Velocità, determinazione e simpatia. Martina Caironi, prossima portabandiera per l’Italia alle Paralimpiadi di Rio2016, è un concentrato di energia. Tanti gli impegni per Martina in vista del grande appuntamento di settembre, primo fra tutti gli europei di Grosseto, in programma dal 10 al 16 giugno.

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Martina Caironi a Rio. Foto Facebook

Ma la ragazza dei record, suo quello nei 100m categoria t42 e 200m, ha dimostrato di gestire bene la pressione e ha solo tanta voglia di scendere in pista e dare il massimo, come sempre.

  • Ciao Martina. Sei da poco tornata da Rio dove hai fatto una prima esperienza della città e di quello che ti attenderà a settembre. Cos’hai visto?
  • In questo viaggio ho visto solo lo stadio, mentre non ancora il villaggio olimpico e il Maracanà (dove si svolgerà la cerimonia di apertura e chiusura). Mi sono allenata nel campo di riscaldamento adiacente a quello delle gare, ma non ho gareggiato, per via del mio infortunio. Solo 10 giorni fa non era possibile pensare di scendere in pista. Ho avuto un problema ai nervi della gamba che ho curato con la radiofrequenza e sembra essere rientrato. Ora ho ripreso gli allenamenti quasi al 100%.
  • E Rio che sensazione ti ha dato?
  • E’una città incasinatissima ed enorme. Le persone hanno un carattere espansivo e aperto. Io ho parlato con tanti taxisti, il taxi era fondamentale per gli spostamenti, e tante persone del posto. Ho chiesto a molti cosa cosa ne pensassero delle olimpiede e molti la vedono come un’opportunità. Una possibilità per il Paese e per la città. Tutti si augurano che i lavori vengano ultimati in tempo. Io ho visto davvero tanti tanti cantieri, ma il popolo è fiducioso.
  • La tua preparazione per Londra2012 è stata molto diversa rispetto a quella di quest’anno?
  • C’è stato un bel salto di qualità. Ho puntato molto sulla preparazione tecnica. Purtroppo ho avuto uno stop forzato di 2 mesi per via dell’infortunio, ma ora seguo un programma giornaliero. Sveglia presto. Almeno 2 ore di allenamento al giorno e per me è abbastanza. Al momento non sono ancora pronta ad aumentare i carichi. Ci tengo sempre a ricordare che agli atleti paralimici serve più riposo. La mia schiena per esempio viene sollecitata ogni momento nel corso della giornata è quindi importante che riposo e preparazione siano ben bilanciati.
  • Nel 2012 una delle avversarie più temibili era l’australiana Kelly Cartwright (che ha avuto da poco una bimba), quest’anno invece?
  • C’è la ragazza tedesca (Vanessa Low),che mi ha battuta negli utimi mondiali di Doha nel salto in lungo. E’ stata una bella gara e lei è un’avversaria molto valida. Nella preparazione è anche un po’ più avanti. Il primo confronto lo avremo a Grosseto. Nei 100 metri invece sempre la tedesca, che a Doha è arrivata seconda, poi un’altra tedesca e una ragazza brasiliana (Ana Claudia Silva). Vediamo anche che non arrivi qualche sorpresa. Magari compare all’improvviso qualche atleta che è rimasta nascosta negli ultimi 4 anni. Quindi io sono attenta e pronta a tutto.
  • Nel salto in lungo cosa ci sarà di diverso rispetto a Londra?
  • Alle Olimpiadi del 2012 non ero pronta, ma già nel 2013 ho vinto il titolo mondiale. La vedevo come una seconda disciplina. Ora so che ho la possibilità di arrivare a una medaglia. Sono passati 4 anni e sono più consapevole.
  • Hai pensato di dedicarti all’atletica quando eri al centro di Budrio (in provincia Bologna). Quando però hai scelto le tue specialità?
  • Nella mia categoria le gare che ci sono solo queste due. Per esempio, non esiste a livello mondiale la gara dei 200metri. Ho il titolo mondiale solo perché ho gareggiato in altre categorie. All’inizio  però mi hanno fatto provare anche il getto del peso e non mi piaceva proprio, perché era troppo poco dinamico. Volevo qualcosa di esplosivo e tosto e l’ho trovato nei 100 metri e nel salto in lungo.
  • Ho letto che da piccola giocavi a calcio e ti buttavi spesso nella mischia, anche con i ragazzi, una passione che è rimasta?
  • Giocavo a calcio perché mio fratello più grande mi tirava dentro e mi portava con sè all’oratorio. Era quello che potevo fare e fino a 16anni ero impegnata in partitelle, ma il calcio quello vero lo seguivo solo indirettamente. In casa si tifa Juve e Atalanta e non è una cosa che mi ha coinvolta più di tanto. Ho ricevuto però un invito da quelli dell’Atalanta, che mi avevano proposto di andare a Bergamo allo stadio.  Quindi se devo scegliere una squadra scelgo quella della mia città.
  • Nel film Forrest Gump c’è una battuta molto bella. Quando chiedono al personaggio di Tom Hanks perché corre risponde: “Perché mi va”. Tu invece perché corri?
  • Corro perché mi fa sentire bene. Mi libera dalle tossine. Mi fa sentire in un certo senso libera. Nella corsa vai veloce, come se scappassi o rincorressi qualcosa. Mi piace proprio il movimento. In tutto quanto nelle vita e nella corsa mi ritrovo molto, non sono statica.
  • Non avrai molto tempo libero, ma nei momenti di pausa cosa ti piace fare?
  • Andare ai concerti, uscire con gli amici, fare aperitivi. Cose normali. Dipende se mi devo riposare faccio qualcosa di più tranquillo, anche stare in casa a fare cene, però dipende dalla situazione. Mi piace molto la musica raggea, d’estate poi ci sono un sacco di festival, anche se è sempre difficile conciliare tutto quanto visto che in estate è il periodo di gare, ma a volte ci riesco. Sono stata per esempio a Milano al festival rock (MiAmi). Provo a tenere del tempo anche per queste cose, staccando proprio dal mondo dello sport e facendo altro. In questo modo mi ricarico.  

Giulia Cannarella
Giornalista pubblicista, collaboratrice per Runner's World Italia. In precedenza redattrice per Agr-agenzia giornalistica radiotelevisiva e collaboratrice per la Gazzetta dello Sport inserto Milano-Lombardia

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