Lo storico ciclista trentino, un Giro d’Italia e tante classiche vinte, compie quest’oggi 67 anni: il nostro omaggio a uno dei più grandi campioni delle due ruote!

15 ANNI IN GARA, TANTE SODDISFAZIONI E QUALCHE SUCCESSO SFIORATO: L’EPOPEA DI FRANCESCO MOSER

La famiglia Moser e il ciclismo hanno visto le loro strade incrociarsi più volta, e non solo per quel ragazzo che debuttò tra i professionisti a 22 anni, e ha chiuso la propria carriera nel 1988 con la bellezza di 273 corse vinte nel ciclismo su strada italiano e mondiale: si può dire infatti che Francesco Moser, chiamato da tutti ”lo sceriffo” per la capacità di guidare il gruppo e indirizzarne le scelte negli anni d’oro, abbia iniziato a correre quasi per emulazione. I fratelli Enzo, Aldo e Diego avevano corso o stavano correndo, e allora anche il giovane Francesco, nato il 19 giugno 1951 a Palù di Giovo, decise di seguire la stessa strada. Il suo debutto tra i pro’, l’abbiamo detto poc’anzi, avviene nel 1973, ma la prima soddisfazione da corridore è targata 1971: Moser, ancora dilettante, conquista l’argento nella prova in linea dei Giochi del Mediterraneo, e arriva alle Olimpiadi di Monaco 1972 come uno dei grandi favoriti per la vittoria del titolo a cinque cerchi. Non succederà nulla, un po’ perchè Moser venne penalizzato da un problema a una gomma, e un po’ perchè gli azzurri erano scossi dall’attacco di Settembre Nero (ce l’aveva raccontato lui stesso, leggete qui): l’unica Olimpiade di Francesco si concluderà dunque con un ottavo posto, e sarà una delle sue ultime gare da dilettante.

Nel 1973 infatti Moser passa professionista, dando inizio a una carriera favolosa: in 15 anni, lo Sceriffo vincerà 273 corse e diventerà per distacco l’italiano più vincente di sempre nel mondo del ciclismo (seguono Saronni a 193 e Cipollini a 189), nonchè il terzo al mondo, visto che lo precedono nella classifica mondiale solo Merckx (426 vittorie!) e van Looy (379). Il primo anno da pro’ lo vede conquistare la prima tappa al Giro a Firenze, ma la prima annata magica, per Francesco Moser, arriva nel 1975: è in quella stagione che il trentino disputa l’unico Tour de France della sua carriera, vincendo due tappe e chiudendo settimo nella classifica generale. Ma soprattutto, veste la maglia gialla conquistando a sorpresa una cronometro. Un successo che lo stesso Moser ha poi raccontato così: ”La crono aveva un vincitore già designato, era Merckx e tutti erano pronti a festeggiarlo, maglia gialla compresa: vinco la tappa e, quando sto per indossarla, mi accorgo che al posto del nome della mia squadra c’è scritto Molteni (la squadra del Cannibale, ndr). A quel punto, me la sono tolta e finchè non ci hanno cucito sopra lo stemma della Filotex mi sono rifiutato di vestire il simbolo del primato”. Ed è nel 1975 che Moser conquista anche il primo Giro di Lombardia, con un grande scatto ai -30km che lascia sul posto De Vlaeminck e Merckx. La grande storia col Giro d’Italia, fatta di delusioni e di un grande successo, inizia invece un anno dopo, quando vince tre tappe e chiude quarto nella classifica generale. Moser è un grandissimo passista, abilissimo a cronometro e nelle tappe di mezza montagna, ma soffre le grandi salite e questo per anni gli impedirà di portare la maglia rosa all’arrivo del Giro d’Italia: le sue abilità, però, gli consentono di vincere tante classiche e di essere sempre in lotta per il titolo mondiale, nonchè di conquistare il Mondiale nell’inseguimento individuale su pista nel 1976.

