Il Tour de France entra nel vivo e vede subito uscire di scena Thibaut Pinot e Julian Alaphilippe dalla lotta per la vittoria finale.

Thibaut Pinot (a sin.) e Julian Alaphilippe, i protagonisti in negativo dell’ottava tappa del Tour de France

Sono 254 i chilometri che separano il Peyresourde da una località divenuta l’emblema della disfatta nella narrativa medievale francese: Roncisvalle. Secondo la celebre Chanson de Roland, apice del ciclo di racconti di età carolingia, nel piccolo passo tra i Pirenei della Navarra spagnola si sarebbe consumato il massacro perpetuato dai Mori saraceni ai danni della retroguardia dei Franchi guidata dal prode Orlando. Allora fu decisivo l’inganno di Gano di Maganza, nobile franco rivale dello stesso Orlando che architettò la fine del nipote di Carlo Magno. Sul Peyresourde, invece, non è stato necessario ricorrere a sottili trame politiche. A tradire la fiducia dei tifosi francesi presenti lungo la strada, rigorosamente muniti di mascherina, sono stati proprio due dei loro beniamini: Thibaut Pinot e Julian Alaphilippe.

ILLUSIONE

Sulla carta dovevano essere loro gli eroi destinati a riportare la Marsigliese sul podio di Parigi a distanza di 35 anni dall’ultimo trionfo. Il primo, nella scorsa edizione, era sembrato il più forte in salita prima di incappare in un grave infortunio; il secondo aveva stupito tutti, guidando la classifica quasi fino alla fine. Logico, dunque, aspettarsi una loro zampata con un percorso più adatto alle loro caratteristiche. Il Tour de France 2020 appariva piuttosto vicino alle virtù principali dei due galletti, estremamente esplosivi e scattanti quando la corsa diventa una battaglia frontale. E invece i francesi hanno buone possibilità di vedere allungarsi il loro digiuno.

RESA

Del resto, i segnali di un disallineamento degli astri rispetto alla scorsa edizione si erano notati già negli scorsi giorni. Pinot era rimasto coinvolto in una caduta al termine della prima tappa, presentandosi al traguardo con svariate escoriazioni. Insomma, la sorte aveva già scelto il suo Paperino e a poco è servita la sua grinta. Oggi, nell’ottava tappa, le rampe pirenaiche hanno assestato il colpo di grazia alle speranze del capitano della Groupama FDJ. Thibaut ha incassato l’ennesima delusione nascondendo le lacrime velate sotto gli occhiali scuri, ma mantenendo per certi aspetti una discreta dignità nell’ostentare il suo dramma sportivo. L’affetto con cui tutti i gregari si sono stretti a lui è indicativo della leadership che Pinot si è costruito con la sua genuinità. Anche per questo sono in molti a piangere con lui. Alaphilippe, invece ha tentato l’assalto all’arma bianca, scattando in faccia agli avversari. Ma così facendo non ha fatto altro che esporsi tremendamente alle rasoiate altrui. Se Thibaut si è arreso di fronte al proprio destino, Julian lo ha sfidato come un giocatore di poker consapevole di non poter contare su carte valide, ma estremamente fiducioso nell’arte del bluff. Attaccare per far paura come ultima soluzione. L’accelerazione di Tom Dumoulin è stata letale, facendo naufragare il vincitore della scorsa Milano-Sanremo.

SPERANZA

Tuttavia anche dopo una disfatta resta viva la speranza. La Chanson racconta che Carlo Magno fece giustizia della retroguardia massacrata. Il calendario offre una pronta rivincita ad Alaphilippe, che potrà rifinire la sua condizione in vista del Mondiale a Imola, su un percorso apparentemente disegnato per lui. Pinot potrebbe tentare la sorte al Giro d’Italia, in una terra che gli ha regalato già tante soddisfazioni. E l’onore della Francia potrebbe essere ancora salvato da un redivivo davvero inatteso: Romain Bardet. Il corridore dell’AG2R, infatti, sembrava condannato a una gara sciatta e senza lampi, ma la discesa del Peyresourde ha restituito una versione diversa del transalpino, finalmente lucido e concreto, come nei Tour 2016 e 2017, quando nelle sue giornate migliori riusciva a lasciarsi alle spalle Sua Maestà Chris Froome. Forse nella sua giornata peggiore, la Francia ha ritrovato un protagonista che pensava perduto.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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