L’IPC ha revocato l’organizzazione dei Mondiali di nuoto paralimpico 2019 alla Malesia: ecco le motivazioni della scelta e i risvolti futuri.

Mondiali nuoto paralimpico

MONDIALI NUOTO PARALIMPICO: REVOCATA L’ORGANIZZAZIONE ALLA MALESIA

Nel 2019, ci troviamo ancora a commentare episodi deprecabili ad ogni livello: razzismo e discriminazione del ”diverso” non hanno abbandonato il mondo dello sport, e con nostro dispiacere neppure una piccola parte del mondo paralimpico. Sembra assurdo, ma è così. La conferma l’abbiamo avuta nella giornata odierna, con una notizia che ha fatto molto rumore: durante la riunione del board IPC (Comitato Internazionale Paralimpico) per i lavori dell’81° meeting mondiale, è stata infatti revocata l’organizzazione dei Mondiali di nuoto paralimpico 2019 alla Malesia. Il motivo, soprattutto nel giorno che segue la Giornata della Memoria dedicata alle vittime della Shoah (27 gennaio), fa accapponare la pelle: i Mondiali malesi sarebbero stati interdetti agli atleti di Israele per motivi di discriminazione politica.

Una presa di posizione inaccettabile, che l’IPC non poteva avallare in nessun modo. E così, il mondo che ha fatto propri i principi d’uguaglianza e fratellanza ha preso una posizione dura e assolutamente giusta: niente Mondiali in Malesia, e parte la ricerca di una nuova sede che possa garantire lo svolgimento delle gare dal 29 luglio al 4 agosto (sostituendo la malese Kuching). Una ricerca che sarà frenetica: i Mondiali di nuoto paralimpico del 2019 qualificano alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, e dunque non possono essere cancellati dal calendario o ripensati.

MONDIALI NUOTO PARALIMPICO, PANCALLI SPIEGA LA DECISIONE DELL’IPC

La decisione dell’IPC viene spiegata in termini esaustivi da Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, membro italiano del board IPC e promotore della mozione (nonchè ex nuotatore dalla gloriosa carriera): ”Abbiamo assunto questa iniziativa con grande convinzione. La missione dello sport paralimpico è l’inclusione, costruire ponti e non barriere: non possiamo accettare esclusioni, lo sport è uno strumento di linguaggio universale e non può accettare intromissioni politiche. Si tratta di un segnale importante, dato tra l’altro nella Giornata della Memoria: non possiamo abbassare la guardia nei confronti della discriminazione e dell’intolleranza”.

Una posizione che sposiamo in toto, nella speranza che non avvengano più eventi deprecabili questo tipo: siamo stufi di assistere alle mancate strette di mano e/o alle assenze ”volontarie” degli atleti di religione islamica quando il calendario li pone di fronte ad elementi nella nazionale israeliana (anche in eventi ”sensibili” come le Olimpiadi), e siamo stufi di assistere a ogni tipo di discriminazione nello sport.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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