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Un’istantanea del Cassina allenatore: dopo il ritiro, l’olimpionico di Atene ha allenato per tre anni nella Pro Carate, società ginnica della Brianza

Secondo ed ultimo appuntamento per Azzurri di Gloria con Igor Cassina: come vi avevamo già anticipato stamattina, l’ex ginnasta ed attuale commentatore Rai ci ha rilasciato una lunga intervista, ed eccoci dunque arrivati alla seconda parte della nostra chiacchierata con Igor. In questo stralcio, abbiamo analizzato con Igor le prestazioni della ginnastica azzurra e di Vanessa Ferrari a Rio 2016, ma anche la situazione del movimento italiano: ecco dunque le parole di Cassina ai nostri microfoni.

Dunque Igor, passiamo all’attualità. Innanzitutto ti chiedo: com’è passare al ruolo di commentatore dopo tanti anni da atleta?

Commentare mi piace tantissimo, perchè comunque quando vedo un atleta che si prepara a gareggiare, è come se rivivessi il mio vissuto e mi trovassi lì con lui, perchè so quello che sta passando: e poi, essendo un innamorato ed un fanatico della ginnastica artistica, amo poter dare il mio pensiero e la mia visione sulle gare. Sono cresciuto ed ho alimentato la mia passione attraverso questo sport, che mi ha fatto diventare ”protagonista di me stesso” salendo sull’attrezzo e facendo le gare, però d’altro canto subentra anche un pizzico di dispiacere perchè ho smesso e non faccio più parte attivamente di questo sport, nel quale si vivono emozioni molto forti e difficili da raccontare. Quindi c’è la parte per la quale mi piacerebbe essere ancora lì e tornare indietro, però oggigiorno, se devo essere onesto, sono molto contento così: se penso al risalire sulla sbarra e fare quelle cose che facevo prima, mi vien da dire ”ma ero pazzo?” (ride, ndr). Quando sei talmente dentro in una cosa che hai iniziato da piccolo e dunque non ti fa percepire la paura, ti senti sicuro e nulla ti tocca, ma io la paura l’ho comunque affrontata e superata, e questo fa la differenza. Non è che ho lasciato il movimento Cassina e non l’ho più fatto, non superando il momento di difficoltà, anzi, ed è stato difficile, perchè quando vivi momenti legati allo sconforto ed alla paura, e pensi di non poter più superare quel momento, l’è düra, come diciamo dalle mie parti (Igor è brianzolo, ndr). È difficile, ma come lo è in generale nella vita, nei sentimenti, a scuola: quando sei affranto o ti senti sconfitto per un qualcosa, è complicato rialzarsi e ripartire. La reazione deve partire da te, al netto dei consigli e delle belle parole, quindi è stata una gioia tutto quello che è emerso ed ho ottenuto, ma mi piace molto ora fare il commentatore e non tornare in pedana”.

Anche perchè il rischio è quello del ritorno ”alla Schumacher”, che tornò a fare il pilota di F1 a 42 anni ed ebbe grandi difficoltà…

”Diciamo che il nostro è uno sport dove, dopo una certa età, è difficile rimettersi in pista: o ti sei sempre allenato e gestito, come aveva fatto Yuri Chechi che, pur lasciando, non aveva mai smesso di allenarsi e prepararsi, e dunque ha ottenuto ugualmente ottimi risultati, oppure è molto complicato fare questo passo. Io, a differenza di Yuri, ho smesso davvero, mi alleno un po’, ma ovviamente non vado più sulla sbarra a fare il Cassina (ride, ndr): dunque, se mai dovessi tornare, sarebbe molto difficile per le articolazioni ecc.”.

Veniamo ora al tuo commento alla spedizione azzurra a Rio: come hai visto i nostri atleti? Le ragazze, su tutte la Ferrari che ha chiuso nuovamente 4a con beffa, hanno ottenuto buoni risultati, mentre al maschile avevamo il solo Edalli…

”La spedizione è andata bene al femminile, perchè comunque sono entrate nella finale a 8 ed hanno ottenuto buoni risultati. Vanessa, purtroppo, ha fatto un errore nella diagonale finale ed è arrivata al 4° posto come a Londra, dove avrebbe meritato la medaglia: qui l’avrebbe meritata facendo bene l’uscita, perchè a Londra, se dobbiamo dirla tutta, quella medaglia gliel’hanno un po’ portata via, e qui, con quell’errore, ha messo la giuria nelle condizioni per lasciarla giù dal podio e farla arrivare quarta. Vanessa ha dimostrato di esserci, e mi spiace perchè con quella medaglia avrebbe dato ulteriore prestigio alla sua carriera ed al suo curriculum, coronando un sogno: l’Italia femminile, comunque, c’è e ci sarà ancora, mentre al maschile è tutto un po’ da rifare. C’è stato solo Ludovico Edalli come individualista, che è un ottimo ginnasta, ma deve ancora crescere tanto per arrivare al livello dei big: c’è tanto da lavorare per riportare la ginnastica maschile ai livelli d’oro, e mi auguro che venga fatto un buon lavoro”.

Tornando a Vanessa Ferrari, dopo l’operazione aveva fatto intendere di voler provare a continuare per altri due anni, ad un’età che comunque risulta avanzata per la ginnastica femminile (Vanessa ha 26 anni, ndr). Cosa ne pensi di questa sfida?