Ma torniamo alle classiche e alle mille vittorie di una carriera straordinaria: il Giro di Lombardia del 1975 non resta a lungo l’unica classica-monumento vinta da Moser, che un anno dopo sfiora il Mondiale e viene battuto da Maertens, e nel 1977 diventa ufficialmente uno dei grandi del ciclismo mondiale. La sua vittoria alla Freccia Vallone è superlativa, e lo vede prevalere sugli specialisti locali, ma soprattutto a fine anno arriva l’atteso titolo iridato a San Cristobal (Venezuela), battendo Thurau e riprendendosi ciò che non era arrivato nella stagione precedente: c’era da riscattare quella delusione, ma anche un Giro nel quale Moser aveva vestito la maglia rosa per 13 tappe ed era poi stato sconfitto sul più bello da Pollentier. La corsa rosa resterà un tabù anche negli anni seguenti e nonostante tante vittorie di tappa (3° nel 1978, 2° nel 1979 dietro Saronni, male nel 1980), ma le classiche regalano sempre soddisfazioni al passista di Palù di Giovo: Francesco Moser vince la sua prima Roubaix nel 1978, lasciando sul posto l’attonito De Vlaeminck, e la conquista anche nel 1979 e nel 1980, riuscendo a vincerla per tre anni consecutivi e ottenendo un risultato straordinario: nel mezzo, il 2° posto al Mondiale e il nuovo successo al Giro di Lombardia del 1979, ma anche una Gand-Wevelgem e un Giro delle Fiandre sfiorato. È un’epopea strepitosa la sua, alla quale manca però il successo al Giro d’Italia.

RECORD DELL’ORA, VITTORIA AL GIRO E RITIRO: IL MOSER MATURO E I GIORNI NOSTRI

E proprio la corsa rosa diventa il grande obiettivo di Francesco Moser, che si prepara per essere il più forte al Giro d’Italia e vive un nuovo anno magico nel 1984, a 33 anni suonati: nei suoi successi di quell’anno, sono determinanti determinazione e duro sacrificio, ma anche… le ruote lenticolari. Moser è uno dei primi a intuire le potenzialità di questo strumento, che ormai è entrato nel ciclismo mondiale e viene sfruttato in ogni tipo di cronometro, ma allora rappresentava ancora un’innovazione tecnologica non totalmente accettata dai puristi: grazie alle ruote da cronometro, arriva lo strepitoso record dell’ora ottenuto in altura e a Città del Messico, un 51,151km che è risultato difficilissimo da battere fino a pochi anni fa (e che è stato sempre ritenuto il primato da superare, anche se l’UCI ha derubricato i risultati ottenuti con bici da crono a ”record con bici speciali”), e grazie alle ruote lenticolari Moser conquista finalmente il Giro d’Italia. Succede tutto nella cronometro finale, quando il trentino partiva secondo alle spalle di Fignon, ma riesce a superarlo andando fortissimo e guadagnandogli oltre 3” a km: da 1’21” di ritardo, Moser chiuderà con 1’03” di vantaggio, infliggendo 2’24” al francese e vincendo l’unico Giro d’Italia della sua carriera. Ma quel successo non va ridotto solo all’ultima tappa, perchè rappresenterebbe un insulto a un grandissimo corridore: Moser vince tre frazioni, tra le quali ci sono le due cronometro, in un giro che vede i corridori scioperare per protesta contro le precarie condizioni di sicurezza nella 7a tappa e il direttore di gara eliminare lo Stelvio tra le polemiche nella 15a. Secondo Fignon, quella scelta venne fatta per favorire Moser, che però tiene la maglia rosa per ben 17 frazioni su 22, e la porta al traguardo: il successo tanto atteso è arrivato, in un anno che lo vide vincere anche la Milano-Sanremo con un attacco nella discesa del Poggio imitato quest’anno da Nibali, e gli anni seguenti della carriera dello Sceriffo non lo porteranno ad altri exploit.

Francesco Moser ai giorni nostri: è stato inserito nella Hall of Fame del Giro

Moser si ritirerà nel 1988, iniziando la sua nuova attività: produrre vini nell’azienda vitivinicola di famiglia, e diventare un imprenditore in questo campo, non prima di aver tentato di riprendersi il record dell’ora nel 1994 e a 43 anni suonati (ottenendo il secondo risultato dell’epoca): l’azienda vinicola di Moser è stata la prima a piantare in Italia Chardonnay e Muller Thurgau, e ha prodotto il vino ”51,151”, dedicato proprio a quel record dell’ora. Nel mentre, Moser (che gestisce l’azienda insieme ai figli, anche se Ignazio ora si è lanciato nella tv col GF Vip: resiste nel ciclismo, invece, il nipote Moreno), si dedica alla caccia, una delle sue grandi passioni insieme a vino e ciclismo. Va in onda su Caccia TV con la serie ”A caccia con Moser”: un hobby da coltivare per un grandissimo del ciclismo e membro della Hall of Fame del Giro d’Italia dal 2015, reso indimenticabile anche dagli infiniti duelli con Giuseppe Saronni e da una rivalità che divise il paese. E allora tanti auguri a Francesco Moser, che quest’oggi compie 67 anni!

Il vino ”51,151”, dedicato al record dell’ora

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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