Manca poco alla Milano-Sanremo 2017. Un corsa speciale per i ciclisti italiani, che si sono imposti a più riprese. Andiamo a ripercorrere la storia della Classicissima di primavera ripercorrendo i successi azzurri… in maniera particolare.

Il logo della Milano-Sanremo (fonte Wikipedia)

IL DOMINIO AZZURRO

Sanremo solitamente è famoso nel mondo per il Festival canoro che si tiene ogni anno a febbraio. Una rassegna che dura dal 1951. Quarantaquattro anni in più della corsa in linea di un giorno più celebre d’Italia. Curiosamente, il 1951 è un’annata particolare perché fa da spartiacque tra l’epoca dei campionissimi azzurri ed il dominio “straniero” dei decenni successivi. Niente più vittorie per Fausto Coppi, quello “con un cuore grande come l’Izoard”, come cantava Gino Paoli. Solamente un anno prima, nel 1950, Gino Bartali conquistava la sua quarta Milano-Sanremo, ultimo grande sigillo dopo il leggendario Tour del ’48 la Grande Boucle più indigesta ai francesi, al punto che, secondo Paolo Conte, “le palle ancora gli girano”. Da tempo si erano esaurite le gesta di Learco Guerra, Alfredo Binda, Gaetano Belloni e Giuseppe Olmo, campionissimi per cui sono stati utilizzati “fiumi di parole”, riprendendo il titolo del pezzo sanremese dei Jalisse nel 1997. Per non parlare di Costante Girardendo, finito nella leggenda sia per le sei vittorie nella Classicissima di Primavera (record battuto solo da Merckx) sia per l’amicizia con il bandito Sante Pollastri cantata da Francesco De Gregori.

IL DOMINIO DI MERCKX &CO.

Se Nilla Pizzi tra il ’51 ed il ’52 realizzava una doppietta sul palco dell’Ariston, Loretto Petrucci vinceva due Milano-Sanremo consecutive (1952-1953). Poi iniziò il dominio degli atleti di altri paesi. Comandava il Belgio di Merckx e De Vlaeminck. Se non fosse stato per Michele Dancelli, Felice Gimondi e Pierino Gavazzi la Classicissima sembrerebbe una corsa del Nord. Roba da “… dirsi ciao!”. Sono gli anni dei duelli tra il Cannibale e Gimondi. È una sfida all’ultima pedalata che emoziona tantissimi appassionati, tra i quali anche Enrico Ruggeri, vincitore del Festival 1993.

GLI ANNI ’90

Già, il 1993, gli Anni ’90. L’ultima decade del XX secolo vede il ritorno al top degli azzurri alla Milano-Sanremo. In questo decennio, l’Italia conquista 5 vittorie, grazie a Gianni Bugno, Claudio Chiappucci, Maurizio Fondriest, Giorgio Furlan e Gabriele Colombo. Cinque perle che interrompono un digiuno che durava dal 1984, anno in cui Francesco Moser si prese la rivincita sull’acerrimo rivale Beppe Saronni. Altroché “colpo di fulmine” alla Giò Di Tonno e Lola Ponce nel 2008.

GLI ULTIMI ACUTI

Nel nuovo Millennio, c’è poco spazio per l’Italia. Dominano Germania, Spagna ed i paesi anglofoni. Eppure ci sono momenti di gloria per le stelle azzurre. Mario Cipollini, da vero Re Leone, chiude il suo “cerchio della vita” ciclistica nel 2002, con la doppietta Sanremo-Mondiale. “Nessun grado di separazione” con l’anno successivo, il 2003. Sul lungomare ligure, sventola ancora il tricolore. Stavolta per merito del Grillo Paolo Bettini. Nel 2005 tocca ad Alessandro Petacchi, “Ale-Jet” per gli amici, “uomo volante” sanremese, capace di imporsi alla sua maniera. L’anno dopo tocca a Filippo Pozzato mettere a segno il colpaccio. E poi? Poi il vuoto. Zeru tituli dal 2007 al 2016. Ora si può svoltare, si può cambiare l’inerzia che vede l’Italia ultimamente sempre beffata. In fondo, avvertendo l’atmosfera sanremese, “si può dare di più”.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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