizione di essere il volto del progetto, Torino invece vuole spendere il meno possibile e si tira indietro. Se a questo ci aggiungiamo che il Governo ”lascia fare”, ma senza dare supporto economico e scaricando tutto sulle Regioni (d’altronde, il ministero responsabile di queste iniziative è pentastellato, e i 5 stelle fecero saltare Roma 2024) e sugli enti locali, il fallimento è annunciato. Ora Milano e Cortina stanno tentando di tener viva la candidatura italiana per le Olimpiadi 2026 e andare in tandem, ma il loro sembra il classico tentativo da ”dead man walking”, anche se le sensazioni dopo l’incontro con Bach sarebbero positive. Però, non è possibile organizzare un’Olimpiade senza il supporto dello Stato, e questo Zaia e Sala lo sanno benissimo.

Insomma, anche questo evento dovrebbe saltare, confermando il trend tutto italiano degli ultimi due anni. Perché l’Italia fatica a organizzare i grandi eventi sportivi (e si è limitata ai Mondiali di volley, ”progettati” anni fa)? A nostro avviso la risposta è semplice. Quando la crisi economica si mischia al disinteresse generale per lo sport, è praticamente impossibile organizzare qualcosa, non trovate?

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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