Il campione slovacco torna a sorridere dopo una prima parte di stagione poco esaltante. E sogna la settima maglia verde al Tour.

Peter Sagan (fonte Sportsnet)

L’Incredibile Hulk è tornato. Stavolta però la reincarnazione della creatura della Marvel pedala forte, fortissimo, specialmente negli ultimi metri. Non si tratta di Bruce Banner, il fisico nucleare vittima di un incidente capace di cambiargli la vita. Stavolta, l’alter ego del supereroe è Peter Sagan. Uno che è eroico già di per sé, con quella capacità di rendere tutto semplice in un mondo difficile, dallo sprint vincente all’acrobazia in corsa. La naturalezza con cui esegue qualsiasi cosa ed il cospicuo numero di successi accumulati in questi anni gli ha ritagliato attorno la fama di invincibile. Ed invece l’avvicinamento al Tour de France ha dimostrato che anche i campionissimi possono avere le polveri bagnate. Anche loro possono essere improvvisamente scarichi nei superpoteri. Basti pensare all’andamento nelle classiche primaverili, specialmente nelle monumento, in cui il miglior risultato è stato il quarto posto carico di rimpianti alla Milano-Sanremo. Per il resto, pochi acuti e tanti dubbi.

MONUMENTALE

Sagan ha accettato questo momento, ma non si è arreso. Ci ha riprovato con pazienza e tranquillità, per sua stessa ammissione. Quando ha visto il traguardo di Colmar è diventato davvero incredibile. Se nei fumetti “Hulk spacca!”, in strada Sagan vince. L’uomo vestito di verde, simbolo del primato nella classifica a punti, ritrova la pedalata potente e vola via per poi mostrare i muscoli dopo il traguardo. Nessuno riesce a resistergli a ruota. Non appena lo slovacco apre il gas, gli altri perdono contatto. Matteo Trentin non ha il suo stesso spunto, Sonny Colbrelli e Wout Van Aert non sono lucidi come Peter a preparare la volata, con lo slovacco impeccabile nel scegliersi le prime posizioni e le ruote giuste. Incertezze che si rivelano fatali nel finale. Sul traguardo il capitano della Bora Hansgrohe torna a sorridere. Non sarà una classica monumento, ma per come ha vinto oggi e dopo tante difficoltà il monumento glielo avrebbe fatto volentieri Auguste Bartholdi, lo scultore francese di Colmar che progettò e realizzò insieme a Gustave Eiffel la Statua della Libertà. Calma, serenità, consapevolezza dei propri mezzi, cinismo e talento: sì, stavolta, Hulk-Sagan “è il più forte che c’è”.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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