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Si sono conclusi definitivamente i Giochi Olimpici di Rio 2016. Sono stati 16 giorni di gare, densi di emozioni contrastanti e colpi di scena per i nostri atleti. Gioia, delusione, impazienza, coraggio, speranza, paura, tensione: volti diversi di un evento unico nel suo genere.

Rio 2016 sarà ricordato come l’Olimpiade delle lacrime azzurre.  Pianti di felicità per un successo insperato o di tristezza per un obiettivo sfumato nel modo più beffardo. Sfoghi rumorosi come la caduta di un favorito o silenziosi come la timidezza che contraddistingue tanti ragazzi, poco avvezzi alla popolarità ed ai riflettori derivanti dalla partecipazione ad una competizione così speciale. Sono una normale reazione di fronte all’esito positivo o negativo di quattro lunghi anni di allenamenti e gare, con in mente il sogno di conquistare almeno una medaglia in quelle due settimane.

Devono aver pensato anche a tutti questi momenti Chiara Cainero e Marco Aurelio Fontana. Entrambi hanno concluso le gare con gli occhi lucidi. La friulana conclude al secondo posto nello skeet, al termine di un testa a testa con l’amica Diana Bacosi, vincitrice con un solo punto di vantaggio. Al termine della sfida esce fuori la commozione pensando ai tanti sacrifici fatti in questi anni per risalire su quel podio, già calcato 8 anni fa a Pechino e mancato a Londra. Dalle lacrime di gioia a quelle di tristezza. Fontana era tra i favoriti nella gara di mountain bike, ma la sfortuna si è materializzata in una pietra, semplice ma letale. Una foratura ha impedito al biker di Giussano di giocarsi quell’oro già sfiorato negli ultimi Giochi Olimpici e sfumato per un altro problema meccanico. Quattro anni di aspettative svaniti con l’amaro rumore di una ruota che si sgonfia.

Invece sono andate velocissime le ruote della bici di Elia Viviani. L’azzurro ha incantato il mondo del ciclismo su pista con una corsa gestita con acume tattico e potenza, intelligenza e forza in tutte le sei prove che compongono l’omnium. Al termine dell’ultimo giro della corsa a punti, la tensione ha lasciato il posto ad un pianto genuino e liberatorio, giustificato perché questo ragazzo umile e silenzioso ha riscritto la storia della propria disciplina.

A Rio addirittura si è assistito anche al pianto di chi era pronto a ritagliarsi un ruolo da protagonista in terra brasiliana ed invece non ha potuto gareggiare: è accaduto a Gianmarco Tamberi. Il ventiquattrenne saltatore azzurro stava disputando un cammino di avvicinamento all’appuntamento carioca semplicemente straordinario, prima di incappare in un drammatico infortunio ad un legamento della caviglia. Da capitano dell’atletica in pectore, ha deciso di seguire ugualmente i suoi compagni. Vedere vincere il canadese Derek Drouin, con 2,38m, misura ampiamente nelle sue corde, è stata una mazzata dolorosa per il giovane italiano. Ora l’appuntamento è rimandato a Tokyo 2020.

Sicuramente tra quattro anni non ci saranno Tania Cagnotto e Vanessa Ferrari. La tuffatrice altoatesina e la ginnasta orceana hanno deciso che Rio 2016 sarebbe stata l’ultima tappa delle loro straordinarie carriere. Entrambe sognavano una rivincita dopo i quarti posti di Londra 2012, autentiche mazzate nel morale delle azzurre. Il destino ha regalato loro finali diametralmente opposti. Tania ha conquistato la medaglia d’argento nel tuffo sincronizzato con Francesca Dallapè ed uno storico bronzo nella gara individuale, alle spalle delle cinesi. Una bella soddisfazione dopo la beffa di quattro anni prima. Per Vanessa, invece, il concorso di corpo libero si è rivelato una nuova delusione. L’italiana ha eseguito un esercizio quasi perfetto, incappando solamente in un’imperfezione all’ultima diagonale. Un’imprecisione fatale, che le è costata un bronzo meritato. A fine gara i loro pianti erano decisamente opposti. Tania aveva realizzato il suo sogno, concludendo una rincorsa che durava dall’adolescenza; Vanessa, ancora una volta sbatteva contro una maledizione che non rende giustizia al suo grandissimo talento.

A Tokyo ci potrebbe essere Federica Pellegrini, la Regina del nuoto. Anche per lei, Rio 2016 ha avuto un significato particolare: la ventottenne originaria di Mirano non è riuscita a lasciare il segno in questa manifestazione a cui teneva particolarmente, né nei suoi 200m, né nella 4×200. Tra le lacrime, ha ammesso le sue fragilità ed ha preso tempo per capire cosa fare nel futuro. Futuro con un punto interrogativo anche per Osmany Juantorena, che ha lasciato intendere di non avere grosse chance di tentare un nuovo assalto alla medaglia d’oro nel 2020. Lo schiacciatore in forza alla Lube Civitanova era uno dei più attesi in Brasile e ne era consapevole. Ha disputato un torneo su altissimi livelli. Purtroppo, nell’atto finale contro i padroni di casa, perso 3-0, il campione nativo di Santiago di Cuba non è riuscito ad incidere. Quelle lacrime soffocate a stento in mondovisione ai microfoni lasciano intravedere il dolore sportivo di un sogno cullato a lungo e poi sfumato sul più bello tra rimpianti e polemiche.

Scenario simile per Frank Chamizo e le Farfalle della Ginnastica Artistica. Il lottatore ha conquistato un bronzo pieno di polemiche per le decisioni arbitrali nella semifinale persa contro il campione olimpico Toghrul Asagarov. Dopo essersi assicurato il terzo posto, si è lasciato andare alla tristezza per un’occasione perduta non totalmente per colpa sua. Potrà riprovarci tra quattro lunghi anni, come ha dichiarato lui stesso con grande determinazione. Non sarà così per Marta Pagnini e, forse, per Camilla Patriarca, che chiudono con un quarto posto amaro e doloroso, dopo aver sognato a lungo un podio meritato per l’ultimo esercizio. La giuria ha premiato Russia, Spagna e Bulgaria, rigettando alle porte della gloria le azzurre. In fondo anche queste sono le Olimpiadi, storie di imprese non sempre dal lieto fine.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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