Il tiro a segno alle Paralimpiadi. Le storie di Santo Mangano e Oscar De Pellegrin raccontate Azzurri di Gloria sull’Italia alle Paralimpiadi. ll medagliere dell’Italia nel tiro a segno paralimpico.

Il tiro a segno alle Paralimpiadi

L’ITALIA DEL TIRO A SEGNO ALLE PARALIMPIADI

Il tiro a segno fu implementato nel programma paralimpico a partire dai V Giochi Paralimpici di Toronto 1976. Gli atleti sono suddivisi – al di là dell’arma utilizzata, pistola e carabina – in tre grandi gruppi: SH1, in cui militano coloro i quali hanno la forza muscolare negli arti superiori sufficiente per sostenere l’arma; SH2, per gli atleti che non posseggono la forza necessaria a sostenere autonomamente l’arma o non hanno la possibilità (ad esempio, a causa di una menomazione) di utilizzare la carabina in modo autonomo; SH3, ciechi o ipovedenti. Un’ulteriore suddivisione avviene poi a seconda che gli atleti in gara non adottino (A) o meno (B: basso; C: alto) uno schienale su cui poggiare la schiena.

Gli atleti azzurri hanno sempre ed in numero elevato partecipato – ad eccezione della Paralimpiade di Arnhem 1980 – alle competizioni di tiro a segno paralimpico, riuscendo, in alcuni casi, ad ottenere degli ottimi risultati (in particolar modo nei primi anni di partecipazione).

I PROTAGONISTI AZZURRI DEL TIRO A SEGNO PARALIMPICO

Il debutto azzurro nel tiro a segno avviene a Toronto 1976, dove Vittorio Loi, nella carabina 2-5, ottiene un quindicesimo posto. Dopo la mancata presenza ai Giochi paralimpici di Arnhem 1980, all’edizione del 1984 della Paralimpiade debuttano Santo Mangano (che conquisterà ben due quarti posti) e Rita Pierri (un quarto, un quinto, un sesto posto): due atleti che faranno la fortuna del tiro a segno paralimpico. A Seoul 1988, infatti, arriva l’apoteosi italiana: Santo Mangano conquista tre medaglie d’oro (fucile ad aria, fucile ad aria classe 1A-1C e prono con Aids classe 1A-1C), Rita Pieri un argento (nella pistola prona) e Gabriele Galegato un oro (nella pistola ad aria classe 2-6). Quattro anni dopo, a Barcellona 1992, Santo Mangano si ripete, conquistando il suo quarto oro, nella carabina 3X40 SH4, mentre Oscar De Pellegrin (uno dei tiratori paralimpici più presenti, insieme a Daniele De Michielin) conquista il bronzo nel misto olimpico SH3.

Alle Paralimpiadi di Atlanta 1996  arriva la seconda ondata vincente italiana: Antonio Martella conquista una medaglia di bronzo (pistola SH1); così Oscar De Pellegrin (nel misto inglese SH1), che riscatta il quarto posto nella carabina 3X40 SH1; mentre Santo Mangano si ritira conquista due bronzi (fucile ad aria 3×40 classe SH2 e prono classe SH2) e un argento (fucile ad aria in piedi classe SH2).

In seguito, l’Italia non riuscirà a conquistare più alcuna medaglia nel tiro a segno paralimpico; tuttavia, alcune importanti prestazioni meritano sicuramente d’essere ricordate: il quarto posto nella pistola mista SH1 di Oliviero Tiso a Sydney 2000; il settimo di Antonio Martella nella pistola SH1, arrivato alla sua ultima Paralimpiade, Pechino 2008; e i due podi sfiorati da Azzurra Ciani, classificatasi prima in qualifica sia ai Giochi paralimpici di Atene 2004 che a quelli di Londra 2012, salvo poi non riuscire ad aggiudicarsi una medaglia in finale – in ogni caso, sicuramente un grande risultato.

IL MEDAGLIERE DEL TIRO A SEGNO ITALIANO ALLE PARALIMPIADI

Il medagliere italiano nel tiro a segno paralimpico è composto da dodici medaglie: cinque d’oro e di bronzo e due argenti. Le medaglie sono state conquistate tra le edizioni dei Giochi paralimpici di Seoul 1988 e Atlanta 1996: autentico mattatore azzurro è stato Santo Mangano, che ne ha conquistate ben sette (quattro ori, un argento e due bronzi); segue Oscar De Pellegrin, che è salito due volte sul podio più basso. Un oro – l’unico non firmato Mangano – l’ha vinto anche Fabio Galegato, nella stessa edizione, Seoul ’88, in cui vinse l’argento Rita Pieri (unica atleta azzurra di sesso femminile ad essere medagliata); e un bronzo Antonio Martella.

Simone Lo Giudice
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