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I fuochi d’artificio all’inizio della cerimonia d’apertura di Rio 2016 (foto: Facebook, Rio 2016)

L’attesa è finita: i Giochi di Rio sono ufficialmente iniziati nella notte tra il 5 ed il 6 agosto (più precisamente, all’1 italiana) con una cerimonia d’apertura pirotecnica ed emozionante: o meglio, le Olimpiadi erano già iniziate nella serata del 3 agosto, con le prime gare del calcio ed alcuni risultati sorprendenti (il traballante 0-0 del Brasile contro il Sudafrica, la vittoria per 2-0 del Portogallo) e tante papere dei portieri, con alla berlina (oltre a Rulli) quello dell’Algeria e lo sciagurato numero 1 delle Fiji, sconfitte 8-0 dalla Corea del Sud.

Ma soprattutto, erano iniziate nel pomeriggio con le prime gare ed i primi risultati degli azzurri in gara (intervallati dall’ennesimo guaio al Villaggio Olimpico: un pugile nordafricano era stato arrestato per tentato stupro): è stato il tiro con l’arco ad aprire i giochi italiani, col ranking round maschile e femminile che ha stabilito il tabellone del singolare e della prova a squadre. Una prova interlocutoria per l’Italia, che se da un lato può gioire per il risultato strepitoso di David Pasqualucci, 3° con 685 punti su 72 frecce dietro all’inarrivabile coreano Kim Woojin (record del mondo ed olimpico con 700) ed all’americano Brady Elison, dall’altro deve tremare per la scarsa forma di Marco Galiazzo, solo 47°: nel mezzo Nespoli, arrivato 16°, con l’Italia che è terza a livello di squadra, e partirà così dai quarti nella prova collettiva di domani. A livello femminile, invece, molto bene la Boari col 7° posto finale, mentre la Sartori è 13a e la Mandia delude, chiudendo 46ma: il risultato totale di squadra è un 6° posto, ed in questo caso si partirà dagli ottavi. Ecco dunque gli accoppiamenti dell’arco.

Maschile, prova a squadre: Italia-Brasile/Cina (quarti, quest’oggi alle 14).

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L’arciere azzurro Mauro Nespoli, 16° nel Ranking Round

Individuale: Nespoli vs Wijaya (Indonesia) 8 agosto ore 15.30, Pasqualucci vs Areneo David (Malawi) 10 agosto ore 16.36, Galiazzo vs Duenas (Canada) 10 agosto ore 21.30.

Femminile, prova a squadre: Italia-Brasile (ottavi, domani alle 14.50)

Individuale: Mandia vs Brown (Usa) lunedì ore 14.25, Boari vs Ingley (Australia) lunedì ore 20.26, Sartori vs Aguirre (Colombia) mercoledì ore 21.44.

TRA STORIA E NOVITÀ: UNA CERIMONIA D’APERTURA EMOZIONANTE- E veniamo alla cerimonia d’apertura, per un’inaugurazione all’insegna dei messaggi legati all’ambiente ed alla filosofia ”green”, e della storia. Lo spettacolo ideato da Marco Balic, già autore della cerimonia d’apertura di Torino 2006 e dell’Albero della Vita dell’Expo, si apre con un enorme simbolo della pace disegnato al centro del Maracanà, che precede di pochissimi istanti il passaggio alla zona dell’autorità ed il classico momento riservato alla bandiera ospitante. Un noto cantante brasiliano intona l’inno verdeoro, mentre 60 bandiere portate da 10 grandi ex dello sport locale e da 50 promesse del futuro circondano l’asta che va subito dopo ad accogliere la bandiera del Brasile. 

È la mossa che dà il via alla parte storica della cerimonia, preceduta di qualche istante dai fuochi d’artificio sul tetto del Maracanà, a beneficio degli oltre 80mila spettatori assiepati in uno stadio che in origine ne conteneva 200mila: si parte con un’informe marea, che nelle idee del regista doveva sia ricostruire il dissenso nei confronti della recente politica brasiliana (anche oggi ci sono state delle contestazioni verso il governo, per la chiusura di alcune favelas per ”far posto” alla macchina olimpica), che la nascita della vita. Da essa si genera un enorme ragno, ed in seguito ecco nascere pian piano la foresta amazzonica ed il ”regno” degli indios, nel quale il male non esiste e la vita è idilliaca. È il trionfo del verde, degli indigeni e delle farfalle, per un messaggio ambientalista che è ben rappresentato dalla rete di elastici costruiti a mò di maxi-capanne degli indios, che verranno però presto distrutti dall’avanzare della cultura europea.

Il ”quadro” seguente infatti mostra l‘arrivo degli europei, che si palesano su delle caravalle stilizzate che s’infilano nella rete già citata e vanno ad aprirne le maglie: colpisce l’occhio il momento dello sguardo intenso tra il conquistatore e l’indio conquistato, che precede il ritiro dei nativi e l’arrivo degli schiavi africani a lavorare nelle piantagioni brasiliane.

