Olimpiadi invernali 2018: il flop dei biglietti per PyeongChang. Una meta lontana e il condizionamento della politica internazionale della Corea del Nord sono le principali cause del problema. Analizziamo la situazione nella nostra inchiesta.

Olimpiadi invernali 2018: flop biglietti in vista di PyeongChang

Fonte foto: pagina FB ufficiale di PyeongChang 2018

PYEONGCHANG 2018: IL FLOP DEI BIGLIETTI

Le vendite dei biglietti per le Olimpiadi di PyeonghChang 2018, in programma dal 9 al 25 febbraio, non stanno dando i frutti sperati. Del milione e più di tagliandi messi a disposizione dal Comitato organizzatore sudcoreano ne sono stati acquistati solo il 30% circa (meno di 400.000).

Le banche nazionali sono entrate in soccorso acquistandone una buona parte e offrendo un consistente aiuto economico, pari all’equivalente di 15 milioni di €, a un’organizzazione che ha bisogno di batter cassa vista la disastrosa situazione biglietti.

Una situazione che al momento sta causando l’impossibilità di assumere il personale ad hoc necessario per la gestione dell’evento, con dipendenti pubblici in arrivo dalla capitale Seul per far fronte a una quotidianità che, nel periodo dei Giochi, sarebbe altrimenti insostenibile.

Le cause di questa débâcle non sono però da imputare totalmente al Comitato organizzatore locale. Scopriamo ora quali circostanze hanno portato allo stato dell’arte attuale.

IL REBUS COREA DEL NORD

La scellerata politica internazionale della Corea del Nord e del suo leader Kim Jong-Un, con annessi nervi tesi con gli Stati Uniti, sono il principale deterrente all’acquisto dei biglietti da parte degli appassionati di tutto il mondo.

PyeongChang e Gangneung, le due città che di fatto saranno teatro di tutte le gare, si trovano a circa 80km dal confine settentrionale. Una distanza ridotta che può incutere timore, nonostante le dichiarazioni di Eom Chan-wang, direttore generale marketing del Comitato organizzatore: “I sudcoreani non prendono sul serio la questione nordcoreana a differenza di chi vive altrove. Gli stranieri temono che il nostro paese sia a rischio, ma in realtà è molto pacifico”.

È chiaro che far scatenare un conflitto di portata internazionale non conviene a nessuna delle forze in campo, soprattutto ai nordcoreani. Un eventuale attacco porterebbe infatti a una reazione immediata della controparte che rischierebbe di mettere in serio pericolo l’esistenza stessa del paese ora governato dal dittatore Kim.

Un altro fattore importante legato alla situazione geopolitica deriva dal pass olimpico che i pattinatori nordcoreani Ryom Tae Ok e Kim Ju Sik hanno conquistato grazie ai loro ottimi risultati in gara durante la stagione. L’ultima parola sulla loro effettiva partecipazione spetta però al loro “supremo leader”, in barba a risultati e classifiche ufficiali. La presenza della coppia alle Olimpiadi invernali sarebbe una vera e propria assicurazione sulla vita per la riuscita delle stesse.

IL REBUS RUSSIA

La Russia parteciperà o meno a PyeongChang 2018? La risposta è attesa per il 5 dicembre, quando il CIO pronuncerà la sentenza definitiva.

Il caso doping di stato tiene infatti ancora banco e dopo le nuove positività riscontrate a 4 fondisti russi, ai quali sono state tolte tutte le medaglie conquistate, risalenti ai Giochi di Sochi 2014 sembrerebbe far propendere gli organi competenti verso l’esclusione, ma non è ancora detta l’ultima parola.

La Russia, già fuori dalle gare di atletica leggera a Rio 2016, è già stata esclusa d’ufficio dalle prossime due edizioni paralimpiche. Cambierà idea il CIO riguardo a PyeongChang?

Sicuramente una eventuale esclusione avrebbe anche delle conseguenze in termini di vendita dei biglietti, la punta dell’iceberg di una situazione sportiva interna ben più grave che va risolta alla radice.

LA DISTANZA GEOGRAFICA E LA POCA TRADIZIONE SUDCOREANA

Segreto di Pulcinella: a governare i grandi eventi sono i soldi. Le prossime tre Olimpiadi si svolgeranno infatti tutte in Asia, a cominciare dal 2018 per poi passare a Tokyo 2020 e a Pechino 2022, con quest’ultima meta decisamente lontana dai tipici canoni invernali.

Il discorso si può estendere anche ad altri sport, come per esempio l’assegnazione dei mondiali di calcio del 2022 al Qatar, paese totalmente privo di ogni tradizione da questo punto di vista ma che ha saputo ingraziarsi la FIFA in altro modo.

La Corea del Sud è un paese in cui la tradizione sciistica latita. Prima del 1992 il paese non era mai andato a podio in un’Olimpiade invernale. Nelle ultime tre edizioni però i sudcoreani hanno fatto molto bene, arrivando sempre davanti all’Italia nel medagliere generale. Tuttavia, tutti i podi sono arrivati grazie a pattinaggio, short track e poco altro, ma mai nello sci alpino o nello sci di fondo, discipline regine della manifestazione.

Proprio per questo la vendita dei tagliandi procede a rilento anche a livello nazionale, a causa del poco appeal che determinati sport riscontrano all’interno della nazione.

La distanza geografica con l’Europa e il resto del mondo completa un quadro a tinte molto fosche che non sembra far presagire nulla di buono in vista del 9 febbraio 2018, data della cerimonia inaugurale che si terrà presso l’avveniristico stadio olimpico pentagonale di PyeongChang che verrà desolatamente abbattuto al termine della rassegna. Un elemento che aggiunge una ulteriore punta di tristezza in una panoramica complessiva già di per sé tutt’altro che rosea.

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Luca Lovelli
Giornalista e conduttore televisivo. Fondatore e direttore responsabile di Azzurri di Gloria. Amo viaggiare, con la mente e con il corpo.

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