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L’arco con cui Mauro Nespoli gareggerà a Rio: un gioiellino da 2500€ complessivi

-VOGHERA, dai nostri inviati Marco Corradi, Simone Lo Giudice e Federico Sanzovo

Avrete sicuramente già letto la prima parte della nostra intervista a Mauro Nespoli (se non l’avete fatto, cliccate qui), arciere della nazionale italiana che ha ottenuto un argento ed un oro a squadre tra Pechino e Londra, e punta a confermarsi anche a Rio: nella lunga chiacchierata con Mauro, tenutasi presso la sede degli Arcieri DLF Voghera, si è parlato ovviamente anche delle imminenti Olimpiadi brasiliane, ed ecco le parole di Nespoli sull’argomento-Rio, con delle interessanti chicche riguardo ai cambiamenti del tiro con l’arco, ed al suo primo contatto col campo di gara.

Allora Mauro, cominciamo a parlare delle prossime Olimpiadi: come ci avevi già spiegato in precedenza, voi saggiate il terreno di gara nell’evento preolimpico. Che sensazioni ti ha dato il campo di Rio?

”Sarà molto simile a quello di Pechino, noi siamo al Sambodromo, che è chiuso su entrambi i lati e non permetterà di avere grande vento: la condizione sfavorevole però è data da quel buio che verrà molto presto, noi non siamo abituati a gareggiare con la luce artificiale, ed alla preolimpica ci siamo trovati ad avere una serie di problemi in tal senso. Le luci artificiali creano una serie di problemi ai riferimenti ed al mirino durante il tiro, questo mi ha disturbato molto in quella gara, e quindi sono corso ai ripari svolgendo per tutto l’inverno un allenamento con luce artificiale o col buio per capire come cambiano le sensazioni, cogliere le sfumature e non farmi trovare impreparato, capendo se il percepito attraverso la vista è reale oppure un pericoloso gioco di ombre”.

Il tuo obiettivo a Rio sarà quello di ottenere quella medaglia individuale che sin qui non hai mai trovato in carriera? E perchè è così difficile centrare un successo ”da solo”, al netto di una campagna a squadre sempre positiva?

”L’obiettivo a Rio è ovviamente quello di portare a casa una medaglia a squadre: al Mondiale a squadre siamo arrivati secondi, è stato un quadriennio difficile, con molti cambiamenti e nel quale abbiamo raccolto pochi successi, ma quest’anno possiamo confermare gli ottimi risultati delle scorse Olimpiade. Il primo obiettivo dev’essere la medaglia a squadre anche per motivi cronologici, la gara viene prima e quindi sarebbe egoistico dire di puntare solo all’individuale: la squadra è carica e lavora con forza, poi ovviamente c’è anche l’obiettivo di una medaglia tutta mia. Di fatto, il nostro è uno sport individuale che poi nella gara a squadre diventa composto da tre individui: ovvio che si creano delle alchimie che alleviano la pressione ed aiutano, però io non tiro una freccia per un tot di metri e poi interviene un altro, ma ognuno fa le sue serie ed i punteggi vengono sommati, quindi per poter rendere al 100% nell’individuale devi andar bene anche nella gara a squadre, e puntiamo a quello”.

Tu hai fatto un discorso sul fatto che la gara a squadre precede l’individuale: questo dato è più una cosa positiva, perchè ci si ritrova a sfruttare l’adrenalina, oppure un problema a livello a mentale, soprattutto quando si arriva da un risultato positivo?

”Per ora è stato un limite, perchè quando vinci una medaglia a squadre è inevitabile festeggiare e tirare un minimo i remi in barca, scaricandosi: sarà più forte l’atleta che sarà in grado di recuperare e riprendere energie in vista della competizione individuale. Non a caso i coreani, parlando di arco maschile, hanno sempre vinto la gara a squadre e poi, pur essendo i più forti, non vincevano mai l’individuale: a Londra hanno perso la gara ”di gruppo” e vinto l’oro singolo, diciamo che questa non è una regola, ma una curiosità da rilevare. E’ davvero difficile fare doppietta, perchè comunque il livello è altissimo: piacerebbe a tutti vincere sia nell’individuale che nelle gare a squadre e magari farlo passeggiando, ma in verità per vincere le gare bisogna spendere delle energie, ed in questi 4 anni abbiamo lavorato tanto su questo fattore mentale ed energetico. Siamo pronti a spendere il giusto e recuperare velocemente, spegnendo il cervello subito dopo la prima gara e non portarsi dietro il peso del risultato o di quello che si è già speso: nell’equilibrio instabile dei Giochi Olimpici, ogni pensiero può fare la differenza nel bene e nel male”.

