È una delle discipline da cui vi aspettavate di meno: nel sondaggio che abbiamo lanciato lo scorso 22 agosto sul nostro account Twitter, su un campione di 74 votanti, appena il 12% di voi è rimasto sorpreso dalla deludente spedizione dell’ItalTennis a Rio 2016. Azzardiamo almeno un paio di motivazioni dietro la vostra scelta: in primis il flop nell’ordine di scherma 50%, atletica 20% e boxe 18% vi ha di gran lunga colpito maggiormente; in secondo luogo siete piuttosto coscienti delle reali possibilità dei nostri ragazzi e ragazze muniti di racchetta. Infine, potremmo tirare in ballo anche una giustificazione storica: in fondo, il primo e unico successo del nostro tennis olimpico risale a ben 92 anni, quando il barone Uberto De Morpungo si congedò con un bronzo dalle Olimpiadi di Parigi 1924. Un dato che racconta come il nostro tennis ai Giochi abbia solitamente lasciato a desiderare. Fatta qualche premessa, proviamo a individuare le ragioni che stanno dietro ai nostri fallimenti più fragorosi in terra carioca.

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A Rio 2016 la coppia Errani-Vinci ha deluso (www.ubitennis.com)

FLOP ERRANI-VINCI Quattro anni dopo gli ultimi Giochi, il cammino olimpico di Sara Errani e Roberta Vinci si è interrotto nuovamente ai quarti di finale del torneo di doppio femminile. C’è un però: se a Londra 2012 infatti ad avere la meglio furono le sorellissime Williams con doppio 6-1, a Rio 2016 le Cichi si sono viste sfuggire la partita di mano con le abbordabili Safarova-Strycova dopo essere state avanti 6-4, 3-0 e servizio (ottenuto il break, le ceche si sono impossessate del match chiudendolo con doppio 6-4). Tornata a gareggiare appositamente in vista di Rio, la coppia Errani-Vinci è caduta a sorpresa in un torneo che, alla luce della precoce eliminazione delle sorelle Williams, avrebbe potuto regalarci sicuramente qualcosa di più. Per quale ragioni sono cadute le Cichi? La recente interruzione del loro luminoso sodalizio (uscito vittorioso in ben 5 tornei del Grande Slam tra 2012 e 2014) può aver influito sulle loro prestazioni di coppia, soprattutto dato il poco tempo avuto per rioliare i meccanismi di gioco comune. L’altra ragione è di natura anagrafica (viaggia per i 30 Sara Errani, mentre sono già 33 per la Vinci): il fisico di entrambe è integro, ma già sufficientemente logorato da tutti gli anni vissuti sulla cresta dell’onda. Un’ultima ragione è correlata al calendario di entrambe, all’interno del quale l’impegno olimpico (compresa la sua fase di preparazione) fatica a trovare spazio tra i due tornei del Grande Slam rispettivamente di Wimbledon (fine giugno/inizio luglio) e dell’U.S. Open (fine agosto/inizio settembre). Ma ques’ultima è una condizione che le Cichi condividono con le colleghe del circuito, dunque non può fare la differenza.

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Fabio Fognini non è andato oltre il terzo turno a Rio 2016 (www.askanews.it)

SOLITO FOGNINI, ANONIMO SEPPI Alle delusioni della Vinci (fuori al primo match olimpico con la slovacca Schmiedlova) e della Errani (che non è andata oltre il terzo turno, fermata dalla russa Kasatkina) nel singolare, non hanno fatto da contraltare le prestazioni dei maschietti, entrambi fuori al primo vero ostacolo. Va detto che a Fabio Fognini al terzo turno è capitato l’avversario peggiore (nonchè il serio candidato alla conquista dell’oro dopo la precoce eliminazione di Djokovic), cioè lo scozzese Andy Murray fresco vincitore del torneo di Wimbledon 2016. A fare notizia non è stata tanto la prestazione dell’italiano (che di fatto c’è stata), ma piuttosto le modalità di sconfitta che nel caso di Fognini purtroppo sono le solite: primo set perso malamente (6-1), poi 8 giochi strappati allo scozzese e conquista del secondo set con netto 6-2. Partita improvvisamente in discesa per l’azzurro. Poi arriva la chiamata sbagliata dell’arbitro sul 3-1 per l’italiano al servizio al terzo set. Tutto il resto viene di conseguenza: Fognini che battibecca con il giudice di sedia, Fognini che inizia a pensare troppo, Fognini che perde il match dopo averlo a tratti dominato. Cose già viste, cose che ci fanno arrabbiare: perchè il nostro tennista numero uno avrebbe tutto i numeri per essere tra i migliori al mondo, se solo avesse più testa e riuscisse a restare mentalmente dentro ogni game, dentro ogni set, dentro tutto il match. Diverso il discorso per Andreas Seppi: in una stagione molto negativa nella quale ha perso tante posizioni nella classifica ATP (quando scriviamo Seppi è in 88^ posizione, 50 posizioni dietro ai connazionali Fognini e Lorenzi), l’altoatesino ci ha messo tutto quello che aveva al secondo turno con Rafa Nadal, perdendo nettamente, ma onorando pur sempre l’impegno.

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Con l’eliminazione di Fognini-Vinci nel doppio misto, l’ItalTennis ha chiuso la sua esperienza a Rio 2016 (sport.ilmessaggero.it)

NEPPURE IL DOPPIO MISTO Eliminata malamente al primo turno l’accoppiata maschile Fognini-Seppi (a sua discolpa scesa in campo contro l’Ucraina poche ore dopo l’estenuante incontro di singolare tra il nostro Fognini e il francese Paire), perse per strada Errani-Vinci, le ultime speranze dell’ItalTennis si sono infrante sulle racchette del nostro doppio misto Fognini-Vinci. I due, superati i francesi Mladenovic-Herbert al primo turno, hanno avuto la peggio ai quarti di finale con gli americani Venus Williams-Ram, a due passi dalla zona medaglie.

ROAD TO TOKYO Il bilancio carioca dell’ItalTennis legittima un certo scetticismo in vista dei prossimi Giochi. Quante possibilità di riscatto avranno le Cichi a Tokyo2020? Poche, pochissime, per non dire nessuna: dovesse andare in Giappone, Sara, la più piccola della coppia, avrebbe ben 33 anni e altre quattro stagioni di tornei sulle spalle (per non parlare dei punti interrogativi relativi alle possibili condizioni della tarantina Roberta Vinci, più grande della compagna di ben 4 anni). Fallendo a Rio2016, le Cichi hanno probabilmente mancato l’ultimo appuntamento con la medaglia olimpica, unico trofeo assente nella loro bacheca. Quanto agli uomini, un’opinione comune vuole che l’ItalTennis potrebbe quanto meno giocarsela fino in fondo nel mondo dei “se”, se avesse un tennista dotato sia dell’estrosità di Fognini che della razionalità di Seppi. Ma con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte. Salvo baby fenomeni in rampa di lancio (se qualcuno ne conosce già le generalità, batta un colpo!), se tra 4 anni puntassimo sui soliti noti difficilmente riusciremmo a toglierci delle soddisfazioni. A meno che Fabio Fognini non riesca finalmente a mettere da parte il cattivo lato di sé, senza smarrire il suo immenso talento. In fondo poter entrare nella storia assieme al “solo” medagliato barone Uberto De Morpungo è una grossa motivazione per chiunque. Ma la sensazione comune è che l’ItalTennis abbia bisogno di un break, di un cambio di rotta, di affidarsi a una nuova generazione. Auspicarselo è d’obbligo, trovarne una migliore di quella attuale è difficile.

Simone Lo Giudice
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