Viso buono, sguardo sereno e quell’aria da uomo comune che in un campione fa sempre piacere trovare. Oggi, primo maggio Michele Frangilli compie 42 anni. Tre medaglie olimpiche per lui: bronzo ad Atlanta, argento a Sidney ed Oro a Londra. Questa la nostra storia olimpica dell’arciere con la smorfia che tanto ci ha emozionato nell’estate di sei anni fa.

Michele Frangilli (photo credit: lettera43.it)

Michele Frangilli (photo credit: lettera43.it)

DA GALLARATE AD ATLANTA, SIDNEY E LONDRA

Michele Frangilli, nato a Gallarate il primo maggio 1976 spegne oggi 42 candeline. L’atleta azzurro di tiro con l’arco è stabilmente nel giro delle nazionali dal 1990 e proprio con gli azzurri si è tolto le maggiori soddisfazioni portando a casa, in carriera, ben tre medaglie olimpiche: dal bronzo, passando per l’argento fino all’oro. La storia olimpica di Michele parte da Atlanta, 1996, appena ventenne gareggia a squadre con Matteo Bisiani ed Andrea Parenti conquistando il bronzo dopo il sesto posto nell’individuale. Quattro anni dopo è la volta di Sidney: altre Olimpiadi e Frangilli, con Bisiani e Ilario di Muò vincono l’argento dimostrando come l’arco olimpico a squadre possa diventare importante per l’Italia. Nel mezzo delle Olimpiadi tanti successi: sono 25 in totale le medaglie vinte nei vari Mondiali con ben 11 ori di cui sei in individuale e cinque a squadre.

L’ULTIMA FRECCIA, LA TENSIONE, LA SMORFIA E L’ORO

Londra, 28 luglio 2012, nel tardo pomeriggio del secondo giorno Olimpico l’Italia sta per abbracciare la sua prima medaglia ai giochi. La squadra di tiro con l’arco azzurra si gioca la finale contro i favoriti della competizione: gli Stati Uniti guidati da Brady Ellison, la superstar di questo sport. La finale è molto equilibrata, punto a punto. Qualsiasi italiano quel giorno stesse guardando le Olimpiadi in quel momento era con Michele Frangilli, Marco Gagliazzo e Mauro Nespoli. Quanta tensione in quelle frecce. L’ultimo tiro è proprio di Michele, il protagonista di questa storia, Gillo per amici ed appassionati. Viso rilassato, sguardo sereno e la bocca arcuata in quella smorfia passata alla storia mentre trattiene il fiato per scoccare la freccia. Gli americani sono davanti a noi di 9 punti: se Gillo fa 8 abbiamo perso; col 9 andiamo ai supplementari; col 10 si vince. Pochi interminabili secondi e Michele Frangilli scocca la sua freccia, la “freccia della vita” la chiama Geri de Rosa per Sky Sport: dieci ed oro olimpico Italia. Non un tiro perfetto al centro del bersaglio ma giusto sul confine dell’area da dieci punti, al limite, gli inglesi direbbero borderline. Un nove sarebbe apparso ordinario e saremmo tornati a gareggiare ma quei pochi centimetri invece fanno la differenza perchè rendono un nove un dieci, l’ordinario straordinario e una smorfia un grido di gioia. Tanti auguri Michele Frangilli, l’uomo comune diventato eroe in un pomeriggio londinese di sei anni fa.

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