Olimpiadi invernali 2018: l’evento più importante dell’anno, andato in scena a PyeongChang, Corea del Sud, si è ormai concluso. Analizziamo il percorso degli azzurri FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) del biathlon, capaci di conquistare ben due medaglie di bronzo, una nell’individuale con Dominik Windisch e una nella staffetta mista. 

La concentrazione al tiro di Dominik Windisch nella staffetta mista di Hochfilzen

La concentrazione di Dominik Windisch nella staffetta mista di Hochfilzen (fonte: fanpage ufficiale Facebook)

IL BIATHLON ALLE OLIMPIADI INVERNALI DI PYEONGCHANG 2018

Si è da poco concluso l’evento sportivo più importante dell’anno, le Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018: è tempo di trarre i primi bilanci. Dieci medaglie: tre ori, due argenti, cinque bronzi. Questo il medagliere degli azzurri in Corea del Sud. Tra i dieci “metalli” vinti dalla delegazione italiana, due medaglie sono state conquistate nel biathlon da biatlete e biatleti FISI, la Federazione Italiana Sport Invernali.

Il biathlon, presente nel programma olimpico sin dagli anni ’60, è stato a PyeongChang 2018 la terza disciplina, insieme allo sci alpino, per numero di eventi totali disputati: undici; più eventi si sono svolti solo nel pattinaggio di velocità (quattordici) e nello sci di fondo (dodici). Gli azzurri FISI si sono ben comportati nella disciplina, considerato che un terzo delle medaglie olimpiche totali conquistate nel biathlon sono state vinte a PyeongChang: due sulle sei totali. La metà, tre su sei, poi, considerando anche le Olimpiadi di Sochi 2014.

I RISULTATI DEGLI AZZURRI DEL BIATHLON: DUE BRONZI STORICI

Il bilancio del biathlon azzurro a PyeongChang 2018 è sicuramente positivo, ancorché, come sempre, non sono mancate le polemiche.

Partendo dalle note liete, anzi, “lietissime”, non si può non menzionare la grande prestazione di Dominik Windisch, autore della prima medaglia azzurra alle Olimpiadi in Sud Corea: il bronzo nella 10km sprint. Il fratello minore di Markus ha dunque bissato il bronzo dell’edizione precedente, conquistato nella staffetta mista con Lukas Hofer, Karin Oberhofer e Dorothea Wierer, oltre che nell’individuale, anche nella staffetta mista, da assoluto protagonista, questa volta in compagnia, oltre che di Wierer e Hofer, di Lisa Vittozzi. Un bronzo, per altro, quello collettivo, arrivato dopo il ricorso del quartetto tedesco, che ha lasciato col fiato sospeso l’Italia, accusata d’aver violato, proprio con Dominik, la corsia della Germania.

«Vado a PyeongChang per partecipare, in primo luogo, per divertirmi e godermi l’olimpiade. Non conta solo vincere: il contrario, secondo me, quest’anno, possono davvero dirlo soltanto in due, ovvero Fourcade e Boe»: «è già bello che abbiamo fatto medaglia a Soci, quindi [ride, ndr] non è che ne aspetto un’altra. Ovvio, sarebbe bello e, diciamo, ogni gara cerchi di partire per far medaglia, però non è che vado a casa deluso se non faccio medaglia. In fondo non ho fatto un podio in singolo quest’anno. […] Devi comunque essere realista: […] vado in Corea del Sud per divertirmi, per godermi le Olimpiadi e poi vediamo cosa succederà». Così ci aveva detto Dominik, in partenza per l’Olimpiade, in un’intervista esclusiva. E così, nei fatti, si è smentito. Complice un movimento in grado di rinnovarsi, in capace di innervare talento grezzo ad un gruppo compatto e coeso, di campioni affermati. Un esempio su tutti: Lisa Vittozzi. La classe ’95, la più giovane campionessa italiana nel biathlon, non solo ha apportato un ottimo contributo nella vittoria del bronzo nella staffetta, ma si è anche confermata come assai temibile nell’individuale: sesta 7,5km sprint e quarta 12,5km mass start. Secondo molti, Lisa sarà la nuova stella del biathlon azzurro; molti già la definiscono “la nuova Wierer”, ancorché le differenze tra le due atlete siano ben visibili.

Lisa Vittozzi impegnata nella prima gara in carriera della Coppa del mondo

Lisa Vittozzi al debutto in Coppa del Mondo di Biathlon il 6 dicembre 2014 ad Östersund (fonte: Wikipedia)

Proprio in merito alle prestazioni di quest’ultima, invece, si sono sollevate le maggiori polemiche. Dorothea Wierer, infatti, giunta all’evento come la favorita per una medaglia azzurra nel biathlon, ha “deluso” le attese (scontando il fatto che, come sempre, le cosiddette “attese”, spesso, e questo è il caso, non sono gli atleti a crearle). Dorothea, attese o meno, non è mai riuscita a trovare la fiducia necessaria ad esprimere il proprio enorme, indiscutibile talento. “Fuso orario”, “condizioni meteo”, “condizioni climatiche”: molto si è scritto, ancor più si è detto. Utili, in ogni caso, sono le parole rilasciateci da Patrick Favre, allenatore dell’azzurra, anche se la verità, presumibilmente, la può conoscere solo la diretta interessata. Ad ogni modo, considerare l’Olimpiade della Wierer, tornata in Italia con una medaglia al collo, un fallimento fa comprendere quanto alte siano le aspettative verso l’atleta e verso il movimento. In uno spot dove, nelle autorevoli parole della medaglia di bronzo Dominik Windisch, «ci sono un sacco di ottimi atleti [ed] il livello è tale per cui tutti i migliori quaranta possono andare a podio, oppure vincere».

Dorothea Wierer al tiro durante una gara dei Mondiali di Hochfilzen

Dorothea Wierer al tiro in quel dei Mondiali di Hochfilzen (fonte: pagine Facebook ufficiale di Dorothea Wierer)

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Niki Figus
Giornalista pubblicista. Naufrago del mare che sta tra il dire e il fare. Un libro, punk-rock, wrestling, carta e penna.

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