Il punto sul Giro d’Italia 2018, che vive quest’oggi la seconda giornata di riposo dopo l’arrivo in salita sul Gran Sasso: i due capitani della Mitchelton-Scott continuano a sorprendere, Froome e Aru le grandi delusioni. Che succede ai due campioni?

Giro d'Italia 2018

Simon Yates esulta dopo la vittoria al Gran Sasso (fonte foto: ilcentro.it)

GIRO D’ITALIA 2018, IL PUNTO SUI BIG: YATES E CHAVES ILLUMINANO LA CORSA

Due compagni di squadra con pari possibilità di vincere un grande Giro: in un ciclismo dominato dai grandi capitani e dalle squadre con una sola punta, è successo raramente, e il primo precedente che ci viene in mente risale al Giro d’Italia 2004 e allo sgarbo di Cunego al capitano Simoni, che portò alla vittoria del veneto e alla sua precoce esplosione dopo il successo di Montevergine di Mercogliano. La situazione in casa Mitchelton-Scott è molto simile dal punto di vista della classifica, ma totalmente diversa nel rapporto tra i due corridori: Simon Yates ed Esteban Chaves non venivano dati tra i favoritissimi prima del via di un Giro che, secondo gli esperti, si doveva giocare tra Froome e Dumoulin, e forse anche tra Tom e Christopher, ma stanno sorprendendo tutti a suon di vittorie e gioco di squadra. L’Etna ha mostrato per la prima volta la supremazia di una Mitchelton-Scott che ha in squadra scalatori e passisti come Jack Haig, Mikel Nieve e Roman Kreuziger, al servizio di due capitani in grande spolvero: Chaves è stato aiutato dalla miopia di un gruppo che l’ha lasciato in fuga per svariati km nella frazione siciliana, Yates l’ha seguito scattando agli 1.5km e facendo la differenza su tutti gli altri big. In quell’occasione, Simon (spesso oscurato dal fratello Adam, considerato più forte e completo) aveva ripreso il compagno di squadra, tirandogli però la volata e non staccandolo: perchè, in casa Mitchelton-Scott, si vince e si perde insieme. Si è visto anche ieri sul Gran Sasso, quando Yates ha vinto in volata con la maglia rosa e Chaves è arrivato terzo, conquistando il secondo posto nella generale a 32” dal compagno e scavalcando un Dumoulin che ha avuto il primo cedimento dove nessuno se l’aspettava: anche il Gran Sasso, coi suoi ultimi 5km in cui non si scendeva mai sotto il 10% di pendenza, può fare la differenza. Chiedere per credere a Froome e Aru (vedi sotto), totalmente oscurati dal duo della Mitchelton-Scott. Che succederà nelle prossime tappe? Difficile dirlo, ma non sono previsti sgarbi tra compagni e il duo Chaves-Yates l’ha ribadito più volte: chi sarà più in forma, vincerà le tappe e potrà attaccare con l’aiuto dell’altro. Due punte per mandare tutti in crisi, che per il momento stanno ponendo la squadra australiana in posizione di forza: vedremo se la forma di Simon ed Esteban resisterà fino alla terza settimana, quando il triplo arrivo in salita che precederà l’arrivo di Roma concederà una grande chance per recuperare il distacco che Dumoulin dovrebbe rifilare a tutti nella seconda cronometro del Giro.

