Oggi ricorrono i 26 anni dall’impresa di uno dei campioni italiani più amati: la conquista del titolo mondiale da parte di Gianni Bugno. Andiamo a rivivere quei momenti indimenticabili.

Gianni Bugno conquista il titolo iridato a Stoccarda nel 1991 (Fonte www.robjet.com)

UNA VOLATA STORICA

Stoccarda, 25 agosto 1991, ultimo giro del Campionato del Mondo di ciclismo. Il percorso non è particolarmente selettivo, c’è solamente una salita breve e pedalabile a creare qualche grattacapo ai corridori. Prevedibile l’arrivo in volata. Iniziano gli scatti nel gruppo principale. C’è chi vuole scongiurare il rischio di uno sprint. Ci prova l’azzurro Maurizio Fondriest, seguito dal francese Marc Madiot. Il gruppo con i favoriti aumenta il ritmo per fagocitare i fuggitivi. Non appena il plotone si porta sugli attaccanti, ecco un contropiede attuato da un quartetto singolare: un colombiano Alvaro Mejia, l’olandese Steven Rooks, lo spagnolo Miguel Indurain e l’italiano Gianni Bugno. L’azzurro non è una sorpresa. Ha già dimostrato di possedere un buon feeling con la rassegna iridata: due anni prima, ottavo posto e, dodici mesi più tardi, un terzo posto carico di rimpianti per la gestione della corsa da parte della Nazionale italiana. Tra i quattro corridori in testa, Gianni è il più veloce, ma non è una vittoria scontata. Rooks è un cacciatore di classiche e sa come gestire situazioni simili. E poi c’è lo spauracchio, quel Miguel Indurain vincitore del Tour de France nel 1991 e all’inizio del suo dominio nei Grandi Giri. Il basco è un passista notevole ed incute timore per come sa condurre la gara. Il quartetto scava un solco profondo sugli inseguitori. Si arriva all’ultimo chilometro. È un gioco di sguardi. Mejia si porta in testa e prova timidamente a fare il vuoto. Bugno non lo lascia andar via. Indurain controlla nervosamente Rooks, prima di riportarsi sulla ruota dell’italiano. La strategia del “Navarro” è chiara: lasciare davanti Gianni per sfiancarlo e prestare attenzione alle mosse degli altri compagni d’avventura. L’olandese, invece, sceglie di restare in fondo al gruppo, pronto a cogliere impreparati gli avversari. Bugno si volta: sa di rischiare grosso stando in testa, in prima posizione. In una volata, partire con il vento in faccia, senza una piccola scia amica, è assai svantaggioso. Improvvisamente, si muove ancora Mejia, che si porta al comando. Bugno sorride in cuor suo. Indurain capisce di non avere più chance e decide di affiancare l’azzurro per tentare la progressione. Non appena se ne accorge, Gianni lancia lo sprint. L’ombra dello spagnolo si fa sempre più lontana, ma la minaccia arriva da dietro, con la rimonta olandese di Rooks. È un lungo testa a testa, il tempo pare fermarsi. Poi il ragazzo monzese alza le braccia al cielo in segno di vittoria. Gianni Bugno è campione del mondo.

L’ACUTO DI UN GRANDE CAMPIONE

La conquista della maglia iridata fu la seconda grande soddisfazione per il ciclista italiano. Un anno prima aveva vinto anche il Giro d’Italia in maniera spettacolare, indossando la Maglia Rosa dal primo all’ultimo giorno di gara. Nel 1992, invece, arrivò il secondo titolo mondiale. Bugno è sempre stato così, mai banale e scontato, ma sempre pronto a sorprendere in ogni modo. Anche per questa sua imprevedibilità ha trovato continuamente tifosi pronti ad amarlo incondizionatamente. Del resto, come non affezionarsi ad un corridore capace di vincere su ogni terreno, di non fare selezione tra corse di serie A e serie B, serio e professionale, fantasioso, ma concreto al contempo?  Bugno ha segnato un’epoca del ciclismo italiano ed internazionale. Insieme a Chiappucci, ha infiammato gli appassionati prima dell’avvento di Pantani. Probabilmente, c’è il rimpianto per un Tour de France che avrebbe meritato vista la classe infinita, ma svanito nelle lunghe cronometro, terreno di caccia di Indurain. Eppure, nemmeno quel vuoto nel palmares è riuscito a scalfire la bellezza della storia di un ragazzo monzese nato il 14 febbraio 1964, con un cuore grande come l’Alpe d’Huez.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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