Piero Gros: storia di un grande campione dello sci alpino italiano, protagonista della “valanga azzurra” alle Olimpiadi invernali.

Piero Gros: storia del campione dello sci azzurro, qui con la Coppa di cristallo in mano

Piero Gros in trionfo sulle spalle di Gustav Thoeni ed Erwin Stricker (Fonte: www.bormioonline.com)(Credits: Pentaphoto)

IL RAGAZZINO ED IL CAMPIONE

Quando si parla di Valanga Azzurra a tutti gli appassionati di sport, e a molti profani, vengono in mente i nomi di Gustav Thoeni e Pierino Gros. Pochi ricordano però che la carriera del piemontese fu tanto prematura quanto “corta”. Tra i 18 ed i 22 anni si concentrano le vittorie del campione di Sauze d’Oulx che a 28 anni era già un ex sciatore.

Ma andiamo con ordine. Piero nasce sulle montagne alle spalle di Torino e cresce a pane e sci (di legno). Il suo primo paio, rossi fiammanti, sono il regalo più bello che potesse ricevere. Si svegliava tutte le mattine ansioso di vedere il paese coperto di neve e potersi così sfogare sui prati e i pendii circostanti.

Tanta foga ed entusiasmo sono anche accompagnati dal talento che lo fa emergere nelle gare giovanili e lo porta nel giro della nazionale a 16 anni, grazie alla vittoria nei Campionati Italiani Aspiranti.  Sembra un sogno potersi allenare con Thoeni e vederlo vincere due Coppe del Mondo consecutive e all’inizio della stagione 1972/73 Pierino (come lo chiamano tutti dato che ha solo 18 anni) finalmente può esordire in Coppa del Mondo.

DAL PETTORALE 45 ALLA VITTORIA (ALL’ESORDIO!)

E l’8 dicembre 1972 a Val d’Isere, a 40 km in linea d’aria dal suo paese natale. Si parte con la prima manche e scendono tutti i migliori, secondo la classifica FIS come avviene ancora oggi. Gros indossa il pettorale numero 45(!) e quando tocca a lui la classifica è ormai cristallizzata anche perché la pista è rovinatissima ed addirittura in alcuni punti spunta l’erba. I pochi che assistono a quella discesa, sia dal vivo che in tv in bianco e nero, sono testimoni della prima parte di un’impresa storica. Il ragazzino termina la manche in seconda posizione, dietro solo al norvegese Haker.

Nella seconda manche, per il regolamento dell’epoca, Pierino scende per trentunesimo e, contro ogni aspettativa, vince la sua prima gara assoluta in Coppa del Mondo stabilendo due record ancora imbattuti: il più giovane vincitore di una gara di Coppa del Mondo a 18 anni e 39 giorni ed il pettorale più alto indossato dal primo classificato.

La vittoria gli porta anche in dote 1 milione e 800 mila lire (lo stipendio da finanziere erano 120.000 lire al mese…) e lo rende subito famoso al fianco del già celebre compagno di squadra. 9 giorni dopo vince anche la seconda (altro record tuttora imbattuto) e prosegue per tutta la stagione con ottimi piazzamenti, nonostante parta sempre con pettorali altissimi, terminando al 10° posto nella classifica finale generale, 4° in gigante e 6° in slalom la sua prima stagione.

Nella successiva, partendo finalmente con pettorali migliori, vince la Coppa assoluta diventando, record oggi ancora valido, il più giovane di sempre e vince anche il bronzo in gigante ai mondiali.

NASCE LA VALANGA AZZURRA

In questa stagione merita di essere ricordata la gara del 7 gennaio a Berchtesgaden, vittoria manco a dirlo di Pierino, con Thoeni secondo, Stricker terzo, Schmalzl quarto e quinto Pietrogiovanna a seguito della quale la Gazzetta dello Sport coniò l’espressione “Valanga Azzurra”!

Nel 1975 deve accontentarsi del terzo posto in Coppa del Mondo poiché Thoeni vince di nuovo e tra i due compagni di squadra si infila Ingemar Stenmark che dominerà negli anni successivi. Il 19 gennaio Pierino vince lo slalom di Kitzbuhel che, incredibilmente a soli 21 anni e 3 mesi, sarà la sua ultima vittoria in Coppa del Mondo. La stagione 75-76 lo vede duellare con Stenmark e, nonostante non vinca nemmeno una gara, conclude in classifica generale al secondo posto.

L’ULTIMA VITTORIA E’ L’ORO OLIMPICO

Ma l’appuntamento più importante della stagione sono le Olimpiadi invernali di Innsbruck 1976. Nel gigante finisce la prima manche quinto e poi cade nel tentativo di rimonta nella seconda. Nello slalom il film sembra ripetersi: quinto dopo la prima discesa a 1.25 da Frommelt. Nella seconda però scende alla perfezione dando 1 secondo e 12 a Thoeni (poi argento) e 2.24 allo sciatore del Liechtenstein vincendo così l’oro olimpico.

Nella stagione 1977 chiude con un buon quarto posto in classifica generale che diventa un ottavo nel 1978 impreziosito da un argento mondiale. Tuttavia sembra che lo smalto degli anni migliori non ci sia più e che gli altri vadano ad un’altra velocità. Partecipa per la seconda volta alle olimpiadi, a Lake Placid 1980, gareggiando solo nel gigante ma, ventesimo dopo la prima manche, non termina la seconda.

Nel 1982, a soli 27 anni, decide di ritirarsi dalle gare dedicandosi all’attività di commentatore sportivo, che continua tutt’oggi con la tv svizzera, e occupandosi di varie altre attività tra le quali membro dell’organizzazione delle Olimpiadi di Torino 2006.

In soli 4 anni salì in cima al mondo dello sci e lasciò un’impronta indelebile che rimarrà nella storia. 4 anni formidabili, 4 anni che valgono l’ingresso nella leggenda.

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