Il caso che ha recentemente coinvolto il centrale Gabriele Di Martino, finito anche sui quotidiani nazionali, ha riportato in auge la controversia del vincolo sportivo nella pallavolo: andiamo a scoprire cos’è e come funziona questo (vetusto) dispositivo.

vincolo sportivo

Gabriele Di Martino in azione con la maglia della Lpr Piacenza

VOLLEY: TUTTO SUL VINCOLO SPORTIVO

È bastato un (rumoroso) caso, che analizzeremo in seguito, per riportare all’attenzione pubblica uno dei più grandi problemi del volley italiano. Stiamo parlando del vincolo sportivo, un dispositivo inserito nel regolamento della FIPAV e creato originariamente per tutelare le società dagli ”scippi” dei giocatori, ma che in realtà ha finito per creare più problemi che altro, e trasformare le carriere di alcuni pallavolisti in degli autentici incubi. Ma che cos’è il vincolo sportivo? Si tratta di un ”legame” che vincola gli atleti a una società dal primo tesseramento FIPAV (lo ricordiamo, il tesseramento alla Federazione è la condizione fondamentale per poter giocare a pallavolo in qualsiasi serie) o dal 14° anno d’età, e ha durata decennale: quindi, di fatto, l’atleta si trova vincolato fino al 24° anno d’età alla società ”di formazione”, che ovviamente può cedere i suoi diritti sportivi a un altro club attraverso un lauto pagamento, ma può anche opporsi agli eventuali trasferimenti e ”bloccarne” la carriera. Un contratto capestro che si evince già dallo statuto FIPAV, che stabilisce che ”il vincolo sportivo consiste nell’obbligo per l’atleta di praticare lo sport della pallavolo esclusivamente nell’interesse dell’associato destinatario dell’obbligo e nel divieto di praticare il medesimo sport con altro associato, salvo il consenso dell’associato vincolante”: il vincolo sportivo può decadere solo per la mancata riaffiliazione della società, la mancata iscrizione ai campionati, la giusta causa o il mancato rinnovo dello stesso dopo i 24 anni (i rinnovi sono quinquennali, da 24 a 29 anni e da 29 a 34, e annuali fino a fine carriera), mentre i giocatori di Serie A hanno un ”vincolo speciale” che ne consente una sommaria libera circolazione. Insomma, nella peggiore delle ipotesi l’atleta si ritrova schiavo della società, anche perchè sciogliere il vincolo per potersi trasferire altrove è molto complicato: una norma che, analizzandola attentamente, risulta subito anticostituzionale e contraria alla libera circolazione stabilita dalla UE e dai regolamenti di tanti altri sport, ma è addirittura un miglioramento delle condizioni precedenti. Negli anni pre-2007, infatti, il vincolo sportivo durava dal primo tesseramento ai 34 anni, ora invece è annuale dai 5 ai 13 anni, e l’atleta può cambiare club gratuitamente prima del 14° anno d’età: se non lo fa, via ai 10 anni di ”ingabbiamento”, per una norma che è chiaramente vetusta e fuori dal tempo, ma viene rispettata come un mantra nel mondo del volley. E Gabriele Di Martino ne sa qualcosa.

VOLLEY E VINCOLO SPORTIVO: IL CASO (IN VIA DI RISOLUZIONE?) DI GABRIELE DI MARTINO

Il nome di Gabriele Di Martino sarà certamente noto agli appassionati di volley: ha fatto parte del Club Italia (risultando il migliore nei muri in A-2), della nazionale Under-20 che ha chiuso al 4° posto negli Europei di categoria del 2016 e dell’Under-21 9a nei Mondiali del 2017, esordendo in Serie A con Molfetta e trasferendosi a metà stagione a Piacenza. E proprio Piacenza si è ritrovata a non poter far giocare Di Martino nel 2017-18 per ”colpa” del vincolo sportivo, in un caso che è finito sui maggiori quotidiani nazionali, coi genitori che hanno scritto alla Gazzetta dello Sport per denunciare l’assurda situazione del figlio: Gabriele è tesserato formalmente per l’ASD Roma 12, con la quale non ha mai realmente giocato, dato che si trovava già nel Club Italia al momento della ”ratificazione” del vincolo con questo club. La situazione è complicata e va spiegata: Gabriele Di Martino, che ora ha 20 anni, inizia a giocare con la MRoma Volley, e proprio con questa società s’impone come atleta d’interesse nazionale. La FIPAV si muove per averlo nel Club Italia, il suo club lo iscrive al progetto, ma in seguito trasferisce il vincolo sportivo alla ASD Roma 12, facendo firmare ai genitori una scrittura privata secondo la quale, se la nuova società non verserà 50mila euro alla MRoma entro il 30 giugno 2014, lui tornerà immediatamente nel vecchio club. L’ASD Roma 12 non paga nulla e mantiene il vincolo sportivo, non reagendo neppure alle accuse di ”slealtà” avanzate dai genitori di Gabriele, che resta così legato a un club col quale non ha mai giocato: è proprio l’ASD Roma 12 a ricevere 5mila euro da Molfetta e 9mila dalla FIPAV per trasferirlo in Puglia in prestito nel 2016-17, e a ratificare il primo passaggio a Piacenza a metà stagione (reso possibile da un’eccezione regolamentare costituita dal presidente Magri, il doppio prestito è vietato da regolamento), anche qui previo pagamento.

Il tutto senza che Gabriele Di Martino abbia mai vestito quella maglia, che diventa una prigione all’inizio della stagione 2017-18: come denunciato dai genitori, l’azzurrino si trova impossibilitato a giocare con Piacenza nella nuova stagione proprio perchè il vincolo sportivo con l’ASD Roma 12 non è stato sciolto al momento del suo passaggio in Emilia e quella scrittura privata (fatta firmare ai genitori da un dirigente del club) è ”vincolante”. Di Martino e i genitori fanno ricorso, ma la FIPAV lo respinge ristabilendo la validità del vincolo, e così il ragazzo si trova in mezzo al guado: non può giocare per Piacenza, che per qualche settimana inizia a pensare a un nuovo acquisto nel pacchetto-centrali, e non vuole tornare nella società per cui è formalmente tesserato. Un giocatore imprigionato nel 2017, che tra l’altro senza quella scrittura privata avrebbe ottenuto il suo cartellino gratis, dato che la MRoma Volley non si è più iscritta ai campionati: ma tant’è, e così Piacenza inizia a muoversi per risolvere il caso, che ora sembra vicino alla schiarita. Gabriele Di Martino comprerà il suo cartellino dall’ASD Roma 12, ma non potrà di fatto essere utilizzato da Piacenza fino al 29 ottobre, saltando i primi turni di Coppa Italia e le prime tre giornate di campionato: potere del vincolo sportivo, e di una norma che crea solo problemi agli atleti.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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