”Sapevo che inizialmente voleva smettere, ma se ha cambiato idea e sceglierà di continuare, sarò contento per lei. Andare avanti ad alto livello, a 26 anni, nella ginnastica femminile, non è facile, come non lo è sfiorare un podio a quell’età: sono pochi i casi di longevità al femminile, abbiamo ad esempio la Chusovitina che ha preso parte alla finale al volteggio a Rio a 41 anni, però è un caso. Diciamo che la componente vincente per pensare di andare avanti a scapito dell’età è la motivazione: se c’è quella, allora l’età non conta. E poi dev’esserci anche la stabilità fisica, perchè se stai bene fisicamente ed hai la voglia di lottare e vincere, allora l’età finisce col farti un baffo”.

Qual è stata la sorpresa dell’Italia al femminile? Erika Fasana, per esempio, ha fatto un’ottima Olimpiade…

”Erika ha fatto la finale al corpo libero, ottenendo un risultato di tutto rispetto dopo la finale ai Mondiali, e quindi è un’atleta che ha delle grandi qualità in quella disciplina, e può essere una delle basi per il prossimo ciclo olimpico. Quello che fa poi la differenza, lo ripeto, al netto della voglia e delle motivazioni che hanno sicuramente tutte le nostre atlete, è la componente fisica, perchè la ginnastica logora il fisico come pochi sport al mondo, e riuscire a gestirsi bene da quel punto di vista può mettere le nostre atlete in condizione di crescere e primeggiare. Mi piace moltissimo anche Elisa Meneghini, sia come persona, che come atleta: mi sta molto simpatica, è molto solare, ed è molto brava e può crescere molto. Mi auguro che possa fare quel salto di qualità che la porterebbe a raggiungere una finale olimpica o mondiale, e vincere anche una medaglia”.

Come vedi il futuro della ginnastica italiana? La sensazione è che al femminile ci siano molti appigli dai quali ripartire, mentre al maschile il movimento sia da rifondare: è sostanzialmente finita la generazione d’oro, dopo il ritiro di Morandi…

”È vero, nel settore femminile c’è un’impostazione tecnica di base davvero ottima, mentre al maschile va rivisitato il programma di lavoro e serve una sintonia tra tutti i tecnici per portare avanti un programma comune ed unitario: questo farà la differenza, avere un programma di lavoro più strutturato per permettere ai giovani atleti di emergere. Un programma che deve partire dagli atleti giovanissimi, dai 6-7 anni, per permettere loro di avere delle certezze: ma il programma di lavoro da solo non basta, serve la volontà di rispettarlo fino in fondo e portarlo avanti con criterio, perchè il nostro è uno sport pratico, che se ne fa poco delle parole e vive di fatti. Abbiamo ottimi tecnici in Italia, serve solo un sistema che possa individuare quelle figure che si vadano ad occupare dei singoli attrezzi con grande competenza, per poi seguire un programma unitario a livello nazionale: servono motivazione, ispirazione ed interesse nel crescere tutti insieme a livello di movimento, perchè la ginnastica è uno sport individuale, ma senza una squadra non si va da nessuna parte. Va ricreato questo, l’armonia di vivere un’emozione collettiva, perchè poi arriverà anche il risultato di spicco: questo è da ricreare, perchè le possibilità ci sono e mi auguro che i dirigenti e chi potrà avere ruoli decisionali vada a seguire questa strada e faccia la differenza. Ora ci saranno le nuove elezioni della Federginnastica e so che Yuri Chechi si è candidato alla presidenza: lui può dare quel qualcosa in più che oggi manca, conosce la ginnastica come pochi ed è una persona intelligente, che sa come muoversi. Potrebbe essere la soluzione al momento buio della ginnastica al maschile, perchè sa cosa serve per vincere e creare una squadra forte”.

C’è un atleta, al maschile, che può emergere nei prossimi anni? E poi, chiudo chiedendoti se c’è un ginnasta nel quale hai rivisto l’Igor Cassina degli esordi, o che ti ha fatto pensare che ”questo atleta potrebbe seguire le mie orme”

”Ho allenato per tre anni alla Pro Carate, una società a pochi minuti da casa mia in Brianza, non mi va di far nomi, però ci sono un paio di ragazzini verso gli 11 anni che stanno crescendo molto bene: ovviamente non ti faccio nomi perchè sono piccoli, e tutto può cambiare, però posso farti il nome di un atleta che è di Fermo, dunque marchigiano e proveniente da una regione che ha avuto molti problemi sismici, e che secondo me potrà fare molto bene alla sbarra. Ha vinto le Olimpiadi giovanili, sta preparando il Cassina e da tre anni a questa parte gareggia nella mia ex società: sto parlando di Carlo Macchini, che è anche arrivato 2° agli Assoluti di Torino nella sbarra, e dunque già è una realtà nella ginnastica italiana. In lui vedo una speranza del nostro movimento, mi dispiace anche un po’ essermi spostato a Treviso e non poter continuare a seguirlo direttamente, ma ci sentiamo spesso, mi manda dei video e comunque lavorerà con Alberto Busnari, un altro grande della ginnastica (è stato l’alfiere del cavallo con maniglie azzurro, ndr), e dunque riuscirà a portarlo dove può. Sono stato proprio io, insieme alla società, a scegliere chi poteva proseguire al meglio tutto ciò che avevamo creato, ed un grande come Busnari era la figura adatta per far crescere Macchini e gli altri”.

Si conclude qui, con quest’investitura per il ginnasta classe ’96 Carlo Macchini, la nostra chiacchierata con Igor Cassina, un campione in pedana, ma anche nelle sue dichiarazioni d’amore totale per il suo sport: ringraziamo Igor, e gli auguriamo il meglio per il suo futuro!

Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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