GIRO D’ITALIA 2018, GLI ALTRI BIG: DUMOULIN RESISTE, PINOT E POZZOVIVO POSSONO FARE DI PIÙ

E veniamo proprio a Dumoulin, che ieri ha perso 12” (più dieci di abbuono) ed è scivolato a 38” da Simon Yates nella classifica generale, ma è assolutamente tranquillo: l’olandese sembra in buonissima forma, e anche se soffre le elevate pendenze, sa che il suo Giro si giocherà tutto tra il termine della seconda settimana e il triplo arrivo in quota della terza. Lo Zoncolan, che arriverà dopo qualche giorno relativamente tranquillo, rappresenterà il grande banco di prova per il vincitore del Giro 2017: tutti si aspettano un suo crollo, e resistere sulle durissime pendenze del Kaiser vorrebbe dire rifilare uno schiaffo morale agli altri big. Anche perchè martedì 22, dopo il terzo e ultimo giorno di riposo, ci sarà la cronometro che lo vedrà guadagnare praticamente su ogni rivale (a meno di stravolgimenti): arrivare a quella tappa con un minuto o meno di distacco da Yates potrebbe significare la riconquista della maglia rosa in vista della terza settimana di corsa. Chi è chiamato ad attaccare, invece, è Thibaut Pinot: il francese è uscito dal Tour of the Alps con una condizione mostruosa, ma sin qui si è solo esibito in qualche sprint per strappare abbuoni e piazzamenti. La generale lo vede quarto a 41” da Yates, e verosimilmente vedremo agire Pinot sullo Zoncolan: restare in attesa anche lì, vorrebbe dire mettere a rischio il podio del Giro. Discorso diverso per Pozzovivo: Domenico ha fatto buone cose sia sull’Etna che sul Gran Sasso, dove però si è bruciato lanciando troppo presto lo sprint e chiudendo a 4” dai primissimi. Dovrà crescere per centrare il podio, e sperare che la buona resistenza mostrata nel prologo di Gerusalemme si ripeta anche nei 35km da Rovereto a Trento: sulla carta veniva considerato uno dei peggiori (tra i big) a cronometro, ma sarà la strada a stabilire se riuscirà o meno a centrare il tanto atteso podio in un grande Giro.

GIRO D’ITALIA 2018: CHE SUCCEDE AD ARU E FROOME?

Abbiamo parlato del duo della Mitchelton-Scott e degli altri big, e ora tocca alle delusioni di questo Giro: parliamo ovviamente di Chris Froome e Fabio Aru, che arrivavano alla corsa rosa con tutti gli occhi puntati addosso, e invece si ritrovano ad essere molto lontani dopo nove tappe. Il sardo sembra aver sbagliato completamente la preparazione, al punto da essere in grave difficoltà non appena gli altri cambiano ritmo: ieri si è ritrovato a boccheggiare ai -3km e crollare mentre tirava l’Astana, chiudendo a 1’14” dal vincitore e scivolando a 2’36” di distacco da Simon Yates nella classifica generale. Le gambe del Cavaliere dei Quattro Mori sembrano essere davvero pesanti, e non ci stupiremmo affatto se dovessero sbloccarsi solo nelle ultimissime tappe, quando tutto potrebbe essere compromesso: l’ennesimo errore di valutazione e preparazione di Fabio, che nell’ultimo periodo ha perso la bussola e ora, a 27 anni, rischia di avviarsi verso la strada dell’eterna incompiuta (una strada che nessuno avrebbe pronosticato per lui, dopo il grande successo nella Vuelta 2015). Situazione simile per Chris Froome, che sembra davvero imballato in questo Giro d’Italia: il britannico, per sua stessa ammissione, ”non pensava che il Giro fosse così duro e stressante dal punto di vista altimetrico e del ritmo di gara”, e forse ha sottovalutato la corsa rosa nella preparazione, arrivando al 50-60% con l’obiettivo di vincere controllando ed essere al 100% al Tour. Questo, sommato a una squadra che (in primis Poels, 25° nella generale a quasi 6′) non è straripante come negli anni scorsi, alle due cadute (prima tappa e Montevergine) e allo stress per il procedimento ancora aperto per la positività al salbutamolo, potrebbe pregiudicare la sua grande prestazione nel Giro d’Italia 2018: dopo aver perso 1’04” nel tracollo di ieri (senza Henao, sarebbero stati 2′ in due km: Froome era alla deriva), Froomy si trova a 2’27” da Yates. Un distacco elevatissimo per un corridore del suo calibro, che ieri ha mostrato tutta la sua preoccupazione: un ulteriore imbarcata sullo Zoncolan lo condannerebbe a un Giro davvero anonimo, anche se Dario David Cioni (ds della Sky) sostiene che il britannico sarà al top sulla storica salita e da lì inizierà la sua rimonta. Al momento sembra difficile, così come sembra difficile che Superman Lopez possa fare grandi cose in questo Giro: il colombiano ha messo due volte la squadra a tirare per poi staccarsi irrimediabilmente nei km finali, e si trova a 2’34” dal leader. Completa il podio alla rovescia dei delusi, e viene oscurato totalmente da Chaves e dall’altro sudamericano volante del Giro 2018: stiamo parlando di Carapaz, 5° nella generale con 1’20” di ritardo e maglia bianca. È lui la grande rivelazione del Giro, e vedremo se riuscirà a stupirci ulteriormente nel prosieguo di una corsa rosa davvero imprevedibile.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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