Buoni risultati per gli azzurri al Roland Garros. Fognini, Cecchinato e Berrettini accedono con merito al turno successivo. Tuttavia, merita un elogio particolare in questa prima settimana parigina Simone Bolelli, capace di tener testa a Rafa Nadal.

Simone Bolelli (FONTE Account Instagram BolellI)

CUORE BOLELLI, CHE SFIDA CON NADAL!

Non ha vinto. Non ha conquistato nemmeno un set. Eppure, Simone Bolelli esce dal campo “Philippe-Chatrier” tra gli applausi degli appassionati. Se ne va a testa alta e con il petto in fuori, orgoglioso per quanto fatto. Mai come in quest’occasione, focalizzarsi sul risultato è un grossolano errore di valutazione. Il 6-4 6-3 7-6 rimediato dall’italiano è assolutamente bugiardo e semplifica eccessivamente quanto assistito sulla terra rossa francese. Non è da tutti aver costretto agli straordinari un fuoriclasse come Rafa Nadal a sfoderare il meglio del proprio repertorio sulla superficie preferita. Per aver ragione dell’avversario, il maiorchino numero 1 al mondo ha dovuto sciorinare i colpi più pregevoli del proprio repertorio, fatto di allunghi impensabili su ogni pallina recuperabile e di traiettorie arcuate per effetto del suo diritto anomalo. Un vero e proprio gancio da pugile con il pennello di un artista. Eppure, laddove l’evidente dislivello tecnico avrebbe lasciato indurre una resa rapida ed indolore, è subentrato il cuore, un elemento capace di non sottostare al comune raziocinio e capace di filiazioni incredibili. Servizio e varietà dei colpi, ricerca traiettorie esasperanti anche per un maratoneta come Rafa: così Simone ha costruito le basi per la propria straordinaria ed apparente follia. Nadal, dal canto suo, è stato chiamato ad impiegare soluzioni assai aggressive e complicate per ricacciare indietro Bolelli. Missione compiuta nel primo e nel secondo set, non senza fatica. Il vero problema è stato chiudere definitivamente il match nella terza frazione. Colpa dell’ostinata resistenza dell’azzurro. Lo spagnolo si è trovato a dare il meglio di sé al tie break. Ed il sospiro di sollievo al momento della fine delle ostilità, in virtù del diritto affossato in rete da parte di Simone in occasione del match point, tradisce la consueta freddezza del campione iberico. Insomma, nemmeno per lui è stata una passeggiata.

IL RILANCIO DI “CHICCO”

In ogni caso, Bolelli può sorridere nuovamente. Questa partita potrebbe veramente diventare un toccasana per lui e per l’intero movimento tennistico italiano. Sembra sia passata una vita da quella meravigliosa impresa realizzata in tandem con Fabio Fognini all’Australian Open 2015, vincendo il torneo di doppio. Mai poteva esserci coppia più stravagante, sulla carta. Calmo e riflessivo Simone, istintivo ed impulsivo Fabio. Bolognese il primo, sanremese il secondo. Eppure, la racchetta non mente mai. E nonostante quel modo di fare sempre sorridente, quasi da vacanzieri che si cimentano con il tennistavolo al mare, il duo era realmente straordinario. È mancata continuità dopo quel successo ai due “Chicchi”, come si chiamavano tra di loro durante il cammino australiano. Il “Fogna” ha alternato periodi convincenti con alcune uscite a dir poco deprecabili. Bolelli ha faticato a trovare la forma e la condizione ideale, complice anche una delicata operazione al ginocchio nel 2016. Stavolta, il “piccolo Federer”, come veniva soprannominato agli inizi della carriera, sembra aver imboccato la strada giusta. Una via che potrebbe riconsegnare al tennis italiano un protagonista mancato negli ultimi due anni.

AZZURRI, BILANCIO POSITIVO

Complessivamente, gli azzurri non stanno sfigurando a Parigi. Fabio Fognini, stimolato, forse, dalla prestazione monstre dell’amico Simone, si è portato fino al terzo turno, mostrando un gioco leggermente meno variegato del solito, ma assolutamente più solido e concreto. Anche Marco Cecchinato avanza sicuro. Prestazioni convincenti e percorso di crescita confermato. Manca un pizzico di continuità durante la stessa partita. Il venticinquenne palermitano pare essere in grado di sopperire anche a queste piccole sbavature. Serve tempo. Da elogiare Matteo Berrettini: appena 22 anni e già capace di ottenere uno scalpo illustre come il lettone Ernests Gulbis, semifinalista nel 2014. Certo, il tennista dell’Est non è nuovo a suicidi sportivi, ma di fronte alla concretezza del romano poco ha potuto. Nemmeno il secondo set smarrito per strada ha incrinato le certezze di Matteo, più solido e sicuro che mai. Oggi arriva un test ancora più severo, quel Dominic Thiem mina vagante sul rosso, capace anche di infliggere batoste a nomi altisonanti come Nadal o Djokovic. Berrettini non ha l’aria di chi nutre timori reverenziali. Al campo il verdetto finale.

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Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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