Sono trascorsi dieci anni dall’impresa della Bre Banca Lannutti Cuneo, capace di far piangere l’Itas Diatec Trentino nel primo e storico V-Day.

La festa della Bre Banca Lannutti Cuneo, campione d’Italia nella stagione 2009/10 (fonte foto Ideawebtv)

Servizio di Andrea Sala, ricezione di Hubert Henno, alzata di Nikola Grbic e parallela vincente di Vladimir Nikolov. La palla sguscia via, viscida e ingestibile dalle braccia di Matej Kaziyski. Sono le 20 in punto del 9 maggio 2010. La Futurshow Station di Bologna tracima sotto la spinta festante di una marea blu e verde, i colori sociali della Bre Banca Lannutti Cuneo, la squadra che ha appena riscritto la storia. Si tratta della prima finale scudetto in gara secca della pallavolo maschile moderna, il primissimo V-Day che inaugurerà una trilogia terminata nel 2012. Ed è il tricolore numero uno per la formazione piemontese.

RINCORSA

Cuneo rompe una lunga maledizione. Infatti il club aveva accarezzato il sogno scudetto in altre due occasioni, nel 1996 e nel 1998, cadendo sempre al cospetto di Treviso. Negli anni si era rifatto vincendo quattro Coppe Italia, due Coppe CEV e due Challenge Cup, ma mancava l’ultima coccarda da affiggere sulla propria divisa. E non si può dire che il 2010 fosse stato fin da subito battezzato nel miglior modo possibile: il primo trofeo stagionale, la Coppa Italia, era andato all’Itas Diatec Trentino, vincitrice in quattro set ai danni dei biancoblù. Una sconfitta che avrebbe potuto aprire voragini importanti nelle convinzioni dei piemontesi. Ma la pallavolo si costruisce un punto alla volta, una gara dopo l’altra, cambiando ogni equilibrio. Una lezione che il nuovo allenatore Alberto Giuliani ha sempre conosciuto bene. Sa che la pazienza è la chiave dei grandi successi. Il materiale umano c’era, serviva tempo per amalgamarlo. Il tecnico si è trasformato in un demiurgo sapiente capace di plasmare una squadra solidissima. A muro ecco i centimetri dei centrali Luigi Mastrangelo e Francesco Fortunato. In difesa il libero Hubert Henno pronto ad aspirare qualsiasi pallone cancellando gli attacchi avversari. Poi le schiacciate pesantissime delle bande Wout Wijsmans e Simone Parodi e dell’opposto Vladimir Nikolov a demolire chiunque si ponga sul cammino. Il tutto sotto la sapiente gestione di Nikola Grbic. E il finale di stagione ha dato ragione a Giuliani.

LA DOPPIETTA

Le vittorie si costruiscono col tempo. Dunque si può affermare che Cuneo abbia imparato a vincere in Europa. Alzare la Coppa CEV ha dato ossigeno all’autostima verso la sfida apparentemente impossibile nell’ultimo atto della stagione, la finale secca contro Trento, la corazzata reduce dal trionfo in Champions League e pronta a sigillare uno storico Triplete. A Bologna l’inizio è tutto di marca trentina. Servizio e muro funzionano perfettamente per gli uomini di Radostin Stoytchev, armati dal braccio potente di Osmany Juantorena. In 36 minuti è 25-14 per l’Itas. Sembra una passeggiata di salute e invece Cuneo si rialza e non sbaglia. Difende a tutto campo. Recupera ogni pallone, lo rigioca senza alcun timore. Trento accusa il colpo, retrocede sotto le schiacciate dello scatenato Nikolov. Dopo un’ora di gioco è 1-1. Le emozioni continuano. Il servizio dei piemontesi comincia a macinare punti pesanti e a far male alla seconda linea avversaria. La partenza è bruciante: 9-3 per la squadra di Giuliani. Ai trentini non bastano gli attacchi di Juantorena e Kaziyski e i muri di Birarelli e Sala: Henno si esalta in ricezione e i contrattacchi di Parodi, Nikolov e Wijsmans fanno la differenza. Finisce 25-22. Trento è un gigante tramortito, che barcolla, ma non intende mollare. Si arriva a braccetto fino a quota 15. Poi Nikolov scatena l’inferno sulla difesa avversaria. I suoi ace spalancano le porte per il Paradiso. L’Itas finisce al tappeto e non riesce a rialzarsi. Quando l’ultimo pallone tocca terra si scatena la festa.

EREDITÀ

Bologna si tinge di biancoblù per una sera, travolta dall’esultanza sfrenata dei tanti tifosi arrivati in pullman da Cuneo. Ma la vera festa è nella provincia piemontese. Caroselli senza fine accolgono lo storico scudetto, salutando la fine del sortilegio. I festeggiamenti si trascinano per qualche giorno. Ironia della sorte, quello scudetto tanto atteso e cercato sarà l’inizio di una rapida discesa, coincisa con la cessata attività agonistica del club solamente quattro stagioni dopo. A dieci anni di distanza, però, resta la favola di un popolo che ha imparato a sognare in grande tra un servizio e una ricezione, tra un palleggio e una schiacciata o un muro. Un passo alla volta verso l’apoteosi di un magico pomeriggio bolognese.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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