bebe vio

Cala il sipario sui Giochi paralimpici brasiliani, i primi organizzati in Sud America. La gioia è enorme, il pubblico è lo stesso di sempre: caloroso, armonioso e sempre sorridente. Eppure da domani la megalopoli carioca riprenderà la vita di sempre, in un mix di gioia e follia, in un paese, quello brasiliano, che mette in mostra differenze sociali piuttosto evidenti.  

La cerimonia di chiusura ha messo al centro la musica. Sono tante le star brasiliane che si sono esibite in un suggestivo Maracanã: tra i vari nomi, Vanessa de Matta, Céu, Saulo Fernandes, Sulo Lucas, Andreas Kisser,  Nacao Zumbi e Jonathan Bastos, il chitarrista nato senza braccia, che più di tutti è in grado di comprendere lo spirito che anima questa manifestazione. Una manifestazione che fa il suo esordio ufficiale a Roma, nel 1960, e che è proseguita poi con i Giochi di Tokyo, nel 1964. E sarà proprio Tokyo ad ospitare la prossima edizione.

 E nella cerimonia c’è stato anche il tempo di omaggiare la capitale giapponese, che ha avuto modo di presentarsi e di mostrare un piccolo assaggio di quelle che saranno le prossime Paralimpiadi. Ma le Paralimpiadi non sono solo musica e divertimento, ma anche integrazione, rispetto, accettazione delle diversità e riflessione: il presidente del comitato organizzatore, Nuzman, e il presidente del comitato paralimpico internazionale, Craven, hanno dedicato parole di affetto e un minuto di silenzio in memoria di Bahman Golbarnezhad, il ciclista iraniano morto ieri.

La delegazione italiana ha fatto il suo ingresso nello stadio capitanata dalla portabandiera Beatrice Vio. Il bilancio dell’Italia è positivo: con 39 medaglie (10 ori, 14 argenti e 15 bronzi) è stato migliorato notevolmente il  risultato ottenuto a Londra (28 medaglie complessive). La squadra azzurra ha chiuso al nono posto nel medagliere, entrando nelle top ten del medagliere dopo 44 anni, ovvero, dai Giochi di Heidelberg del 1972. Negli occhi dei tifosi azzurri resteranno impresse le imprese di Beatrice Vio, Federico Morlacchi, Assunta Legnante, Alex Zanardi e le ultime due commoventi medaglie, col primo e il terzo posto di Martina Caironi (portabandiera della cerimonia di apertura) e Monica Contrafatto. A dimostrazione che nella vita si può fare di tutto.

E allora a noi non ci resta che ringraziare gli atleti e le atlete azzurre per le emozioni che ci hanno regalato. Loro hanno insegnato a tutti che ci si può ancora emozionare nonostante le difficoltà. La medaglia più bella è proprio questa.

 

 

Marco De Silvo
Classe 1991, malato di boxe e calcio, segue con interesse anche altri sport. Oltre a scrivere per Azzurri di Gloria, collabora con Boxe-Mania e Bandiera a Scacchi.

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