Deborah Chiesa ha regalato all’Italia il punto decisivo per battere la Spagna 3-1 nel World Group II di Fed Cup. Ecco le parole della 21enne trentina, che a Chieti ha ottenuto la vittoria più importante della sua carriera.

Come dicevano gli 883 “basta un giorno così a cancellare centoventi giorni stronzi”. Le radio rimbalzavano il concetto nel maggio 1997: il singolo si chiamava “Un giorno così”. All’epoca Deborah Chiesa non aveva ancora compiuto un anno e non sapeva che quella canzone le sarebbe tornata comoda anni dopo per descrivere le sue emozioni. Sì perché la ragazza di Trento, che ha regalato la vittoria all’Italia nel World Group II di Fed Cup contro la favoritissima Spagna, di pane ne ha dovuto mangiare. Oggi raccoglie i primi frutti di un percorso che negli ultimi mesi l’ha vista faticare duramente, ma che ha deciso di intraprendere per amore del tennis.

Deborah Chiesa

Sulla terra rossa di Chieti Deborah Chiesa, 21, ha battuto la spagnola Lara Arruabarrena per 2-1 (6-4 2-6 7-6) FOTO MARCO SVIZZERO

Deborah, la vittoria che hai ottenuto a Chieti è la più bella della tua giovane carriera. Che cosa hai provato?
Per me è stato già molto emozionante essere convocata: era la prima volta per me. Poi il capitano Tathiana Garbin mi ha dato anche la possibilità di giocarmela, facendomi entrare sul 2-1 per noi nella sfida contro la Arruabarrena. Avevo tanta carica e voglia di fare bene. È stato uno sogno: prima convocazione, prima vittoria dopo aver annullato due match point di fronte a un pubblico incredibile a fare il tifo per me.

La partita non si era messa bene, sei stata brava a tenere dal punto di vista emotivo…
Sono entrata abbastanza tesa, una volta che ho iniziato a colpire la palla però mi sono sciolta. Ho vinto un primo set molto combattuto. All’inizio del secondo ho sentito un po’ la stanchezza: Lara è una giocatrice esperta e io ho subito il suo ritorno. Per fortuna nel terzo set ho ritrovato le energie e ci ho provato fino alla fine. Sia Tathiana che il mio allenatore Francesco mi avevano detto che ci sarebbe stato un momento particolare sia per me che per lei: si sarebbe avvicinata la fine della partita e una delle due avrebbe dovuto provare a chiuderla. Ci ho provato lo stesso anche se ero sotto 4-1, poi 4-2 e lì ho percepito che lei stava sentendo la pressione: sapeva di dover portare il punto, altrimenti la Spagna sarebbe uscita. Allora io mi sono caricata: se non avessi spinto al massimo non l’avrei mai vinto.

Quando il capitano Garbin ti ha comunicato che avresti giocato?
Tathiana nella prima parita aveva schierato Jasmine Paolini (sconfitta da Suarez Navarro per 2-0, ndr) che è più avanti  nel ranking rispetto a me ed era già alla terza chiamata: si meritava la possibilità di scendere in campo. Era un po’ nell’aria da qualche giorno che avrei potuto giocare io la domenica: il capitano mi aveva detto di tenermi pronta.  Prepararmi mentalmente non era facile: non sapevo se alla fine mi avrebbe chiamato davvero. Allo stesso tempo però non volevo illudermi. Me lo ha comunicato il sabato sera: sapere che avrei giocato è stata una bella emozione.

Deborah Chiesa

La squadra: da sinistra Sara Errani, 30, Jasmine Paolini, 22, Elisabetta Cocciaretto, 17 e Deborah Chiesa, 21 FOTO MARCO SVIZZERO

Che clima si respirava attorno alla squadra? C’era un certo scetticismo su di voi…
L’ambiente era molto rilassato. Io, Jasmine ed Elisabetta non potevamo che imparare da Sara, leader indiscusso della squadra. In qualsiasi momento, che fosse in allenamento o a cena, eravamo sempre pronte ad ascoltarla. E poi conosco Tathiana da diversi anni: mi facevo guidare da lei quando ero una junior. Era un bell’ambiente: ci siamo allenate bene per tutta la settimana e abbiamo provato i campi. Dopo i grandi successi ottenuti negli anni scorsi dall’Italia nella Fed Cup è normale che ci sia un cambio generazionale: credo vada semplicemente accettato. Con umiltà e lavoro ci abbiamo provato e alla fine abbiamo avuto ragione.

