L’intervista a Riccardo Crivelli, inviato de “La Gazzetta dello Sport” a Roma, dove nel weekend si chiuderà la 74esima edizione degli Internazionali BNL d’Italia. Poche soddisfazioni per gli italiani, molti gli spunti di riflessione.

Riccardo Crivelli nella postazione de “La Gazzetta dello Sport” in compagnia del croato Ivo Karlovic

L’avventura degli italiani agli Internazionali di Roma si è chiusa con l’eliminazione di Fabio Fognini agli ottavi di finale nel singolare e con la sconfitta della coppia Errani-Trevisan ai quarti del torneo di doppio. Di questo e di molto altro, comprese le nuove regole formulate dai vertici dell’Atp, abbiamo parlato col giornalista Riccardo Crivelli, corrispondente de “La Gazzetta dello Sport” dal Foro italico e intervenuto telefonicamente nella nostra trasmissione “Minuti di Gloria” (in onda ogni venerdì dalle 18 alle 19 sulle frequenze di Radio Ticino Pavia).

Fabio Fognini all’inizio di un nuovo corso

Riccardo, il cammino di Fabio si è chiuso contro Zverev agli ottavi, nonostante la bella vittoria ottenuta contro il numero uno del mondo Andy Murray nel turno precedente: come commenti questa sconfitta?

Fognini ha fallito la prova del nove. Probabilmente la testa era altrove, sappiamo che poi appunto stanotte (l’intervista è stata realizzata ieri pomeriggio, ndr) Flavia Pennetta ha partorito il primogenito della coppia. E quindi magari anche Fognini ha giocato col quel pensiero. E poi c’è da dire che veramente Zverev gli ha regalato veramente poco, dimostrandosi un giocatore in grandissima crescita. È una sconfitta che fa male, ma è arrivata contro un grande giocatore e in una situazione particolare. Fabio andrà valutato a Parigi e nei tornei sulla terra che seguiranno. Sta alternando ottime prestazioni a qualcuna un po’ meno tonica, però è parso in crescita. Probabilmente, tranquillizzato dalla paternità, adesso potrà esprimersi con la testa più libera.

Fabio Fognini ha preso decisioni importanti negli ultimi mesi: ha cambiato allenatore, accordandosi con Franco Davin ex-coach di Del Potro e Dimitrov, e poi ha anche stipulato un nuovo contratto con Asics. Questi cambiamenti, in particolar modo la guida tecnica, secondo te hanno già dato qualche frutto o il meglio deve ancora venire?

Innanzitutto speriamo che il meglio debba ancora venire: credo che il cambiamento tecnico riveli la volontà di Fabio di non lasciare nulla di intentato, come era già successo quando scelse Josè Perlas nell’avventura precedente. È passato da un grande allenatore ad un altro grande allenatore. Qualcosa dal punto di vista tecnico si è già visto: ad esempio una maggiore aggressività in campo e una maggiore propensione verso la rete, dove può sfruttare meglio il suo tocco che può dargli punti abbastanza facili. Chiaramente il percorso è appena cominciato. Dal punto di vista atletico ha finalmente la condizione ideale dopo le difficoltà dell’anno scorso, quando la lesione all’addome che si era procurato nei tornei in Sudamerica lo aveva praticamente costretto a fermarsi e poi a un faticoso recupero. Insomma, dal punto di vista fisico sta bene, dal punto di vista tecnico ci sta dicendo di aver trovato il feeling giusto con l’allenatore. Aspettiamolo da Parigi in poi.

La precoce eliminazione di Rafa Nadal

Riccardo, ti ha sorpreso la sconfitta di Nadal contro Thiem ai quarti di finale?

Mi ha sorpreso per come è maturata, nel senso che Thiem ha vinto giocando meglio contro un Nadal che era in grandissima forma. Negli ultimi due anni Nadal ci aveva abituato a qualche sconfitta di troppo anche sulla terra, ma non era un Nadal al 100%, era alle prese con problemi fisici e aveva anche qualche problema mentale determinato proprio dal fatto di non essere più convinto della propria potenza fisica. Va specificato che il Nadal di quest’anno è molto vicino a quello che dominava le stagioni sulla terra. Mi sorprende per come è maturata la vittoria dell’austriaco, che per valore secondo me al momento sulla terra è appena un gradino sotto al solo Nadal.

Nole Djokovic è ancora in gara agli Internazionali: eccolo mentre si allena (foto di Riccardo Crivelli)

Il doppio Errani-Trevisan in ottica Fed Cup

Roma è stata un’occasione sia per Sara Errani che per Martina Trevisan di testare insieme il doppio: ai quarti di finale purtroppo hanno avuto la peggio, dopo aver fatto comunque cose buone realizzando una grande rimonta agli ottavi. Come vedi questo doppio in prospettiva Fed Cup?

