Chiariamolo una volta per tutte: gli azzurri non devono ma, soprattutto, non possono uscire dal 6 Nazioni di rugby, alla faccia di chi ne invoca l’addio da più parti senza conoscere il regolamento del torneo.

PERCHÉ L’ITALIA NON PUÒ USCIRE DAL 6 NAZIONI DI RUGBY

Dopo l’ennesima sconfitta dell’Italia nel 6 Nazioni di rugby, sono tornati alla carica gli esperti. Quelli che a ogni k.o. della nostra nazionale ne chiedono a gran voce l’esclusione dal più prestigioso torneo continentale della palla ovale, secondo a livello mondiale solamente al 4 Nazioni al quale partecipano Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa e Argentina.

È un ritornello che si ripete ormai da un paio d’anni ma che, come sempre, si concluderà poi con un nulla di fatto. L’Italia, infatti, non può uscire dal 6 Nazioni. Si tratta infatti di una manifestazione privata, il cui board dovrebbe stabilire l’esclusione di una delle partecipanti votandola all’unanimità e tra i votanti, ovviamente, c’è anche una rappresentanza italiana.

Con buona pace di chi lo vorrebbe, gli azzurri non usciranno quindi dal torneo. E meno male. Un addio comporterebbe infatti una voragine economica irrecuperabile per le già esigue casse federali. Non ci sarebbero più entrate derivanti dai diritti tv (fonte primaria di sostentamento), l’interesse del pubblico calerebbe vistosamente e, di conseguenza, gli stadi si svuoterebbero.

Un triste processo peraltro già in atto da almeno un anno a questa parte, visti i modesti risultati conquistati sul campo dagli uomini di O’Shea.

La presenza garantita dell’Italia all’interno della manifestazione non può però nascondere i reali (ed enormi) problemi legati al nostro movimento. L’attuale nazionale è forse la più modesta degli ultimi vent’anni. Al di là di qualche infortunio eccellente, il ricambio generazionale dell’ultimo biennio non ha portato a innesti di qualità.

Mancanze che si notano soprattutto in una mischia che ancora si regge sul 35enne Sergio Parisse, giocatore superbo che si avvia però a fine carriera e che non riesce più a garantire un rendimento all’altezza, e su una continua corsa alle naturalizzazioni di giocatori mediocri che hanno avuto la fortuna di avere, forse, qualche trisavolo nato nel Belpaese e talvolta nemmeno quello. Kelly Haimona vi ricorda qualcosa?

È evidente come i tanti fondi di cui la Federazione ha potuto beneficiare dal suo ingresso nel 6 Nazioni siano stati spesi male. Tra concentramenti e nuove franchigie, nel nostro paese non si è creata una base forte e diffusa su tutto il territorio nazionale tanto che, esattamente come un paio di decenni fa, non esiste praticamente nulla al di fuori delle solite isole felici come Veneto e alcune porzioni di Lombardia, Emilia e Abruzzo.

IL RANKING MONDIALE ATTUALE: L’ITALIA SCENDE AL 15° POSTO

L’Italia è attualmente al 15° posto del ranking mondiale, superata da nazionali come Georgia, Giappone e Stati Uniti che storicamente sono sempre state inferiori a noi.

La scelta federale di fare quasi solo test match contro corazzate di primissima fascia, ovviamente dettata da ragioni economiche, non ha pagato nella classifica mondiale. Al di là dell’amichevole vinta con la Georgia a Firenze lo scorso novembre, è fondamentale che nel calendario degli impegni vengano inseriti scontri diretti contro avversarie che al momento ci precedono nella graduatoria pur avendo valori tecnici sulla carta inferiori.

La Georgia è la nazionale più forte del Rugby Europe Championship, volgarmente conosciuto anche come “6 Nazioni B”. Un torneo al quale prendono parte anche Russia, Spagna, Romania, Germania e Belgio. Tutte squadre che, pur essendo nella top 30 del ranking, sono ancora parecchio lontane come valori dai nostri connazionali contro i quali, negli scontri diretti, hanno sempre avuto la peggio. A differenza del calcio, nella palla ovale le differenze tra le nazionali che occupano posizioni anche ravvicinate nella classifica mondiale sono spesso enormi.

Un motivo in più per non parlare di una sostituzione dell’Italia nel 6 Nazioni dei grandi in favore di formazioni che otterrebbero risultati ancora peggiori.

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Luca Lovelli
Giornalista e conduttore televisivo. Fondatore e direttore responsabile di Azzurri di Gloria. Amo viaggiare, con la mente e con il corpo.

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