Era il 2013 quando la Copra Elior Piacenza si imponeva nella Challenge Cup con un record storico: vincere tutte le partite di una manifestazione senza perdere set.

La festa della Copra Elior Piacenza (fonte Panorama)

Dal rischio retrocessione al trionfo europeo. Un cammino quasi miracoloso avvenuto nel giro di tre annate. La stagione 2010/11 per la Copra Piacenza è stata un lungo calvario con il brivido dell’addio alla A1 a due anni di distanza dallo storico scudetto. Solo all’ultima giornata i biancorossi di Angelo Lorenzetti hanno potuto festeggiare la salvezza. Il 24 marzo 2013 la conclusione di un incredibile percorso, culminato con la vittoria della Challenge Cup, la terza competizione europea. E il successo è ulteriormente prodigioso per le modalità con cui è arrivato: un dominio schiacciante, a suon di 3-0, l’unico risultato stabilito nella marcia a perdifiato degli emiliani, travolgendo nell’ordine Istanbul BB, Selver Tallinn, KVK Gabrovo, Minsk, Dukla Liberec e Ural Ufa.

CORAZZATA

I dodici 3-0 consecutivi, record al massimo eguagliabile, sono frutto anche di una squadra cresciuta nel tempo e infarcita di protagonisti del campionato italiano in cerca di riscatto con volti divenuti poi grandi interpreti della Superlega negli anni seguenti. Il coach Luca Monti ha potuto contare sul genio di un giovane Luciano De Cecco al palleggio, pronto a ispirare attaccanti esperti come Hristo Zlatanov e Samuele Papi. Nel ruolo di opposto si affacciava un giovane Luca Vettori, alternandosi con Alessandro “Fox” Fei. Al centro un Robertlandy Simon, reduce dalla lunga squalifica, faceva compagnia a Max Holt e Luca Tencati. Una formazione ricca di talento, ma che fino a quel momento era stata soprannominata affettuosamente da addetti ai lavori e appassionati come la “banda dei vecchietti”, data l’età agonistica avanzata di Zlatanov, Fei e Papi. Peraltro proprio loro hanno vissuto con particolare emozione il giorno della consacrazione contro i russi dell’Ural Ufa.

BOVO

Mentre la squadra di Monti disintegrava l’ultima resistenza degli avversari, strapazzati in casa con l’ennesimo 3-0, il pensiero di molti tifosi e amanti della pallavolo andava a Vigor Bovolenta, centrale originario del Polesine scomparso esattamente dodici mesi prima. Il romagnolo era un atleta straordinario, degno interprete della “Generazione dei fenomeni” che cannibalizzò il volley negli Anni ’90. E poi era una persona particolarmente affabile e disponibile con tutti. Anche per questo motivo, la sua scomparsa a nemmeno 38 anni mentre praticava la sua grande passione, la pallavolo, aveva scioccato il mondo dello sport. E i “vecchietti” di Piacenza avevano condiviso tantissimi momenti con lui. Tra “Bovo” e Zlatanov ad esempio c’era una solida amicizia nata giocando insieme nella formazione emiliana per tanti anni e rinforzata ulteriormente dopo aver condiviso la camera d’albergo nel ritiro dei Giochi Olimpici di Pechino nel 2008. Vincere, scrivere una pagina storica e dedicare la vittoria a un amico: il servizio molle del palleggiatore avversario Zhloba chiude il terzo set sul 25-16 e fissa il dodicesimo 3-0, dando il via ai festeggiamenti del Pala Banca di Piacenza. Un’esultanza nel segno di Vigor il Gigante buono.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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