Inizia dunque il lento avvicinamento alla modernità, con un Brasile ricco di coltivazioni e pian piano sempre più civilizzato, e l’arrivo dell’urbanizzazione che riduce gli spazi verdi: la città si impadronisce dello spazio, e l’uomo s’impadronisce della città con degli atleti che effettuano il parkour. E la modernità è rappresentata anche dal volo del 14bis, il velivolo inventato dal franco-brasiliano Alberto Santos-Dumont, ritenuto in Sudamerica il primo aviatore della storia: il Dumont di oggi effettua un volo sulla città, ed apre la strada alla nuova era, rappresentata dalla storica canzone ”Garota de Ipanema”, intonata da Daniel Jobim (nipote dell’autore Tom) mentre una meravigliosa Gisele Bundchen sfila con disinvoltura ed interpreta la ragazza della canzone.

Da Gisele si passa al rap, alla break dance ed all’epoca contemporanea, con questi ingredienti che vanno a rappresentare la vita delle favelas e l’istinto musicale del Brasile: a fare da contraltare a tutto c’è anche uno sprazzo di capoeira, che precede il canto di una ragazza di 12 anni (che fa da passaggio alle nuove generazioni) e lo spettacolo dei fuochi d’artificio, molto simili a quelli di Torino 2006. La musica intanto prosegue e, dopo un’ideale sfida sul terreno del Maracanà (stadio privo della pista d’atletica, questo ridurrà lo spazio per la sfilata degli atleti) tra bate-bolas e maracatu, due elementi tipici della cultura del Nord-Est del Paese, si passa alla vera musica con Jorge Ben Jor. Il cantante, noto per aver partecipato anche a Sanremo e per essere l’autore di ”Mas que nada”, viene introdotto dalla sua frase ”Cercate le cose che uniscono e celebrate le differenze” (proprio le differenze saranno al centro di questi Giochi, con Lea T che sfilerà nella cerimonia ed i transgender ammessi alle gare), e poi fa ballare il Maracanà intero come se fosse una discoteca moderna, trasformando il tutto in una festa.

Una festa che però, com’era iniziata all’improvviso, finisce anche all’improvviso: rimane sul ”palco” solo un giovane, che però viene sovrastato da delle immagini a forte sfondo ambientalista ed ecologico: ci viene mostrato quanto sia aumentata la temperatura globale sulla Terra (4 gradi!) negli ultimi 30 anni, quanto si siano sciolte le calotte polari, e quanto stia aumentando il livello del mare. Una proiezione sul futuro fa vedere sott’acqua Rio, Lagos, la Florida, Shanghai, Amsterdam e Dubai: è un monito a preservare il pianeta, che ci mostra quanto rischiamo con la nostra politica scellerata, che viene seguito dalla speranza finale della cerimonia. Dopo una breve introduzione vocale sulla vita che nasce da un piccolo seme, il seme piantato dal ragazzo citato in precedenza apre una breccia nell’asfalto e nel clima di odio e noia mondiale: è il seme della speranza, ma anche l’allegoria di quelle centinaia di semi che verranno fornite da ognuna delle delegazioni presenti a Rio (con una variante tipica di ogni paese, quindi almeno 207 tipologie di semi), ed andranno poi ad essere piantati a fine Giochi nella zona che ospiterà la mountain bike, andando a formare un enorme giardino che sarà uno dei polmoni verdi della Rio del futuro.

LA SFILATA DEGLI ATLETI: DALLA GRECIA AL BRASILE, PASSANDO PER L’ITALIA- E con questa scena si chiude lo spettacolo extra-sportivo, che lascia lo spazio alla sfilata degli atleti: come da tradizione apre la Grecia, e subito si vede come le delegazioni siano precedute da un simpatico risciò, e vengano elencate seguendo l’alfabeto portoghese. Succede così che, in un elenco che vede l’Italia 102a ed il Brasile ovviamente ultimo, la Germania sia tra le primissime a sfilare (tra le proteste tedesche) e preceda addirittura la fischiatissima Argentina, che ha nel cestista Luis Scola il suo portabandiera. Tante le curiosità nella sfilata degli atleti: si parte dalla presenza della nazionale dei senza bandiera, che vede tra i suoi partecipanti la russa Klishina, unica rappresentante dell’atletica russa ammessa ai Giochi, per poi arrivare al costume tipico del Burundi ed alla Danimarca, che ha per portabandiera la tennista Wozniacki, che non sa però se sarà ammessa ai Giochi (la sua presenza ufficiale dipenderà da alcune defezioni dell’ultim’ora nel tennis). Ed ancora veniamo ai portabandiera conosciuti: dal ciclista Kiryenka per la Bielorussia, alla bulgara ed italiana d’adozione (ha sposato Simone Collio) Ivet Lalova, a Rafa Nadal per la Spagna (galeotto anche qui l’alfabeto portoghese), all’americano Phelps, ad Andy Murray, il tutto in attesa dell’Italia e della toccante nazionale dei rifugiati (ma anche del Kosovo, alla prima Olimpiade).

