Oggi cade il cinquantanovesimo anniversario della scomparsa del Campionissimo piemontese, un fuoriclasse capace di incantare intere generazioni con le sue vittorie ed uno stile inconfondibile.

L’azione infaticabile di Fausto Coppi (fonte Gazzetta dello Sport)

“L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare”. Il Premio Nobel per la letteratura nel 1925, George Bernard Shaw, spiegava così la crescita dell’uomo, individuando nella perdita dell’aspetto ludico e del divertimento la causa principale dell’invecchiamento. Indubbiamente, per molti appassionati delle due ruote, il 2 gennaio 1960 ha segnato la fine di una parte importante della propria vita. A Tortona, a causa della malaria contratta in un safari in Africa, si spegneva Fausto Coppi, il Campionissimo, l’uomo che, grazie alle sue imprese su una bicicletta, aveva conquistato le simpatie e gli apprezzamenti di tanti sportivi, vincendo cinque Giri d’Italia e due Tour de France. E, per chi aveva vissuto intensamente la sua epopea, quel giorno è stato traumatico e significativo. Ha comportato la fine di pomeriggi trascorsi alla radio, ascoltando la narrazione delle cavalcate del piemontese di Castellania. Ha chiuso un periodo di tempo più o meno lungo passato ad emulare le gesta dell’Airone, elegante e preciso nella sua andatura composta in sella. D’un colpo, in tanti si sono riscoperti invecchiati e cresciuti.

FAUSTO E GINO

Incredulo e addolorato, Gino Bartali era presente ai funerali di Coppi. Lui e Fausto hanno animato l’immediato dopo guerra con i loro duelli lungo le strade d’Italia e di Francia. Salita o discesa, pianura o montagna: ogni occasione era buona per assistere a questa lotta tra titani. Una rivalità nata nel 1940, quando il Campionissimo, cinque anni più giovane di Ginettaccio, si impose a sorpresa al Giro, sovvertendo alle gerarchie originarie nella Legnano, che lo vedevano nei panni di gregario del toscano. Dal 1946 al 1950, è andata in scena una continua sfida entrata nella leggenda e capace di dividere l’Italia del tifo in due fazioni. Eppure, nonostante una fiera ed acerrima rivalità, tra i due corridori non è mai venuto a mancare il rispetto. Anzi, il 1960 doveva essere una stagione clamorosa, quella del rilancio dell’Airone di Castellania nella squadra allestita da Ginettaccio. La malaria ha negato a tanti appassionati di godersi uno spettacolo unico.

SFIDE

Coppi è sempre stato un combattente amante delle sfide. Tuttavia, la sua vita è stata segnata anche da lotte non solo in bici. Fausto non ha esitato a sfidare il pensiero della società e delle istituzioni per amore di Giulia Occhini, la cosiddetta “Dama bianca”. Si trattava di una relazione extraconiugale che  tra il 1954 ed il 1955 comportò la rottura dei rispettivi matrimoni, la formazione di un nuovo vincolo tra Fausto e Giulia in Messico (mai riconosciuto dall’Italia) e la nascita di Angelo Fausto Coppi, detto Faustino. Una vicenda che segnò il Paese e, per il grande clamore suscitato, influenzò gli ultimi anni della carriera del Campionissimo, desideroso di risollevarsi nel ’60 dopo le recenti sfortune. Ed invece tutto si è concluso tragicamente a Tortona. Il 2 gennaio 1960, l’Airone di Castellania smette di volare per sempre.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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