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Spesso in ambito giornalistico viene usato impropriamente il termine ”leggenda”, ma non è questo il caso: non si può usare un’altra parola per definire Paola Fantato, una donna che ha fatto la storia del tiro con l’arco paralimpico e delle Paralimpiadi in generale.

Delle Paralimpiadi e non solo, dato che la Fantato è stata la prima atleta paralimpica azzurra a prendere parte anche alle Olimpiadi, gareggiando nella squadra femminile ad Atlanta 1996: insomma, un’autentica leggenda dello sport italiano, e pensare che la sua epopea nel tiro con l’arco era iniziata quasi per caso.

Paola Fantato, nata a Verona il 13 settembre 1959 e costretta sulla sedia a rotelle dopo una poliomielite che l’aveva colpita quando aveva solo 8 mesi, scopre infatti l’arco in maniera casuale, ”come succede spesso con l’amore della tua vita” (citiamo le sue parole): succede tutto in un pomeriggio del 1986, quando Paola si sta allenando con la società GALM di Verona (per la quale gareggiava nel nuoto), ed il presidente chiede agli atleti presenti se qualcuno voleva mettersi in gioco nell’arco. La Fantato si propone, inizia a tirare con una precisione maniacale sotto la guida di Giorgio Turrina e scopre la sua vocazione per questa disciplina, una delle poche che consente anche agli atleti disabili di competere anche alle Olimpiadi (la prima era stata l’arciera neozelandese Neroli Fairhall a Los Angeles 1984, Paola sarà la seconda, ed Eleonora Sarti ha sfiorato la qualificazione a Rio 2016): una vocazione che la porta a mettersi subito in luce, e centrare la qualificazione alle Paralimpiadi di Seul 1988, a due soli anni dal suo esordio nel tiro con l’arco in carrozzina.

Seul rappresenta l’inizio di un’epopea che durerà fino ad Atene 2004, Paralimpiade che chiude anche la carriera di Paola Fantato, e la vede centrare una sontuosa medaglia di bronzo all’esordio a cinque cerchi. Paola sogna e, tra sè e sè, pensa di poter vincere l’oro individuale a Barcellona, e siccome i sogni son desideri (”di felicità”), l’oro arriva: Barcellona 1992 regala alla Fantato la prima medaglia di prestigio, e dà l’inizio al suo dominio assoluto nella disciplina che le regalerà 8 medaglie totali alle Paralimpiadi.

Da Barcellona ad Atene, infatti, Paola Fantato otterrà 3 ori ed un bronzo nella gara individuale, medaglie ben distribuite, con un podio in ogni edizione a cui l’arciera azzurra ha preso parte e l’apoteosi di Atlanta, città che vedrà l’azzurra in gara nelle Olimpiadi e nelle Paralimpiadi: gli ottimi risultati a livello paralimpico, infatti, colpiscono anche la Fitarco, che sceglie di aggregare Paola alla nazionale femminile e la convoca per i Giochi estivi dei normodotati. Un’esperienza fantastica per un’atleta paralimpica, soprattutto quando sei la seconda arciera nella storia ad ottenere quel traguardo, e così, anche se la Fantato non arriva a medaglia, quel momento resterà sempre scolpito nella sua mente: come lei stessa racconterà in seguito (ai microfoni di Memoria Paralimpica), infatti, ”quando ero sulla linea di tiro, non esisteva più l’handicap, non esisteva più la mia carrozzina, ma esistevano solo l’arco, le frecce e il bersaglio”. 

Un sogno che diventa realtà dunque, e dopo pochissimo tempo Paola Fantato si ritrova a partecipare anche alle Paralimpiadi di Atlanta 1996: l’azzurra non riuscirà a difendere l’oro individuale, chiudendo ”solo” al terzo posto, ma centrerà l’oro a squadre, che verrà poi bissato nell’edizione seguente a Sydney. L’esperienza olimpica di Atlanta resterà comunque l’unica della carriera della Fantato, che però si toglierà altre grandi soddisfazioni paralimpiche: a Sydney 2000, oltre all’oro a squadre, arriverà anche la vittoria nella gara individuale, subito bissata ad Atene in quella che sarà la sua ultima Paralimpiade.

E, siccome a Paola Fantato una sola medaglia per edizione non basta più, ecco arrivare anche il bis nella terra delle Olimpiadi, con l’argento nella prova a squadre che va a sancire un bottino finale di 8 medaglie paralimpiche: 5 d’oro, una d’argento e due di bronzo (3 ori e due bronzi individuali). Abbastanza per appendere l’arco al chiodo, per una scelta che arriva quasi naturalmente dopo 5 Paralimpiadi e più di 10 anni in vetta all’arco paralimpico: l’azzurra smette proprio dopo Atene per dedicarsi alla famiglia, ma non si stacca completamente dallo sport.

La ritroveremo infatti due anni più tardi, quando farà la sua apparizione in un quadro della cerimonia d’apertura delle Paralimpiadi invernali di Torino 2006: dopo aver ricevuto una freccia da una bambina, Paola colpiva con essa un simbolico muro, dando vita ad una coreografia che vedeva quella barriera abbattuta per simboleggiare che non ci sono diversità tra lo sport olimpico e paralimpico, e tra gli atleti normodotati e i disabili.

E non è affatto un caso che sia stata scelta proprio Paola Fantato per abbattere quella barriera: d’altronde lei, a suon di medaglie, era riuscita ad abbattere il confine tra atleti paralimpici ed atleti olimpici, con quella storica partecipazione ai Giochi di Atlanta 1996 che la lascerà per sempre nella storia dello sport azzurro a cinque cerchi e del tiro con l’arco, la disciplina che l’ha resa una leggenda mondiale

Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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