Restando sulla gara a squadre, ci puoi spiegare un po’ i cambi regolamentari che hanno sconvolto questa particolare competizione? Tu eri stato piuttosto polemico a riguardo in passato…

”Di fatto, hanno costituito i set anche nella gara a squadre, e noi inizialmente li abbiamo sofferti molto, perchè siamo sempre stati una Nazionale abbastanza costante nel corso delle varie serie ed in termini di sommatoria finale di punti eravamo sempre andati forte. Con questo nuovo regolamento, vincere una serie 56-45 vale esattamente come perderla 56-57, quindi è un po’ come quando nel tennis si vince un set 6-0 o 7-5, non cambia nulla: questo ha permesso a nazioni meno competitive in passato di presentarsi sul palcoscenico. La tipica mossa televisiva? Sì, inizialmente la vedevo anch’io così e dicevo che era stato fatto per metterci in difficoltà, però poi a distanza di 4 anni, quando vedi che la Corea del Sud vince ancora nonostante un regolamento potenzialmente contro di loro, forse questo cambiamento non è così ingiusto o frenante. Se però dopo tutti i successi passati, la Corea non vincesse più nulla per anni, allora potremmo parlare di un sistema penalizzante”.

Tornando il discorso su Rio, qual è la situazione della squadra azzurra? Frangilli è confermato, poi ci sono un Pasqualucci che sta facendo molto bene (Azzurri di Gloria l’ha già intervistato, clicca qui per leggere le sue parole) ed un Galiazzo di rientro: chi farà parte della squadra con te?

”In realtà la squadra ufficialmente non è ancora stata scelta o formata, al momento stiamo portato avanti il gruppo che ha gareggiato ai Mondiali 2015 e vinto l’argento, quindi il sottoscritto, Frangilli e Pasqualucci, un ragazzo giovanissimo (19 anni, ndr) che ha portato energia, talento ed ha alzato il livello di attenzione di tutti come avevo fatto io ai tempi, scardinando quelli che potevano essere degli equilibri consolidati e portando una ventata di freschezza. Nespoli-Frangilli-Galiazzo erano i campioni in carica, ma lui ha cambiato la corrente con energia e questo ha permesso all’intero movimento di riaccendersi: non sarò più il più giovane dei tre e non ancora il più vecchio, quindi mi trovo nella condizione perfetta (ride, ndr). Scherzi a parte, non sappiamo ancora la squadra, nel maggio prossimo (dal 5 al 12 in Colombia) io, Frangilli, Pasqualucci ed un quarto atleta ancora non deciso partiremo per la prima fase della Coppa del Mondo: il nome del 4° è ancora avvolto nel mistero, ma certamente potrebbe essere Galiazzo, dato che Marco è rientrato e sta lavorando con forza per dire ancora la sua e rientrare in squadra. Purtroppo però si gareggia in tre ed uno di noi dovrà restare a casa: chiunque sarà, avrà dato il suo contributo per portare la squadra ad essere pronta, ed anche se dovessi essere io, non avrei rimpianti. La decisione spetta al ct, ma i quattro nomi in ballo sono questi: avremo le idee più chiare a metà aprile quando usciranno le convocazioni ufficiali”.

Quanto ti rivedi in Pasqualucci? Anche lui ha esordito in Nazionale quand’era molto giovane, e potrebbe gareggiare nella sua prima Olimpiade a 19-20 anni…

‘David sta facendo un percorso molto valido, ha fatto una scelta molto coraggiosa, quella di venir via da Roma per trasferirsi a Cantalupa e seguire il progetto della scuola federale: ha grande coraggio e si percepisce che ha voglia di sfondare e degli obiettivi che lo spingono a fare questi sacrifici. L’idea di poter gareggiare con un ragazzo che ha obiettivi così grandi è di stimolo: parlo molto con Pasqualucci, ci confrontiamo e spesso vedo in lui alcuni passi che ho già percorso io, quindi per quanto mi è possibile cerco di dargli la mia chiave di lettura, anche se ognuno è libero di scegliere la propria strada ed io non voglio indirizzare le scelte di nessuno. Dargli la mia visione dei fatti e poter vedere la sua tiene aperta la mente, ed è molto positivo”.

E chissà se sarà proprio Pasqualucci, come sembra, il terzo atleta della squadra italiana in quel di Rio: sicuramente Mauro Nespoli spera di replicare l’oro di Rio (e poi nell’individuale, chissà), e confermarsi a medaglia per la terza volta consecutiva. Ci riuscirà? Questo lo scopriremo in estate, ma il nostro tifo va tutto per il campione nato a Voghera, che ringraziamo per la sua disponibilità e per quella dimostrazione di tiro che ci ha fornito, e di cui mettiamo il video!

https://www.facebook.com/azzurridigloria/videos/1714759622071420/

Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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