La Giunta nazionale del Coni approva la candidatura congiunta di Torino-Milano-Cortina per le Olimpiadi Invernali 2026. Un progetto che il presidente del Coni Giovanni Malagò ha definito come l’unico possibile per una speranza di vittoria, mentre ha già creato del malcontento tra i diretti interessati. Il sindaco della capitale Piemontese Chiara Appendino si è detta poco convinta del masterplan presentato, mentre il sindaco di Milano Giuseppe Sala, deluso per la scelta per la mancanza di una vera governance, ha dato la disponibilità solo per gli impianti e non per l’organizzazione.

IL GIOCO DELLE TRE CARTE

Tre carte, un premio (le Olimpiadi) e attenzione a non perderlo mai di vista. La tripla candidatura italiana per le Olimpiadi Invernali 2026 sembra voler sfidare la sorte e il rischio che il Cio veda più un “magheggio” piuttosto che un progetto solido è alto. Mercoledì la Giunta nazionale del Coni ha approvato la candidatura congiunta di Torino-Milano-Cortina, una conferma di quanto anticipato martedì dal presidente del Coni Giovanni Malagò, che ha parlato di progetto innovativo e unico modo per affrontare la concorrenza delle altre candidate. In origine erano infatti 7 i Paesi che avevano manifestato l’intenzione di proporsi per i XXV Giochi invernali, due si sono già tolti (Svizzera e Austria), ma restano ancora Giappone (Sapporo), Canada (Calgary), Svezia (Stoccolma) e Turchia (Erzurum), quest’ultima al momento unica certa. Per battere però le città che al momento sembrano obiettivamente più qualificate, l’Italia dovrà dimostrare che le tre carte azzurre sono la scelta vincente. E qui iniziano i primi problemi, perché nemmeno il tempo di annunciare la candidatura congiunta e già si litiga. Il sindaco di Torino, Chiara Appendino, aveva già chiarito la posizione della capitale piemontese, che non si sarebbe abbassata a fare da semplice spalla. Dopo l’annuncio del Coni la sindaca pentastellata ha ribadito senza mezzi termini: “Incomprensibili le logiche del masterplan sul quale abbiamo forti perplessità”. Non si è tirato indietro nemmeno il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, rammaricato per una scelta che ha descritto come dettata più dalla politica, rispetto a ragioni sportive e territoriali. Sala aveva inoltre espresso perplessità sulla mancanza di una chiara definizione di chi si sarebbe occupato della governance del progetto: “L’esperienza in Expo mi ha insegnato quanto sia fondamentale per il rispetto dei tempi e per la qualità del progetto una precisa identificazione delle responsabilità della gestione del processo di candidatura e poi, auspicabilmente, della realizzazione”, le sue parole. La decisione della Giunta ha visto una Milano già stizzita, che si è tolta dalla parte organizzativa, lasciando però aperta la possibilità di dare casa a gare o eventi. Ai primi commenti a caldo ha risposto prontamente Giovanni Malagò: “Il dossier che è stato presentato mi sembra estremamente chiaro. Per la governance ci si dovrà porre il problema a settembre 2019. Non una data a caso, ma quando il Cio deciderà la candidata per ospitare le Olimpiadi Invernali. Il 10 settembre del prossimo anno infatti il Comitato Olimpico Internazionale si riunirà a Milano nella 134° sessione per decidere a chi toccherà organizzare i Giochi del 2026.

IL TRIPLO PROGETTO

Costi e sinergie tra territori. Su queste basi si fonda il documento presentato dal Coni e che servirà per portare avanti la candidatura congiunta di Torino-Milano-Cortina. I costi di organizzazione delle Olimpiadi in tre città dovrebbe abbassare le stime proposte dalle singole candidate portando a 376,65 milioni di euro la cifra del preventivo; in origine erano 380 Cortina,  384 Milano e addirittura 458 Torino. Le gare si dividerebbero invece equamente tra le tre. A Milano quattro discipline sul ghiaccio (curling, pattinaggio di figura, short track ed hockey femminile) a Torino due (pattinaggio di velocità e hockey maschile) con il Sestriere che ospiterebbe le gare di slalom speciale, mentre Cortina avrebbe bob, skeleton, slittino e sci alpino, con gli appoggi della Valtellina per biathlon, freestyle, sci nordico e snowboard e della Val di Fiemme per salto e combinata nordica. Tutte e tre le città avrebbero inoltre una Medal Plaza per le premiazioni e tre villaggi Olimpici. Da decidere ancora il luogo per la cerimonia di apertura e chiusura. Qualche perplessità lascia la distanza tra i siti, ma se si pensa che Stoccolma, avrebbe in programma di ospitare legare di slittino dall’altra parte del mar baltico e precisamente a Sigulda, in Lettonia o le Olimpiadi di Lillehammer con il salto con gli sci posizionato a Oslo, Torino-Cortina diventa più abbordabile. Resta inoltre da considerare anche un altro aspetto. L’approvazione della giunta resta solo un primo passo del percorso daaffrontare per arrivare alla candidatura vera e propria, ora infatti prende il via la parte di dialogo con il Comitato Olimpico e con il governo, che deve verificare se il progetto rispecchia i 13 punti richiesti. “Per ora siamo solo iscritti alla gara“, chiarisce Malagò. Presentarsi ai nastri di partenza sarà tutta un’altra cosa.

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Giulia Cannarella
Giornalista pubblicista, collaboratrice per Runner's World Italia. In precedenza redattrice per Agr-agenzia giornalistica radiotelevisiva e collaboratrice per la Gazzetta dello Sport inserto Milano-Lombardia

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