Il Tour de France 2019 si è concluso ieri col successo di Caleb Ewan sul traguardo di Parigi, e la consueta passerella parigina ha sancito ufficialmente il successo di Egan Bernal: il nostro bilancio della Grande Boucle.

Tour 2019

TOUR 2019: EGAN BERNAL, L’APOTEOSI DEL NUOVO FENOMENO

Il Tour de France 2019 si è concluso nella giornata di ieri, e la Grande Boucle ha trovato un nuovo padrone in Egan Bernal. Un predestinato che aveva già fatto vedere grandi cose alle dipendenze di Gianni Savio, e dopo aver trionfato nel Tour de Suisse ha fatto suo anche il Tour 2019 a suon di attacchi e solidità: Egan si è gestito al meglio sui Pirenei, restando sempre nella scia del sorprendente Alaphilippe e del compagno Geraint Thomas, ha retto discretamente a cronometro (1’36” dal francese, 1’22” da G) e poi ha dato tutto sulle Alpi. La sua tappa è stata quella dell’Iseran e del caos disorganizzato che ha portato a ”dimenticare” la sua vittoria di tappa: Egan, che aveva messo in mostra una gran gamba nelle giornate precedenti, ha attaccato e fatto il vuoto, guadagnando oltre 2′ su Alaphilippe e staccando ogni altro big. Il miglior scalatore del Tour de France ha conquistato la maglia gialla, e poi si è limitato a gestire nell’ascesa verso Val Thorens: il successo di Egan è stato meritato e superlativo, col colombiano che ha chiuso con 1’11” su Thomas e 1’31” su Kruijswijk, e ha stabilito record di precocità. Egan Bernal è diventato il primo colombiano capace di vincere il Tour, e il vincitore più giovane nella storia coi suoi 22 anni: maglia gialla e maglia bianca per Egan, che è anche arrivato secondo nella classifica dei GPM. Un Tour perfetto per il predestinato del ciclismo mondiale: i vertici di Ineos l’hanno definito ”il Messi del ciclismo”, noi ci limitiamo a dire che segnerà un’epoca.

ALAPHILIPPE SORPRENDENTE, PINOT SFORTUNATO, THOMAS CORIACEO: IL BORSINO DEI BIG

La grande sorpresa del Tour 2019 è stato Julian Alaphilippe, che ha vissuto una Grande Boucle da assoluto protagonista e (non a caso) ha vinto il premio di super-combattivo della corsa. Il folletto della Deceuninck-Quickstep, leader incontrastato del ranking UCI, secondo tutti avrebbe puntato alla maglia a pois, invece ha vissuto un Tour storico: ha vinto due tappe, ha retto al meglio a La Planche des Belles Filles e sul Tourmalet e ha vestito la maglia gialla per 14 giorni. Ha fatto sognare un paese intero, stracciando Thomas in una cronometro atipica e tenendo il simbolo del primato sino alla frazione dell’Iseran: com’era prevedibile, sono state le Alpi a distruggere il sogno suo e dell’intera Francia, con un lento tracollo che l’ha portato a chiudere 5° nella generale a 4’05”. Il Tour di Julian resta strepitoso, e vista la struttura fisica del folletto francese ci sentiamo di dire che non sarà un exploit alla Voeckler: chissà che l’anno prossimo non sia proprio lui il capitano della Quickstep sin dall’inizio, chissà che entro 2-3 anni non provi a diventare un grande corridore da corse a tappe. Alaphilippe è stato la sorpresa, Geraint Thomas la conferma: non scintillante e dominante come nel 2018, ha pagato la bassa condizione dei gregari Ineos, ma ha chiuso secondo difendendosi su ogni salita e cedendo solo a Bernal. Buon Tour anche per Kruijswijk, che però ci lascia sempre delle perplessità: la Jumbo aveva una grandissima squadra (a differenza del Giro), ha tirato e sfiancato gli avversari, ma lui non ha mai attaccato e si è accontentato del terzo posto.

