Durante la puntata settimanale di “Minuti di Gloria”, la nostra trasmissione radiofonica in onda ogni venerdì dalle 18 alle 19 su Radio Ticino Pavia (FM 91.8 e 100.5), abbiamo avuto il piacere di intervistare la giornalista ed ex cestista Alice Pedrazzi, attualmente collaboratrice de La Stampa e commentatrice per Sportitalia. Ecco le sue parole ai nostri microfoni!

L’Italbasket femminile fa il suo esordio ai Campionati europei 2017

ALICE PEDRAZZI: INTERVISTA ALLA EX CESTISTA DELLA NAZIONALE

È stato un Europeo positivo, anche se è poi è finito con l’amaro in bocca per la sconfitta subita contro la Lettonia. Che voto daresti alle ragazze di Capobianco?
“Sicuramente i voti possono essere due: un nove in termini di comunicazione e di visibilità del basket femminile, dato che siamo riusciti a coinvolgere un pubblico più ampio e questa è stata la cosa più importante per le nostre ragazze; da un punto di vista prettamente  tecnico, invece, la mancata qualificazione al Mondiale, al di là dell’episodio finale del fallo fischiato a Zandalasini, che ha fatto discutere molto, è vero che ancora una volta, purtroppo, la nostra Nazionale non è riuscita a centrare una qualificazione importante. Da un punto di vista tecnico anche questo merita una riflessione, quindi, sotto questo aspetto il voto si abbassa dal 6 al 7”.
Se volessimo fare i maliziosi, potremmo dire che, considerando che i prossimi Europei si giocheranno in Serbia e Lettonia, un’assenza lettone sarebbe stata poco plausibile…
“Io da ex giocatrice cerco di evitare questo tipo di ragionamenti. Io credo che la scelta dell’arbitro sia stata un errore di valutazione, così come il tiro da tre sbagliato da Raffaella Masciadri. Tendo sempre a far prevalere una spiegazione tecnica data dal campo, anche perché, se cosi non fosse, sarebbero argomenti molto più gravi che sperano sia lontani dal nostro sport”.
Una grande protagonista del torneo è stata Cecilia Zandalasini: quale compagna di Nazionale ti ricorda e cosa può dare al nostro movimento?
“È sicuramente la luce del basket femminile per il presente e per il futuro, vista anche la sua giovanissima età e questo è molto rincuorante. E’ una giocatrice che ha uno spessore e una completezza tecnica, abbinata ad una fisicità travolgente, che la rende una giocatrice unica e anche poco accostabile ad altre giocatrici del passato. Oltre a questo ha dimostrato di possedere altre doti: è capace di coinvolgere sia in campo che fuori e di trascinare le proprie compagne, coinvolgendo un pubblico vasto. Credo che lei possa dare tanto in entrambi i sensi: sia sotto il profilo tecnico che dal punto di vista della comunicazione e diffusione del basket femminile”.
Tu sei stata compagna di Raffaella Masciadri. Pensi che questa possa essere stata la sua ultima esperienza in Nazionale?
“Siamo state compagne ai Giochi dei Mediterraneo e avversarie nei diversi campionati di Serie A sin da quando eravamo ragazzine,  essendo entrambe lombarde. La sua carriera parla da sola, per titoli vinti e per l’applicazione e la determinazione che ha sempre avuto. Inoltre, è una giocatrice completa: brava sia dal punto di vista offensivo che difensivo”.
E di Laura Macchi? Anche lei sfortunata in questo Europeo…
“Particolarmente sfortunata. Anche con lei ho giocato assieme, ai tempi delle giovanili, quando avevamo 14 anni. Anche lei è un’altra giocatrice che ha segnato gli ultimi decenni della nostra pallacanestro. Come raccontato da lei stessa in lacrime davanti a qualche telecamera, con questo infortunio non lascia nel migliore dei modi la maglia azzurra”.
Da qui a Tokyo 2020, come vedi il movimento cestistico femminile?
“È molto complicato. Non è un caso se il basket femminile manca l’appuntamento olimpico da Atlanta. Penso sia il momento di fare sinergia, con tutte le componenti, affinché il movimento possa tornare ad aver quel tipo di risultato per raggiungere maggior visibilità. È normale che le ragazzine che devono scegliere uno sport siano influenzate da ciò che vedono in televisione e siano portate a cercare di emulare figure vincenti: questo è stato un gap competitivo che abbiamo avuto con la pallavolo, perché la squadra di volley femminile ha sempre vinto in campo internazionale ed è sempre stata molto presente in tutte le manifestazioni con buoni risultati. Bisogna investire in questo sport e lavorare sul reclutamento, una fase cruciale per questo sport”.
Invece, da buona milanese, qual è la tua impressione sulle vicende che riguardano l’Olimpia?
“Ci sono i risultati che raccontano di difficoltà strutturali nel riuscire ad ottenere quanto si costruisce con il mercato. In proporzione i risultati non sono quelli sperati, ma questo è lo sport. Le squadre non si fanno solo col mercato, ma occorrono anche certe alchimie”.
In ottica Milano, come lo vedi Pianigiani?
“Come dicevo prima, io credo nel valore insindacabile e un po’ sacro del campo. Penso che bisognerà attendere il suo lavoro e i suoi risultati per giudicarlo. Sicuramente non arriva in un momento facile e con le condizioni ambientali favorevoli. Chiaramente un allenatore del suo spessore e della sua professionalità può far valere a suo vantaggio questo tipo di situazione iniziale”.
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Marco De Silvo
Classe 1991, malato di boxe e calcio, segue con interesse anche altri sport. Oltre a scrivere per Azzurri di Gloria, collabora con Boxe-Mania e Bandiera a Scacchi.

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