Il 9 giugno 1940 veniva scritta una pagina memorabile: Fausto Coppi vinceva il suo primo Giro d’Italia. Un avvenimento passato in secondo piano nella giornata seguente, quando Benito Mussolini annunciava l’ingresso dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale.

La pagina con cui “Il Popolo d’Italia” festeggia il primo Giro d’Italia di Fausto Coppi (fonte Mondi.it)

“La dichiarazione di guerra è stata consegnata agli ambasciatori di Francia e Gran Bretagna”. Sono trascorse da poco le 18 del 10 giugno 1940. È un’ora che il Duce Benito Mussolini definisce “segnata dal destino” e “delle decisioni irrevocabili”. Sicuramente è un momento destinato a riscrivere la Storia mondiale. Il discorso pronunciato dal dittatore fascista dal balcone di Palazzo Venezia a Roma segna l’inizio di una tragedia: l’ingresso dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Una decisione che porterà milioni di morti e una terribile guerra civile. Mentre gli altoparlanti diffondono in tutte le piazze il discorso solenne, c’è chi si lascia prendere dall’entusiasmo, travolto dai toni esaltanti e aulici con cui si descrive la guerra nella retorica propagandistica del regime, e chi piange, memore della tragedia vissuta nel primo conflitto globale tra il 1915 e il 1918. Lo spettro di nuovi drammi terrorizza la popolazione e annacqua il ricordo di quanto accaduto solamente 24 ore prima a Milano. Un ragazzo di neanche ventun’anni, magro, con il naso adunco e una cassa toracica spropositatamente grande rispetto al resto del corpo veste la maglia rosa. Ha vinto la trentaseiesima edizione del Giro d’Italia. Viene da Castellania, in provincia di Alessandria. Il suo nome è Fausto Coppi.

RIVELAZIONE

E pensare che nessuno si aspettava nulla da questo giovanissimo atleta. Il piemontese si sarebbe semplicemente dovuto godere la prima partecipazione alla corsa a tappe più importante del panorama italiano, fornendo il suo aiuto al capitano Gino Bartali. Del resto per Fausto sembrava già abbastanza. Solamente qualche anno prima faceva il garzone sulle strade del suo paese, sfrecciando velocissimo per rispettare il programma delle consegne e gareggiando per diletto con il fratello Serse, magari fingendo di lottare per la vittoria su uno dei traguardi del Giro. Coppi non poteva immaginare che quel sogno sarebbe diventato presto realtà. Merito dell’intuito della Legnano di Eberardo Pavesi, in cerca di giovani gregari da affiancare a Bartali e stregata dalle sue imprese da dilettante. Tutto lasciava presagire una primavera all’insegna dell’apprendistato. Poi una curva in discesa e tutto cambia. Scendendo dal Passo della Scoffera durante la seconda tappa, “Ginettaccio” cade e resta attardato. Sul traguardo accumula un ritardo consistente ed esce di classifica. La rimonta è possibile? Oppure meglio giocarsi altre carte? Con il passare delle giornate di gara, Coppi diventa una presenza fissa nei primi posti della classifica generale. Il destino ha scelto. Il 29 maggio si corre l’undicesima tappa, la Firenze-Modena, lunga 184 chilometri. L’Appennino tosco-emiliano risulta un trampolino di lancio per la cavalcata di Fausto: scatta sull’Abetone e fa il vuoto tra gli uomini di classifica. Nonostante una violenta grandinata, va a riprendere Ezio Cecchi, in fuga dall’inizio, e se lo toglie di ruota sull’ultima asperità di giornata. Sul traguardo trova la prima vittoria con 3’45” sul secondo e la Maglia Rosa, scavalcando Enrico Mollo in classifica. Non la perderà più, potendo contare anche sul sostegno di Bartali, generoso e fedele al nuovo inatteso capitano. Sarà decisiva l’esperienza del toscano nel gestire la crisi del giovane campione nella Trieste-Pieve di Cadore. Il leader della generale barcolla, perde 3 minuti, ma resiste, sostenuto dal compagno. E nella giornata successiva chiude i giochi: Coppi lancia Bartali sul Falzarego, lo raggiunge e scala con lui Pordoi e Sella, prima dell’arrivo a Ortisei in parata. Tappa a Gino, Giro sempre più nelle mani di Fausto. A Milano la parata trionfale: a 20 anni e 284 giorni, l’Airone è il nuovo Re.

RIMPIANTO

Il piemontese non fa in tempo a godersi la sua prima affermazione. La Storia bussa alla porta. La Guerra interrompe definitivamente il ciclismo, che stava tentando di proseguire nonostante fosse già in corso la battaglia di Francia tra i transalpini e la Germania nazista. E l’interruzione di ogni gara priva gli appassionati anche di uno spettacolo unico: come sarebbe stata la storia di Bartali e Coppi, i due arcirivali, nella stessa squadra? Sarebbe stata una convivenza civile e amichevole o si sarebbe presto tramutata nella lotta senza quartiere esplosa sulle strade d’Italia nel Dopoguerra? Del resto saranno sempre loro, Gino e Fausto, i pilastri della nuova Italia, pronta a risollevarsi, scuotendosi le ceneri delle macerie provocate dal disastro iniziato il fatidico 10 giugno 1940.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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