Credo che dietro ci sia in effetti lo zampino del capitano Tathiana Garbin, considerando insomma che Errani-Vinci avevano fatto il loro tempo e si erano rimesse insieme solo per i Giochi di Rio 2016 e comunque non erano più una coppia proponibile anche perché probabilmente Roberta deciderà a fine stagione di appenderà la racchetta al chiodo. C’è stato sicuramente un suggerimento della Garbin ed è una buona cosa considerando che, sotto l’ala protettrice di Sara, Martina può crescere molto non solo in doppio, ma anche apprendere segreti per essere una professionista a tutto tondo e crescere dal punto di vista mentale per affrontare partite con più peso e spessore.

Il curioso caso di Camila Giorgi

Un’atleta italiana assente a Roma è Camila Giorgi, che al momento sta affrontando il torneo di Strasburgo. Riccardo, pensi che questa giocatrice sia stata persa per strada? Non ha mai fatto quel salto di qualità che era lecito aspettarsi da lei e recentemente ha dovuto scontare anche una lunga squalifica inflittale dalla Federazione per aver rifutato la convocazione in Fed Cup…

In realtà aveva giocato un paio di buoni tornei prima di infortunarsi: è una giocatrice di talento, non c’è dubbio. Secondo me deve ancora uscire dalle sue contraddizioni tecniche e da questo rapporto con il padre che le fa anche da allenatore… Non dico che lo debba lasciare, ma probabilmente potrebbe anche farsi affiancare da una figura più tecnica. Sono ovviamente scelte molto personali. Giustamente il padre, quando glielo si chiede, fa notare che grazie a lui è arrivata tra le prime 30 giocatrici del mondo e non è un traguardo da poco. È una giocatrice di talento e ha buoni colpi. Secondo me, nel momento in cui metterà a posto il fisico e le ambizioni potrà anche stare stabilmente tra le prime venti del mondo. Deve assolutamente rimettersi in sesto e credo lo stia già facendo dal punto di vista fisico. Poi dovrà acquisire quella continuità che purtroppo le è mancata. Camila tende a perdere partita contro avversarie con cui dovrebbe vincere. Fa la bella prestazione contro la grande giocatrice e poi tende ad arenarsi un po’ contro avversarie che le stanno dietro in classifica. È una giocatrice con la quale vale la pena continuare a lavorare: ha 25 anni e può ancora garantire almeno 5/6 anni ad altissimi livelli. E può dire la sua in un panorama come questo dove soprattutto al vertice dovremmo abituarci a tanti ribaltoni: con Serena Williams lontana per la maternità, con la Sharapova alle prese con un rientro difficile da un punto di vista mentale dopo la squalifica e con la Azarenka anche lei ferma perché ha appena partorito. Il futuro del tennis femminile ci regalerà tante sorprese e all’interno di queste sorprese Camila potrebbe ancora inserirsi, diventando una giocatrice costante ad alto livello.

Roma e gli Internazionali sono stati anche un’occasione per discutere un po’ del nuovo tennis. I vertici dell’Atp hanno comunicato una serie di nuove regole, che vedremo messe in pratica alle Next Gen Finals di Milano il prossimo novembre: dalla riduzione dei game di ciascun set (i game diventerebbero 4 con un eventuale tie-break sul 3-3) all’abolizione della situazione dei vantaggi sul 40 pari, fino alla possibilità per il pubblico di spostarsi all’interno dell’impianto mentre i tennisti stanno giocando. Come vedi queste nuove regole?

È chiaramente un tentativo da un lato di avvicinare di più la televisione e dall’altro di fare proprio il pubblico più giovane. Il tennis è uno sport meraviglioso, molto affascinante, ma per un giovane e per la televisione ha uno scarso appeal dal punto di vista della durata. Nel tennis sai quando si comincia, ma non sai quando si finisce e questo va contro i tempi contingentati della tv che vorrebbe tutto e subito. Con queste innovazioni si tenderà a ridurre il tempo delle partite, ad avvicinare di più il tennis alle nuove generazioni che, abituate al “mordi e fuggi” della tecnologia, potranno rimanere più a contatto col gioco attraverso partite che durano meno, scandite da punti che diventeranno decisivi senza dover andare troppo per le lunghe. Se l’esperimento dovesse funzionare, alcune di queste novità potremmo poi rivederle anche nel circuito maggiore. Vediamo quali di queste convinceranno di più i ragazzi che si giocheranno le Next Gen Atp Finals a Milano, che hanno comunque dato il loro assenso per questo test, senza il quale non si sarebbe fatto nulla. Tra tutte queste rivoluzioni qualcuna approderà anche nei tornei maggiori. La tendenza è quella di cercare di ridurre al massimo i tempi morti televisivi e di creare più spettacolo e più pathos, perché ovviamente le due cose vanno di paripasso.

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Simone Lo Giudice
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