Con la sconfitta al primo turno degli Internazionali d’Italia si è conclusa la carriera di Roberta Vinci. Il nostro ritratto della tennista tarantina.

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Roberta Vinci, 35 anni. Al suo ritiro, è l’unica tennista italiana ad aver vinto almeno un torneo su tutte le superfici di gioco (fonte: pagina Facebook dell’atleta)

FINE DELLA CORSA PER ROBERTA

Game, set and match. Per l’ultima volta, Roberta Vinci sente l’arbitro scandire queste parole. Stavolta, “gioco, partita e incontro” non sono i titoli di coda di una sua vittoria. Nessun happy ending sul campo. Troppo forte la Krunić, che non concede regali (2-6 6-0 6-3). Onora l’impegno sino in fondo. È consapevole di far male all’animo di Roberta e del Foro italico, magnifico nel sostenere la propria beniamina. Ma il tennis non è uno sport magnanimo. È un uno contro uno crudele e spietato. Niente da fare per “Roby”. Eppure, a fine partita, gli applausi e le lacrime di commozione sono tutte per lei. È l’ultima volta in cui fa capolino il cognome Vinci in un tabellone. Si ha la forte sensazione di essere giunti alla conclusione di un epopea storica. “Il risultato contava poco, era più un salutare e ringraziare la gente. Altrimenti mi sarei ritirata l’anno scorso”, ha detto Roberta alla fine della gara. Concludendo con il sorriso: “Io sono felice, non ce la facevo più. Vado in vacanza!”

IL QUARTETTO D’ORO

Il ritiro di Roberta arriva tre anni dopo quello di un’altra protagonista del tennis azzurro, Flavia Pennetta. Allora l’addio fu improvviso, ma dolcemente mitigato dal successo della brindisina agli US Open. Stavolta è diverso. Scorrono davanti agli occhi i tanti ricordi di un’epoca irripetibile. Pennetta, Vinci, Errani, Schiavone: una sorta di filastrocca particolarmente gradevole per gli appassionati italiani. Una sorta di mantra, capace di scrivere pagine e record in Fed Cup, grazie a loro conquistata per quattro volte (2006, 2009, 2010 2013). È stato il quartetto dei sogni, a più riprese imbattibile per avversarie blasonate. In particolare, il tandem Errani – Vinci si è rivelato assai redditizio e vincente anche fuori dall’ambito nazionale, tandem capace di completare il Career Grand Slam (prima coppia in Italia a riuscire nell’impresa) e quinta coppia in assoluto a vincere più tornei dello Slam nella storia del tennis rosa.

L’INCUBO DI SERENA

Roberta Vinci non è riuscita a conquistare uno Slam individuale. Ha accarezzato il sogno nel 2015, arrendendosi alla Pennetta nella finale US Open. Eppure, in quel torneo, Roby ha scritto una pagina memorabile del tennis azzurro. Nessuno pensava che esistesse un ostacolo tra l’imbattibile Serena Williams e il Grande Slam. La statunitense aveva dominato a Melbourne, Parigi e Londra. Figurarsi se a New York, torneo di casa, non avrebbe potuto lasciare il segno. Cosa avrebbe potuto fare quella tennista italiana così piccola e gracile se confrontata al fisico da Wonder Woman dell’americana? Il bello del tennis sta nel fatto che ogni partita faccia storia a sé. Mai dare un match per scontato. Serena Williams lo ha sperimentato una volta di più al cospetto della Vinci. Vinto il primo set, sembrava tutto facile. Poi ecco la metamorfosi. I colpi di Roberta che si fanno sempre più insistenti e pressanti, il gioco difficilmente interpretabile. Ecco il ribaltone. E nemmeno il tifo da stadio fa paura alla tarantina. Il più grande colpo di scena si consuma in un clima irreale. Roberta Vinci elimina il colosso Williams, distrutta nell’animo al punto da non toccare racchetta per diversi mesi. Essere stata l’unica ad aver fatto piangere una fuoriclasse come Serena è un ulteriore prova del valore di Roberta, umile lavoratrice della racchetta, capace di fare l’impossibile.

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Stefano Sfondrini
Radio per lavoro, ma non emetto sentenze. Bevo caffè senza zucchero perché ho capito che "amare significa poco dolci" [San Galli, protettore degli umoristi]

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