Ed il momento dell’Italia arriva alle 2.56, appena dopo le selezioni dell’Islanda e di Israele: gli atleti italiani (che non sono più 307, si è aggiunto l’inseguimento maschile, guidati dalla portabandiera Federica Pellegrini, vincono il premio-simpatia a suon di linguacce alle telecamere ed istinto di protagonismo, ma vengono presto ”beffati” dalla presenza subito seguente della Giamaica priva di un Usain Bolt ”a riposo” (con Shelly-Ann Fraser portabandiera), che toglie visibilità ai nostri portacolori. E l’arrivo dell’Italia è solo a metà sfilata, col Kosovo a generare ancora qualche motivo d’interesse nell’attesa delle ultime big mondiali, insieme ai pittoreschi costumi delle Isole Marshall ed alle varie nazioni meno conosciute (Palau, Nauru and so on).

E l’entusiasmo si riaccende con uno scatenato Portogallo, che a suon di selfie e scatti incendia un Maracanà che si stava assopendo nell’attesa della chiusura col botto col Brasile: il tutto prima della Russia delle polemiche, con una selezione (giustamente) mutilata dalle esclusione dovute al rapporto-McLaren sul doping di stato, e privo dell’intera atletica, e del balletto delle Samoa Americane. Ed ancora tante nazioni minori, tra le quali spiccano la Svizzera di Cancellara e Tonga, col suo scultoreo portabandiera, o la Tunisia di Oussama Mellouli ed il duo Ucraina-Uruguay (molto acclamato, nonostante il vivo ricordo del Maracanazo). Ed infine, ecco le due più attese: prima la squadra olimpica dei rifugiati, con Nusra Mardini a portare la bandiera e svariati elementi dal Sud Sudan e dalla Siria, e poi il Brasile, che ha come portabandiera la pentatleta Yane Marquez: due selezioni che strappano applausi, coi padroni di casa (che hanno 480 atleti, secondi solo agli USA) che si prendono la scena a suon di danze e bandiere verdeoro che compaiono anche sugli spalti (con tanto di musica che si alza).

LA FINE DELLO SHOW E GLI ULTIMI PASSI DELLA TORCIA OLIMPICA: SI ACCENDE IL BRACIERE, VIA AI GIOCHI- Ed alla fine della sfilata degli atleti, i bussolotti coi semi portati dalle delegazioni vengono portati a centro pista e vanno a comporre 5 ideali cerchi olimpici di colore arboreo: un nuovo messaggio al pianeta, seguito da fuochi d’artificio dorati che vanno anch’essi a comporre i cerchi olimpici e lasciano senza fiato il Maracanà. La palla passa poi alle autorità, col discorso del presidente del Comitato Organizzatore di Rio 2016 Carlos Nuzman (interrotto più volte dagli applausi scroscianti dello stadio, soprattutto alla frase ”il mondo è carioca”), subito seguito da quello del presidente del CIO Thomas Bach. E poi ecco arrivare una frotta di bambini con gli aquiloni carichi di messaggi d’augurio e di pace provenienti dal Kenya, terra d’origine del campione Kipchoge, che a 76 anni viene premiato con l’alloro olimpico (primo della storia, d’ora in poi questo premio verrà dato in ogni cerimonia d’apertura ad un soggetto meritevole), ed infine la scarna dichiarazione d’apertura dei Giochi del fischiato presidente ad interim del Brasile. L’ultimo passo prima dell’arrivo della bandiera olimpica, portata da 8 dei più grandi atleti brasiliani ed issata verso le 4.30: spiccano il velista Torben Grael, la calciatrice Marta, l’ex cestista Oscar Schmidt, che traghettano il vessillo verso la sua asta e verso l’inno olimpico. Tutto è pronto per il gran finale: il velista Robert Scheidt pronuncia il giuramento olimpico, seguito da un rappresentante dei giudici e da uno dei tecnici, e dopo un nuovo intermezzo musicale con lo spettacolo delle varie scuole di samba di Rio, e poi ecco arrivare la fiamma olimpica portata da Gustavo ”Guga” Kuerten (con Pelè che ha dovuto declinare il ruolo di ultimo tedoforo per motivi di salute), che a sorpresa non è l’ultimo tedoforo e passa la torcia prima ad Hortencia Marcari (argento ad Atlanta ’96) e poi al maratoneta Vanderlei de Lima, bronzo ad Atene 2004 dopo essere stato travolto da un tifoso irlandese, che accende ufficialmente il ”calderone” olimpico alle 4.52 italiane. Il braciere, che sembrava normale e semplice, si rivela invece essere prodotto da una serie di meravigliosi specchi, che vengono svelati appena prima dei fuochi d’artificio finali e formano una sorta di sole artificiale.

E dunque, con l’accensione del braciere olimpico, si è conclusa la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Rio 2016: seguiteci in giornata per avere aggiornamenti sulle medaglie degli azzurri (e leggete il nostro riepilogo notturno, che arriverà al termine delle ultime finali) sul nostro sito e su Twitter, e non perdetevi il nostro live tweeting con l’hashtag #Azzurrilive!

Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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