Mario Checcoli con al collo le due medaglie d’oro conquistate a Tokyo 1964 (foto: sito ufficiale CONI)

Mauro Checcoli rappresenta da anni il prototipo del cavaliere perfetto, capace di sublimare in maniera sopraffina il rapporto cavallo-cavaliere, creando così un’alchimia perfetta. Egli ha saputo sviluppare quest’attitudine già da giovane, anzi da giovanissimo. Dopo aver praticato basket e atletica fin da piccolissimo, all’età di dieci anni, nel lontano 1953, la passione per i cavalli prende il sopravvento su tutto il resto, l’ippica lo affascina maledettamente e per questo decide di provare a ritagliarsi un suo personalissimo spazio nella disciplina. Viene affidato alle cure del Marchese Mangilli, allenatore di molti binomi di altissimo livello, e da lì la sua esistenza subisce una svolta.

Karuizawa 1964

E’ a Karuizawa, a 150 km da Tokyo, sede della XVII^ Olimpiade, che Mauro scrive la storia, la più bella pagina dell’equitazione italiana di sempre. Sì, si può dire “di sempre” perché Mauro, su Surbean, fa “en plein”, oro sia nel concorso individuale che nel concorso a squadre, nessuno mai come lui. E, proprio come nelle storie più belle, queste vittorie assumono contorni epici.

Il concorso individuale si apre con la prova di dressage, vinta dal teutonico Ligges, con il binomio italiano relegato al 14° posto. L’indomani, nella prova del cross country, le verdi colline giapponesi, chiamate la Svizzera nipponica, sono un girone infernale. Piove e fa freddo, l’aderenza al terreno è precaria ma Surbean e Checcoli non fanno una piega. La loro prova è tecnicamente impeccabile, la padronanza tecnica del cavaliere è palese, l’affidabilità del cavallo comprovata. Il tabellone segna 66.40, il secondo posto è il loro. Ora non resta che la firma d’autore, la zampata finale. Che prontamente arriva il giorno dopo nella terza ed ultima prova. Saltano gli ostacoli perfettamente, uno dopo l’altro, cadenzati e leggiadri, come una pennellata di Constable sulla tela del dipinto. Il tabellone segna ancora 66.40, nessuna penalità è stata loro inferta, non resta che salire sul podio e prendersi quella preziosa medaglia, la prima per l’Italia nella competizione e la prima per Checcoli che a soli 21 anni si laurea Campione Olimpico. Ma le emozioni non sono finite. Sull’onda di quest’affermazione l’Italia si prepara ad affrontare la prova a squadre con la convinzione di poter stupire ancora. I favoriti però sono gli inglesi, non foss’altro che per la loro storia nella disciplina. Ma l’Italia è agguerrita e, come nel migliore dei romanzi di Dumas, ai nastri di partenza Checcoli è affiancato da tre valenti moschettieri su altrettanti sublimi destrieri. I loro nomi? Paolo Angioni su King, Alessandro Argenton su Scottie e Giuseppe Ravano su Royal Love.

La squadra italiana composta da Checcoli, Argenton, Ravano e Angioni sul gradino più alto del podio dopo il concorso completo a squadre (foto: sito ufficiale CONI)

Tutti per uno, uno per tutti

Anche per la prova a squadre i binomi si fronteggiano sulle tre classiche prove. Nel dressage Checcoli è il migliore degli azzurri e riesce, con la sua performance, a posizionare la compagine tricolore al settimo posto generale. La prova del nove arriva il giorno seguente sul tracciato predisposto per il fondo. 32700 metri di prova, suddivisi in 19920 di marcia, 3600 di steeple, 7200 di cross e 1980 di galoppo sul piano, tutti all’aperto, senza nemmeno un tratto di bosco. E anche qui Surbean è impeccabile in tutto e per tutto, nella costanza di rendimento, nell’affiatamento con Mauro, nella resistenza alla fatica ma soprattutto nella sua strabordante superiorità rispetto ai suoi contendenti. L’Italia si issa al comando prima della terza giornata di gara. L’indomani Argenton nota che il suo Scottie è ancora affaticato dalle prove del giorno prima, la situazione potrebbe precipitare, ma non quando si ha in squadra l’accoppiata Checcoli-Surbean. Giuseppe Ravano con il suo Royal Love fa percorso netto, seguito a ruota da Checcoli e la naturale conseguenza di questa umana perfezione è rivedere, ancora una volta, il tricolore sventolare nel cielo nipponico. Checcoli diventa così il primo, e finora unico, italiano capace di vincere entrambi i concorsi nella stessa edizione. A distanza di 56 anni nessun cavaliere italiano è riuscito a scalfire il record di quest’uomo… che sussurra ai cavalli.  

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