lupo

Strana bestia il destino, capace di portarti prima vicino al baratro, per poi risarcirti nel migliore dei modi (quando capita): ed ecco, Daniele Lupo è il classico soggetto ad aver ricevuto questo ”risarcimento”, centrando un percorso fantastico e toccando il cielo con un dito a Rio 2016, un’Olimpiade che si chiuderà per lui col ruolo di portabandiera nella cerimonia di chiusura al Maracanà.

Un grande riconoscimento, sommato ad una medaglia d’argento storica per il beach volley italiano, che ha emozionato l’Italia intera e Lupo stesso, che sa benissimo cos’ha passato nel corso della sua carriera, e soprattutto nell’anno che ha preceduto le Olimpiadi: prima l’esaltazione, col 5° posto raggiunto alla prima Olimpiade (Londra 2012) dopo un grande torneo ed il titolo europeo del 2014, poi il dramma, un dramma chiamato tumore. Siamo nel marzo del 2015 e Danielino, tifosissimo della Roma, si sta preparando per i Mondiali olandesi di beach, quando sente un dolore al ginocchio che gli impedisce di allenarsi al meglio. Scattano gli accertamenti, e la diagnosi è di quelle che ti tolgono il fiato: tumore osseo, da operare all’istante prima che possa diventare un problema. Lupo si ferma, teme la chemioterapia, ma torna a respirare due settimane dopo, quando gli esami istologici rivelano che il tumore era benigno e non c’era bisogno di altre cure.

È una lezione di vita per Daniele, che si trova ad affrontare a 24 anni (Lupo è un classe ’91) quella che è la più grande paura dell’uomo del XXI secolo, e ne esce rafforzato: subito dopo lo stop forzato, Lupo torna ad allenarsi, e poi, 17 mesi dopo, si arriva ai Giochi di Rio 2016, da disputare in coppia con Paolo Nicolai. Gli azzurri partono male, perdendo col Messico e con gli USA (dopo un match molto combattuto) nel girone, e solo grazie alla vittoria contro i tunisini si qualificano al ripescaggio, vinto non senza difficoltà contro i polacchi Kantor e Losiak: agli ottavi il derby italiano contro Ranghieri e Carambula, per un match vinto con un gran primo set ed un secondo parziale al cardiopalma, e poi la doppia vittoria contro la Russia (Liamin-Barsouk prima, Krasilnikov ed il gigante Semenov dopo) che apre alla finale contro il Brasile e ad un risultato storico.

Mai prima d’ora una coppia italiana aveva fatto meglio del 5° posto ai Giochi di Rio, e così Lupo-Nicolai entrano nella storia: il loro argento, arrivato dopo una grandissima partita contro Alison Cerutti e Bruno Schmidt (2-0, con parziali di 21-19 e 21-17), nella quale i nostri giocano alla pari e rischiano di portare a casa il primo set (gli azzurri passano lunghi periodi in vantaggio, in un match al cardiopalma), è un risultato fantastico, e porta Daniele Lupo all’apoteosi nella classica rivincita contro quel destino che aveva tentato di togliergli tutto.

Un’apoteosi che si concluderà nella notte di domani, quando Lupo, per decisione del presidente del CONI Malagò, porterà la bandiera nella cerimonia di chiusura di Rio 2016 al Maracanà: sarà lui a rappresentare una nazione ed un popolo che si esalta nelle difficoltà e, vista la storia di Daniele, non possiamo dire che la scelta sia stata sbagliata…

 

Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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