Olimpiadi invernali 2018, short track: abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare il CT della Nazionale italiana di short track Kenan Gouadec abbiamo parlato con lui di alcune cose per questa Olimpiade di Pyeonghang 2018, il coach però predica calma e concentrazione, un passo alla volta, i presupposti ci sono.
 
 
Più visibilità per lo short track, merito anche di Arianna Fontana portabandiera dell’Italia e con tante aspettative performante in tutte le distanze, come era stato a Sochi in cui aveva mancato solo la finale dei 1000.
 
Sui 4 anni abbiamo ottenuto più visibilità, ora c’è più attenzione su di noi, più gente ci guarda e ci sono più richieste. Ancora di più quest’anno visto che Arianna è la porta bandiera. Anche ad altri livelli, anche Martina (Valcepina, ndr) sta andando più forte di quattro anni fa. Magari c’è un pochino più di pressione su di noi, ma il bello è che sono tutti sereni, è la terza olimpiade per Martina (Valcepina, ndr) la quarta per Arianna (Fontana), sono abituate a queste esigenze e pressioni, soprattutto la Fontana è abituata ad avere su di sé l’aspettativa di vincere. Le pressioni ci sono ma siamo tutti sereni e pronti ad affrontarle.
 
Se dovessi puntare su una gara, dove vedresti meglio una medaglia per l’Italia?
 
Sicuramente la staffetta femminile resta un grande obiettivo, come del resto lo è sempre stato, la forza e la velocità delle ragazze possono essere messe insieme e sfruttate nella staffetta. Per quanto riguarda la medaglia cerchiamo prima di arrivare in finale, poi vediamo, le squadre sono tutte molto vicine e non ti puoi permettere di sbagliare, però alla finale ci puntiamo, poi vedremo.
 
Nei 500 invece non ci sarà gioco di squadra, in una finale tutta italiana?
 
Lì è tutto possibile, noi spingiamo forte sul primo giorno, passare i turni nel 500 e andare in finale. Abbiamo tre atlete e vogliamo che passino tutti il turno, poi punteremo forte sulla staffetta (per quanto riguarda le ragazze), a livello maschile puntiamo i 1500, e vogliamo una medaglia, e comunque è tutto possibile, basti vedere la finale della coppa del mondo dove due atleti sono passati al traguardo a due centimetri, e sono gli stessi atleti che sono qui. L’Olimpiade è una manifestazione grandiosa, per fortuna hanno già esperienza, ma bisogna programmarsi come se fosse una gara normale, una distanza alla volta, un giorno alla volta, e un giro alla volta. Non bisogna da subito pensare e progettare la finale, bisogna pensare al primo turno, poi al secondo e così via, però ovviamente gli obiettivi ci sono, ma se ci pensi troppo non va bene.
 
Come ha visto Arianna Fontana? Abituata a questi palcoscenici e alle pressioni, sarà la sua quarta Olimpiade, e sarà la porta bandiera, ruolo questo molto importante, l’ha vista con la stessa calma e serenità che la contraddistingue?
 
Assolutamente sì, Arianna è Arianna, con le medaglie che ha vinto ci si poteva aspettare questo ruolo importantissimo di porta bandiera, dopo è una gestione del momento e del gruppo, ma lei rimane l’atleta fuoriclasse, è molto concertata e rimane la stessa persona al di là del fatto che porti la bandiera rimane Arianna Fontana, una grande pattinatrice.
 
Per quanto riguarda gli europei da poco conclusi, è rimasto sorpreso dai due ori di Martina (Valcepina ndr), che ha espresso le potenzialità che tutti ci aspettavamo, si aspettava arrivasse a questo appuntamento in queste condizioni?
 
No non era qualcosa che mi aspettavo, e che si aspettava, perché non puntavamo veramente sugli europei, era l’ultima preparazione e c’erano livelli alti. Martina è cresciuta tanto ed è migliorata tanto nell’approccio della gara e nell’affrontarla, si è visto agli europei che quando ha fiducia riesce a fare grandissime cose. Ma dobbiamo aspettare, sappiamo di avere le ragazze tra le più forti del mondo, ma lo short track dipende dalla tipologia della gara, tutto è possibile.
 

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