Avrete la possibilità di giocarvi il playoff per tornare nel World Group: ora sognate in grande?
Sarà durissima. Lo era già con la Spagna, che sulla carta era nettamente favorita. Non si sa ancora chi affronteremo, ma qualsiasi nazione ci toccherà sarà un’altra battaglia. Però mai dire mai, come mi hanno ripetuto in questi giorni. In Fed Cup è difficile fare delle previsioni: a volte giocatrici con un ranking peggiore rispetto a quello delle altre riescono a esprimersi al meglio e trovano le energie giuste.

Anche Elisabetta Cocciaretto era alla prima convocazione come te…
Non la conoscevo molto prima di Chieti, in realtà. Io e Jasmine invece abbiamo la stessa età e siamo cresciute insieme. Ho condiviso con Sara l’esperienza nelle qualificazioni degli scorsi Australian Open. Tra tutte e quattro abbiamo fatto comunella. Le ultime arrivate, io ed Elisabetta, eravamo sempre a disposizione del capitano per qualsiasi cosa. Sara ci ha messo a nostro agio, non ci ha fatto sentire mai inferiori, ma parte del gruppo.

Deborah Chiesa

La concentrazione di Deborah Chiesa, 21, mentre si allena sulla terra rossa indoor del PalaTricalle di Chieti FOTO MARCO SVIZZERO

La convocazione in Fed Cup è arrivata dopo 12 mesi importanti per te, nei quali hai cambiato allenatore, fatto più attenzione all’alimentazione e guadagnato posizioni in classifica. Che anno è stato?
Il migliore della mia giovane carriera. Ho deciso di trasferirmi ad Anzio per provarci fino in fondo col tennis: è stata una scelta difficile perché io sono molto legata alla mia famiglia, che vive in Trentino. Dal Foro italico ad oggi ho perso 7 chili: sapevo che era una cosa che per il mio tennis poteva essere positiva. Sarei stata meno stanca e più agile. Ho preso scelte coraggiose grazie al supporto della mia famiglia. Sono molto contenta di averlo fatto.

Hai partecipato alle qualificazioni degli Australian Open: che esperienza è stata?
Purtroppo ho perso al primo turno con la tedesca Lottner, dopo aver fallito tre match point. Era il mio primo Slam e non sapevo bene che cosa aspettarmi. È stata una sconfitta che mi ha fatto male per qualche settimana. Quando arrivi a un punto dalla vittoria e non riesci a chiudere la partita, ti rode non avercela fatta. Però sono sconfitte che fanno crescere. Spero di riuscire a gestire meglio situazioni simili in futuro.

A quali giocatrici ti ispiri?
Mi piace molto Serena Williams: è il mio idolo. Se penso alle campionesse che abbiamo avuto in Fed Cup, ti dico che  la Pennetta mi è sempre piaciuta molto per tipo gioco e grande carattere. Ognuna di loro ci ha trasmesso qualcosa, sono state tutte dei grandi esempi per noi ragazze che siamo cresciute guardandole in tv.

Quali sono i tuoi obiettivi stagionali? Tra Slam e Fed Cup hai cominciato a prendere confidenza con un il palcoscenico più importante…
Voglio giocare il maggior numero possibile di partite nel circuito. Avendo disputato le quali del primo Major dell’anno, spero di riuscire a entrare in quelle successive: guardo al Roland Garros. Devo cercare di salire di livello: solo così potrò giocare i tornei Wta più importanti: quelli che si vedono in tv, per intenderci.

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Simone Lo Giudice
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