Un terzo posto che probabilmente non avrebbe mai raggiunto, senza il ritiro di Thibaut Pinot: il capitano della FDJ è stato il corridore più sfortunato del Tour, dato che prima aveva perso 1’30” nel ventaglio, e poi si è ritirato per uno strappo nella frazione decisiva, buttando via la sua grande occasione. Aveva una condizione strepitosa, mostrata coi continui attacchi sui Pirenei: probabilmente si sarebbe giocato la vittoria con Bernal. Out Pinot e altri possibili protagonisti, la sorpresa è stato Buchmann: lo scalatore della Bora è stato solido, chiudendo quarto a 25” dal podio. Disastrosi invece Bardet e Quintana, col primo che si consola vincendo la maglia a pois (record negativo di punti) e il secondo che ha conquistato la tappa a Valloire: Movistar vince la classifica a squadre, ma la sua tattica desta perplessità, nonostante il 6° posto di Landa e il 9° di Valverde. Grande Tour per Simon Yates, seppur da attaccante e con due vittorie di tappa (che potevano essere tre, se si fosse arrivati a Tignes), e Tour da re dei velocisti per Caleb Ewan: ha vinto tre tappe, ma nonostante tutto la maglia verde è rimasta a Peter Sagan (7° sigillo), costante negli sprint e forse anche sulle “mezze” salite. Il Tour 2019 è stato davvero spettacolare, e quest’anno ha “distrutto” il Giro, frenato da un percorso non all’altezza.

TOUR 2019: TRE VITTORIE DI TAPPA, LA MAGLIA GIALLA E QUALCHE DELUSIONE. LA GARA DEGLI ITALIANI

Il protagonista più atteso era senza dubbio Vincenzo Nibali. Difficile che Vincenzo potesse fare classifica nel Tour “imposto” dalla Bahrain, e si è visto: lo Squalo si è staccato ed è andato più volte in apnea, poi però ha trovato la gamba e ha iniziato ad andare in fuga. Avrebbe avuto una chance nella frazione dell’Iseran, se n’è costruita un’altra a Val Thorens: ottimo ritmo, difesa strenua dai big e vittoria di tappa. Dati pazzeschi per Vincenzo, che ha fatto il possibile nel Tour 2019. Il miglior italiano nella generale, invece, è stato un coriaceo Fabio Aru: il cavaliere dei quattro Mori era rientrato un mesetto fa dall’operazione per risolvere il problema all’arteria iliaca della gamba sx, e ha disputato una Grande Boucle decisamente buona. Difesa strenua su ogni salita con la consueta grinta, un paio di tentativi d’attacco e la top-15 nella generale: ha chiuso 14° a 27′ dal vincitore, e forse farà la Vuelta per inseguire una top-5. Nibali e Aru alla distanza, Giulio Ciccone nell’immediato: l’abruzzese ha vissuto un sogno conquistando la maglia gialla, poi ha sofferto per una brutta caduta e un forte mal di schiena, ma ha comunque disputato un’ottima Grande Boucle dopo il grande Giro d’Italia.

L’Italia chiude il Tour de France 2019 con tre vittorie di tappa: Nibali e Trentin dalla fuga, Viviani dallo sprint. Elia ha vinto una sola frazione (Nancy) in un Tour ricco di grandi sprinter: ha faticato contro Ewan e Sagan, cogliendo qualche piazzamento prestigioso e perdendo un paio di volte il suo treno. Per il resto, gli azzurri hanno collezionato piazzamenti: solido e costante Pasqualon (meriterebbe più della Wanty), in chiaroscuro Colbrelli, in crescita Bonifazio che ieri ha chiuso terzo. Un buon Tour per gli italiani (eccezion fatta per Moscon, fuori condizione), un ottimo Tour per gli appassionati: il bilancio è assolutamente positivo.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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