La diciottesima tappa del Tour de France vede la doppietta del team Ineos. Michal Kwiatkowski e Richard Carapaz salvano lo squadrone britannico e lanciano la sfida nel futuro al dominio Jumbo-Visma.

L’abbraccio tra Richard Carapaz (a sin.) e Michal Kwiatkowski (fonte Getty Images Ineosgrenadier,com)

L’impero è crollato. La dinastia ha abdicato. Dopo cinque anni di trionfi con tre corridori diversi, la Ineos, ex team Sky, cede il passo al Tour de France. Dalle classifiche dominate nell’ultimo triennio, con sempre due ciclisti nella top 5, lo squadrone britannico non avrà nemmeno un suo rappresentante sul podio parigino o almeno nei suoi dintorni. Colpa di scelte sbagliate e tanta sfortuna in una stagione decisamente atipica, aggravata dalla tragica scomparsa del direttore sportivo Nico Portal. Chris Froome e Geraint Thomas sono stati esclusi dalla Grande Boucle a favore di Egan Bernal. Tuttavia il mal di schiena e, forse, l’enorme pressione derivante dal dorsale numero 1 hanno messo fuorigioco il giovanissimo colombiano estromettendolo dalla gara all’inizio della terza settimana e rendendo questo Tour un vero e proprio fallimento per la corazzata britannica.

DEBACLE

Poco prima della clamorosa crisi di Bernal sul Grand Colombier erano già serpeggiati i primi malumori da parte degli esclusi. Dall’esilio dorato alla Tirreno-Adriatico, i vecchi re non risparmiavano qualche stilettata alla dirigenza. Chiare e nitide le parole di Froome: “Penso anche che Geraint e io abbiamo molta esperienza, avendo vinto cinque volte la corsa (il Tour de France ndr.), e avremmo potuto offrire il nostro contributo aiutando la squadra”. Dichiarazioni che lasciavano presupporre una situazione non idilliaca all’interno del team Ineos. Il ritiro di Bernal, impossibilitato a proseguire a causa dei guai fisici, è stato una dura mazzata per la selezione impegnata al Tour. Schiacciati nettamente nell’attesissimo confronto tra corazzate dalla Jumbo-Visma, che ha sostituito al potere l’ex Dream Team inglese, e privi del proprio leader, la squadra ha davvero vissuto l’incubo di vivere una corsa anonima.

GRUPPO

Il ciclismo esercita un fascino notevole perché rispecchia per certi aspetti l’andamento della vita. Si possono toccare picchi di esaltazione o precipitare a fondo. Il monaco e saggista Enzo Bianchi rispondeva a chi gli faceva notare quanto si potesse finire in basso che spesso “andando a fondo si scoprono le fondamenta”. Il team Ineos è ripartito proprio da questo, dalle basi per ricostruire il suo edificio. E l’ingrediente vincente in ogni squadra resta il gruppo. Così, a ben pensarci, non è nemmeno un caso se a togliere la formazione britannica dai guai ci abbiano pensato due veri e propri capisaldi, sempre presenti nei momenti difficili. Michal Kwiatkowski è un veterano all’interno dell’ex Sky, con cui corre dal 2016. In gruppo lo chiamano “Kawasaki”, sia per l’assonanza con il cognome degno di uno scioglilingua, sia per il suo essere un motorino inesauribile al servizio dei compagni. Dall’impero di Froome agli acuti di Thomas e Bernal, il polacco, campione del mondo nel 2014, è stato un pilastro immancabile su cui fare affidamento. Richard Carapaz, invece, è alla sua prima annata con Ineos, dopo tre stagioni con la Movistar. L’ecuadoriano ha spesso avuto l’onere non indifferente di dover salvare il bilancio della formazione spagnola in diverse gare, pur non disponendo sempre di armate valide. E, nemmeno troppo casualmente, l’unico sigillo dello squadrone biancoazzurro finora porta proprio la sua firma, con la memorabile cavalcata nel Giro d’Italia 2019.

FUTURO

Sono stati loro due, Michal e Richard, passista il primo, scalatore il secondo, a riportare il sorriso al team Ineos. A vincere la diciottesima tappa, dopo una fuga lunghissima e spettacolare, non è stato tanto un corridore, ma l’amicizia, vero motore di una squadra. In un ultimo chilometro infinito, quegli sguardi abbinati ai sorrisi reciproci sembrano ripetere in coro la stessa piacevole conferma: “Hai un amico in me”, come canta Riccardo Cocciante. Probabilmente la miglior ammissione possibile nei momenti di difficoltà. Certo, le regole della bicicletta non ammettono eccezioni: la vittoria andava assegnata e il traguardo ha premiato il pilastro silenzioso del team, scortato in un abbraccio affettuoso dal miglior cacciatore di opportunità. E l’occasione ideale per Carapaz, ora, si chiama maglia a pois, che vestirà da stasera e cercherà di portare fino a Parigi per rendere il Tour degli inglesi decisamente meno amaro. Dal traguardo di La Roche sur Foron l’ex Dream Team riscopre i capisaldi per ripartire e resistere contro il dominio Jumbo-Visma. Il trono tra le migliori squadre è perduto, ma non è impossibile riconquistarlo.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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